Con San Leonardo... in cammino nell'amore |
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Le poesie sono inserite in un file unico e in ordine alfabetico dei poeti, prossimamente le sistemo meglio ;) Mary
La sofferenza
Ho visto la donna
china sulla bara del figlio
ammazzato per noia
languire nell’indifferenza.
Ho visto lo sguardo dell’uomo
senza seme e senza storia
clonato da astruse alchimie
illudere la vita e la morte.
Ho visto il gabbiano malato
lanciato tra il cielo ed il mare
cercar l’orizzonte lontano
nella luce sempre più rara.
Ho visto la città ferita
soffocata dalle geometrie
respirare a fatica
nel chiuso delle sue vie.
Ho visto la primavera
smarrita tra l’arido gelo
e le arsure solari
rantolare in agonia.
Ho udito strani silenzi
in ogni ombra umana
e nella mia coscienza
il senso di una nuova sofferenza.
Silvana Aurilia
Napoli
Credo nella pace
Dal fiorir del sole
al sentore della luna,
insieme con il mare
ed un groviglio di sogni,
scriviamo e recitiamo poesie.
Ma una sera d’agosto
in un silenzio organizzato,
il mio pensiero corre lontano
via da questo mondo che zoppica
verso giorni che ruotano diversi.
Caro universo uguale e diverso
le stelle mi sembrano lontane,
anche la gente è cambiata
incredula si domanda
che cosa hanno oggi le campane?
Perché è festa e non suonano?
Vi prego gente che potete
In questa culla della vita,
non tagliatemi le ali
voglio continuare a sognare
il mare che recita versi nuovi,
camminare e viaggiare
per la strada delle stelle
e farvi dire dal sole e dalla luna,
che il mondo ha bisogno di pace
e noi tutti dobbiamo sapere
che tutto questo è possibile.
Emilio Basta
Venosa (Potenza)
Grazie Dio
Grazie a Dio e se Lui vorrà
i nostri cuori aprirà,
le nostre menti parleranno,
i nostri gesti colpiranno
più di spade
più di parole
che son racchiuse giù dentro il cuore…
E grazie a Dio e se Lui vorrà
la chiave del cuore prenderà,
fragranze odorose allor saliranno
e bimbi chiassosi si sentiranno
Grazie a Dio e se lui vorrà
Tutto e tutto passerà…
Ernesta Bevar
Catanzaro
Terra di frontiera
Abitavamo uno accanto all' altro, separati da una via, un muretto, una siepe.
Ci scambiavamo le opinioni e gli auguri, ci prestavamo il sale e lo zucchero.
Quando nevicava spalavamo la neve insieme sul vialetto.
Era tutto così naturale, vivere, lavorare, divertirsi. Come fratelli.
Poi la via diventò una strada, la siepe una barriera, il muretto una barricata.
Qualcuno rubò all'altro lo zucchero, qualcuno la terra, qualcuno la casa.
Qualcuno rubo all' altro la vita e il furto diventò rapina e poi strage.
Era tutto così naturale, odiare, sparare, uccidere. Non come fratelli.
Quando più nessuno aveva niente arrivarono soldati nuovi, soldati diversi.
Portavano divise diverse, avevano macchine diverse, parlavano lingue diverse.
Separarono le vie, tagliarono le siepi, demolirono i muretti, per noi e gli altri.
Era tutto così naturale, accettare, sperare, dimenticare. Come fratelli.
E vedere cortei di uomini e donne seguire uno strano percorso.
Salire dove prima erano scesi, scendere dove prima erano saliti.
Riprendersi quello che avevano ceduto, lasciare quello che avevano preso.
Era tutto così naturale, vincere, perdere, vendicare. Non come fratelli
Adesso abitiamo uno accanto all' altro, separati da una via, un muretto, una siepe.
Se finiamo lo zucchero restiamo senza dolce, se scende la neve il vialetto resta vuoto.
E' tutto così naturale, come un gruppo di eredi che si deve spartire il lascito.
Arriva il notaio, ognuno prende la sua parte e senza salutare se ne va. Come fratelli.
Bruno Bianco
Montegrosso D'Asti (Asti)
No, la pace non è morta,
è ancora qui che mendica l’amore
e semina speranze
nel cuore dell’umanità.
E’ un vate solitario
e cammina per le strade del mondo,
raccoglie i pianti della gente
per i morti straziati dalla guerra,
per il male che gelido imperversa.
No, la pace non è morta,
è negli occhi dei bambini,
nella supplica innocente per la vita,
è nel bagliore delle stelle,
nell’altalena eterna
del sole e della luna,
nella melodia dell’acqua che scorre,
perenne come il tempo.
La pace è qui con noi
e ci apre le sue grandi braccia,
ci lenisce le ferite.
No, la pace non è morta,
è luce d’amore,
è proprio qui,
dentro al nostro cuore.
Anastasia Bullo
Badia Polesine (Rovigo)
La Pace
Tra mari e monti,
tra le stelle che cadono sulla terra tu sei la Pace
tu e solo una mano di mille colori,
girate in un cerchio avvolgendo un bebè
e scongiuri la pace che arrivi da te.
Tu sei il gusto del gelato d’estate,
l’odor del fiore che sboccia in primavera
che assieme alle violette e alle margherite
cantano la pace che arrivi da te.
Diventasti anche l’autunno
perché volavano con te le foglie d’abete
mentre sentivi la voce del pino,
grande ma fragile come un bambino.
Non diventasti l’inverno
perché ti ostacolò una quercia
grande e grossa con una robusta corteccia
che trasformò i cuori puri in quelli di pietra
e aspettando che arrivi l’età
crebbe soltanto fino a metà,
perché tu sei la Pace tu il sogno di ogni creatura e tu senza corteccia
sconfiggesti con il canto perpetuo
quella grande e grossa quercia.
Gianna Calise
Panza di Forio d’Ischia
San Leonardo
In Gallia da nobili franchi Tu nascesti
e seguire l’arcivescovo Remigio Tu volesti.
Tanto Ti impegnasti per i carcerati
che dalle catene vennero liberati.
Per tanti sofferenti Ti desti da fare
e le loro pene volesti alleviare.
Tale fu l’amore che Ti spingeva
che finanche Dio: commosso, concedeva
tutto quello che a Tuo nome Gli si chiedeva.
La Tua popolarità annullava la distanza
e pian piano giunse fino a Panza.
In Europa si costruirono: cappelle, chiese, monasteri
per sentirsi uniti a Te, anche quando non c’eri.
Un millennio e mezzo è quasi passato
da quando su questa terra Tu sei stato
ma il Tuo potere rimane invariato.
Se tanti miracoli oggi non abbiamo
forse perché non li meritiamo.
Il modo di vivere di questo mondo “moderno”
spesso si scontra con l’Eterno.
Chi si rivolge a Te con fede
spesso ottiene ciò che chiede.
Ma chi saprà mai misurare
la fede che abbiamo nel pregare?
Lo sai certamente Tu, nostro Protettore
che ora stai lassù, vicino al Creatore.
Leonardo Castaldi
Panza di Forio d’Ischia
“Guardando mia madre”
I miei occhi cercano inquieti
la solennità del tempo
nel tuo viso di donna
che appassisce
tra remoti pensieri.
Le mani smagrite
si intrecciano stanche
mentre ti dondoli piano
sospinta dolcemente
da silenzi dissolti.
Rita Caramma
Acireale (Catania)
Il respiro della notte ascolteremo
e della nostra terra
i battiti del cuore
si scalda al sole il mattino
e carica la molla della vita
mentre avanza il giorno
il grillo matto
solletica ciclamini ribelli
improvvisi nel grigiore del bosco
non hai ferite
per spurgare una vita
di stenti e delusioni
vivi per i giorni
che non si possono scordare,
il tuo passato è un carico di forza
un giorno ti sorprendesti a gridare
senza volerlo
- figlio perché mi hai abbandonato? -
mentre l’aria fine dell’alba ti cerca
bevi l’amaro calice
e cerchi una Madonna
più che alla terra degli uomini
sono vicine al cielo le anime pure
e ho temuto per questo di perderti
Rosario Castronuovo
Fiorano (Modena)
Senza condizioni
Quando saprai amare
senza condizioni
la gioia in te dimorerà.
Quando la diffidenza
fuggirà per sempre
dalla tua mente
potrai solcare
libero…
le vie del mondo.
Allora
nascerai a nuova vita.
E ogni giorno
in novità vivrai
il cuore pieno di stupore.
Nunzia Cavallucci
Iesi (Ancona)
Ovejaras¹
Strano come gli spiragli di vita
si scorgano anche dai fori delle pallottole.
Le finestre non esistono in quanto tali,
l’intimità della vita esce dalle case,
svuota dalla pace quotidiana
le camere, gli uffici, i ritrovi.
Ogni sparo crea nuove fessure d’assenza.
Non c’è religione se non quella avversa
perché credere è eliminare chi crede che tu sia nel torto.
Un torto divino, mitico… un torto vitale
che giustifica l’uccisione dell’amico di sempre.
Non c’è politica se non quella che garantisce ordine,
ma che non previene ciò che mina la sicurezza.
È una politica che baratta vite con soldi e alleanze
ma che poi sa commemorare le vittime dei suoi accordi.
Non c’è futuro se non quello che costringe alla fuga,
da una terra arida in superficie
ma più che mai fertile sotto il cemento a cera lacca rossa².
I morti restano nei cimiteri della storia, i giovani cercano cimiteri stranieri.
Non c’è giustizia in una città in cui c’è chi muore
ai bordi delle gioiellerie Dior e dei locali Coca Cola,
in cui l’unica polizia che si ricorda
è quella delle fosse comuni e dei criminali a piede libero.
Non c’è logica che regga in questa città.
Non c’è verità che sia logica in questa terra.
Non c’è voce che sia verità in queste anime.
Ma questa è la Gerusalemme dei ricchi…
Signore e signori, benvenuti a Sarajevo.
Note
1.Il termine altro non è che “Sarajevo” scritto al rovescio
2.I solchi delle bombe nei marciapiedi sono stati ricoperti da cemento simile a cera lacca rossa. Ma non sono solchi normali: li sono morti dei civili. È il segno indelebile della devastazione del conflitto.
Nicola Cesaro
Santa Margherita d’Adige (Padova)
Arrivederci Wojtyla
(8 aprile 2005)
Dio ti ha chiamato
per un “si” assoluto
e tu hai risposto
sorridendo alla vita
con il volto sereno
di chi ha conosciuto
i profondi dolori
dati in sorte all’uomo.
Dalla polvere dei giorni
della mia piccola esistenza
mi inginocchio e prego
(sapendo di essere soltanto
una minuscola persona
colma di difetti)
per dire grazie a Dio
della tua lunga presenza
ormai fattasi storia
nelle ore della vita.
Le mie parole, forse,
non giungeranno al Cielo
(come l’anima mia)
e saranno il silenzio
delle mie speranze.
Dio ben conosce
la tua vasta grandezza,
ed ora sei con Lui
nella Sua Gloria.
Che altro dire
alla Luce del Mondo
e ad ogni speranza?
Alessandro Corsi
Livorno
L’occhio di Dio
Colpita da un raggio di sole
me ne sto immobile.
Calde mani invisibili mi accarezzano il viso,
sento un dolce bacio di fuoco.
Tutt’intorno la natura vive, palpita e respira
in un’aura dorata d’amore.
Mi sento beata e sicura nella mia bolla di tepore,
allora guardo il cielo.
Lo vedo, vedo l’occhio di Dio,
l’occhio di fuoco col quale l’Eterno
ci guarda e ci ama.
Fisso il disco immortale,
solo per un istante,
di più non oso,
non è concessa ai miei piccoli soli
la facoltà del discernimento della fiamma dell’universo.
Non m’importa, non cerco tanto.
Mi basta che ci sia Lui,
da sempre datore di vita,
da sempre fonte di luce e calore,
da sempre re del firmamento,
fiammeggiante rubino incastonato nell’immenso,
per sempre.
A Karol,
splendido sole dell’umanità e poeta di pace.
Lucia Anna D'Acunto
Torre del Greco (Napoli)
Luce
Come somari ci dirigiamo
Verso il buio baratro della connivenza
Scortati dai padroni con la carota e la mazza
E’ l’atomo gelido in cui con il Male conviviamo.
Ma con un tacito boato
La Luce venne
Maestosa si trattenne
Per illuminare di fede tutto il Creato.
Donò sue fiammelle ai reietti
Plasmò in una sol forma
La società che il mondo conforma
Denunciando despoti inetti.
Eppure è così labile
Anche la sua forza
Che pian piano si smorza
In un tremito instabile.
Ora dicono che in quel legno vano
Sia rinchiusa
Ma Ella dappertutto è schiusa
“non abbiate paura” esclama ancora l’umano.
Ilenia D’Ambra
Panza di Forio d’Ischia
Transizione
Questa “transizione”
chiamata vita
questo appello
che ogni notte
facciamo a Dio
serenità pace e calma
tutto questo dolore
e miseria
le nostre menti
che chiamano gli angeli
per intervenire
per far cessare
la morte
dell’amore sacrificato.
Tutti i nomi
che abbiamo dimenticato
riposto nei cassetti
assieme alle lettere
e qualche fotografia
che il tempo ci serba per il cuore
per quell’amore che non arriva.
Quel Dio così presente
che senti scendere
come resina dello sciamano
è un balsamo
guarisce le ferite
Antonio Falletti
Assisi (Perugia)
Sognatore ad occhi aperti
Si incrocian molte animi diverse
sul sentiero della vita
anime romantiche, crudeli, anime perse
c’è chi cerca l’irreale in un progetto
chi crea realtà senza costrutto
e chi in un piccolo sogno si cala di getto
io sono un sognatore ad occhi aperti
vedo boschi di lauro
degusto con la mente il sapore dei mirti
se guardo un fiume in corsa rapinosa
vedo la clessidra del tempo infinito
quel tempo che ci ignora e non riposa
se ascolto il canto della natura
origlio i suoni nascosti tra i rami
e nel mio spirito una melodia matura
per me anche un silenzio fa rumore
sono un’anima ribelle
ma ancora credo nell’amore
lasciatemi pensare che non sia solo colore
quel che scrive la mia mano
accompagnata dal mio cuore
mentre un sole offuscato al tramonto spasima
una nuova alba è pronta a rinvenire
quel sorriso che sopprime una lacrima
in questo mondo di dolore vedo pace
ma io sono un sognatore ad occhi aperti
se il mio cuore vuol sperare, la mia mente piange e tace.
Camillo Ferraiuolo
Casal di Principe (Caserta)
Vulesse addimannà : che d’è sta pace?
Diciteme che vò significà.
Truvateme a quaccune ch’è capace,
chesta parola bella ‘e m’ha spiegà.
N’aggio sentute mille ‘e spiegazione,
‘e chillo ca vò ‘a pace coppa ‘a terra,
e pe fà chesto, vò ausà ‘o cannone,
e parle ‘e pace mentre po’ fa ‘a guerra.
‘E chille ca s’astrengna int’’a bandiera,
ca scenne miez’’a via pè dimostrà.
Allucca e ogni strillo è ‘na preghiera:
- Vulimmo ‘a pace ,nce l’avita dà! -
Pare ca ‘a pace fosse nu cappiello,
ca si tu siente freddo ‘o vaje accattà.
Na porta, na fenesta , nu spurtiello,
ca nzierre a chiave e nun se move a llà.
Ma chi ce l’adda rà , addò se trova?
Diciteme addò ‘a pozz’ì a piglià.
Voglio ‘n’indizio, dateme ‘na prova,
giro pe tutto ‘o munno p’’a scuvà..
Nisciuno ‘o ssape ! Fanno scena muta.
Tutt’’a vulimmo ‘a pace, ma penzammo,
c’abbasta poco, na guerra fernuta,
e tutto torna ‘a pposto e ce appaciammo.
Perciò vulesse dicere ‘e puete,
ca si jencheno ‘a vocca cu ‘o parlà,
e jettene sentenze cumme a pprete.
- Parlate ‘e ll’ummo. Isso addà cagnà. -
Si nun cagnamme nuie, nun cagne niente,
almeno cheste avessemo capì.
Sulo tiranno fore ‘e sentimente,
forze , sta guerra, overo po’ firnì.
Raffaele Galiero
Casalnuovo di Napoli
La Santità possibile
Omaggio alla Santità di S. Leonardo Abate.
Uno di noi. Uno che ha risposto.
Si nasce Santi, è vero
ma ci si diventa crescendo
scegliendo d’esserlo.
Si muore in Santità
perché la si è cercata
sulle macerie delle tentazioni.
L’uomo, prima d’esser Santo
vacillando tra le proprie volontà
vince proprio perché valica il male.
Da ogni uomo in Terra
può maturare un Santo.
Non ci si abbandoni
a un fatale, comodo e freddo secolarismo.
E’ la Santità delle piccole azioni
degli uomini comuni presso quelli più deboli.
Granaglie di Fede e Carità
alimentino cuore e cervello
dal germe salvifico in tutti noi.
La conversione, religiosa
e del cuore laico
è la suprema scelta:
l’ultimo no, il primo sì.
La chiamata divina
riceve la giusta risposta.
Una luce in più fra gli uomini
a illuminare la gloria di Cristo.
Marco Managò
Roma
Venne da lontano
(Karol Wojtyla “Papa Giovanni Paolo II”)
E venne da lontano
spronato da quel lieve soffio
speciale,che solo Dio può fornire.
Vicario di Cristo,
grande predicatore
sempre pronto a tracciare emozioni
allargando gli orizzonti
con la luce del suo volto,
stendendo quel candido manto
come un’onda di speranza
ove attingere gioia.
Apostolo della purezza
ferito, ma non sconfitto;
forte della sua fede
benché spossato dal dolore;
ammutolito
e segnato dalla fatica
ma col sorriso mai spento
e le mani levate verso il cielo
tremanti, a sostenere il peso
della sofferenza,
a portare la sua croce
tra un corridoio umano
a unirci, seppur diversi,
a produrre testimonianza
di santità,
in uno spazio sconfinato.
Ora, che è al cospetto
dello Spirito Santo
lo sentiamo ancora più vicino;
con le nostre preghiere
terremo aperta quella porta
del paradiso,
per avere la Sua benedizione.
Giancarlo Milani
Cardano al Campo (Varese)
Girando intorno al mondo
In Oriente un cinesino incontrai
e, accompagnandomi a Surabaya
mi parlò dei suoi guai
della squallida vita in risaia
dove i soldi non c’erano mai
solo tifo, colera, malaria.
Salii quindi in una nave da crociera
e mi nascosi bene nella stiva,
così arrivai nell’Africa Nera
e l’avventura da lì ripartiva.
Vidi fame, sete, miseria, malattia
immondizia dall’estero arrivata.
Decisi allora di andarmene via
troppe cose m’avevano rattristata.
Di Suez attraversai lo stretto
con il cuore gonfio di speranza
di trovare un luogo perfetto
orrori ne avevo visti abbastanza
Ma anche l’Israele era un posto poveretto
che non conosceva l’umana fratellanza
pallottole sui muri e bombe sul tetto
ballavano la loro macabra danza.
Mi sentivo molto giù di morale
per l’ossessiva brama di potenza
l’adulto era un essere superficiale
che poco usava l’intelligenza
molto stupido, egoista, venale
privo di logica e coerenza
che da solo si faceva del male
senza un briciolo di coscienza.
Mita Riotto
San Vito al Tagliamento (Pordenone)
Talvolta io siedo
a muri inascoltati
fra le case di tufo
acri e fra i gerani
brecce
di cimase
quasi indovino
il fiore
le cime di fiumi gli spigoli
di aurore
nel mattino
Roberto Morpurgo
Bulgarograsso (Como)
L’ unica vita che conosco
Sarà bello, mio Dio,
starti accanto,
ma l’unica vita
che conosco
è questa giostra sgangherata
che da a chi sale
l’idea di camminare.
L’altra,
un lago senza sponde,
dove non ombre di colli
o voli bianchi
né barche lungo i pontili
che ondeggiano ai riflessi d’oro
del tramonto.
Uno smarrirsi dello sguardo
che corre, corre, corre
finché si ferma e torna
alla sua ombra.
Maria Luisa Nicodemo
Casamicciola d’Ischia
Giovanni Paolo II
Karol: Papa e Papà….
……io non sono
altro che
un piccolo granello
di rosario
tra le Tue mani.
Ti prego,
accogli, sempre,
nel Tuo cuore
ogni pensiero
del mio cuore.
Silvana Pagella
Alessandria
‘U Panzese e Santu Lunèrde
Santu Lunè, ta putimmo fa na domanda?
È vere ca, a ta, avimme avute tante grazie:
e renneliate nun e facile calà coppe a ghiuve
ma e manneve a mare aperto.
È vere che facive venì tante e chelle quaglie a la Scannella,
e nun ce fette murì e famme.
È vere che facive chiove quanno ce vuleva l’acqua.
Ma mò e tiempe so cagnete.
Mò, vulasseme, che tu ci facisse vance a Bingo.
O ce facisse vange na bella grattata
Nun dico a se, ascessero u minime,
facimme, nu dieci mila euro
vulesseme pure che ce lisse e nummere.
San Gennaro a Napoli e fa.
Santu Lunè a fa cheste ccà.
Ma se no, nuie a fede a perdimme!
E brave e brave
Tenete pure a baldanza e me parlà!
Ve pare na cosa bella chella ca avite fette?
Quillo s’è fette Santo a pocu tempo
E vuie l’avito schiaffate proprio annete a ma!
Poi licite, facite e vulite pure.
Iè va vesse menà a tutte quente
Na bella mazzata ncapa.
È vere che tenite a capa tosta,
ma a pocu tempo a chesta via è diventata e chiummo.
Ve ne venite ca feste e cu fuoco:
bombe in aria e cinghe aperture
e cu nu finale che nun furnasce meie.
Luce a erche e cu lampadine e tutte e culture,
ma a dvziana a do sta!
Parite tante pechere e a lu posto da cuntriziana
Parlete e ririte: e soldi nun bastano,
chilo e chelle se so lasciate,
civettiate e diciate e sparlate
una continuazione.
Vulite tutte e cose, nun ve basta chiù niente.
Se pote fa sta vita cu vuie!
O cagnete abitudine o peggio ve accurrarrà.
Agostino Polito 21.01.35 Panza di Forio d’Ischia
E penso
E penso a Panza
di tanti anni fa.
Un grande vigneto
un terrazzo sopra il mare
e di spalle l’Epomeo.
Poche case
tanta terra
tanta uva
tanto verde.
Tanto verde
grappoli, grappoli d’oro a Settembre.
Tanta fatica
tanta festa.
Bambini, vecchi, giovani, donne
tutti partecipi.
E chissà? Sarà per tanto bello…..
San Leonardo “ti sei fatto casa qua”.
E ci guardi
sorridi quasi, da lassù.
Sei sempre di Panza innamorato
E noi di Te.
Agostino Polito 09.10.1954
Panza di Forio d’Ischia
La strada verso il Cielo
Finito la gamma dei
sentimenti bui,
la luce riconquisto con calore.
Assorbo come spugna
Amore, Vita e Verità,
espresse come sempre
a modo mio.
Non facile esistenza oggidì,
più facile apparire
e truce rimestare.
Ma dalle scarpe lordura
presto traggo,
e imbiancato sepolcro
in fatuo baleno appaio.
Pertugio di coscienza apre
la strada al mio vagare,
e redenzione invano
cerco in lacerante strappo.
Lenta la Via del Purgatorio,
suggeriscono la Croce e il Pianto.
Dovrò con calma tutto attraversare,
e il dolore mi restituirà candore.
Né Credo né Cristo né Maria
saranno di conforto al pellegrino,
ignaro della Via ma vivo
di calda spiritualità nel cuore.
Una sola conduce al pentimento,
il sipido percorso
arduo verso il Cielo.
Luciano Recchiuti
Nepezzano (Teramo)
Mia cara
A Tina
Verrà pure un momento
che non saliremo più le scale insieme…
Salirò da solo in silenzio o salirai da sola,
gli amici sempre più lontani e dimentichi…
La città e le case intorno
sembreranno più grandi ed estranee.
Nessuno che ricordi le nostre vite,
nessuno che le ricordi a noi stessi…
Che la solitudine allora ci schiuda
e ridoni,mia cara,i nostri mondi smarriti.
Casa,29.12.04
Armando Romano
Roma
Incredibilmente
bella.
Sempre
accogliente,
Coperta
di verde e circondata d’azzurro,
Habitat
ideale per piacevoli incontri,
Inestimabile
tesoro della natura,
Aspra
e attraente come una giovane donna.
Arrive in this beautiful island
Resting quietly
According one’s own desire
Daydreaming and
Imagining
Spaces and colours
Exceptionally celestial
Paradiso in terra è
Arrivare in quest’isola fantastica e
Rimanere quieti
Accogliendo i propri
Desideri e
Immaginando ad occhi aperti
Spazi e colori
Ovunque semplicemente celestiali.
Emma Rontini
Firenze
e un altro ancora dar fuoco a un preconcetto.
Vidi donne abbattere i muri delle convinzioni stereotipate
ed altre, vestite di tenacia, combattere l’esercito dell’indifferenza.
Vidi la terra trasformarsi in uomo
e l’acqua tramutarsi in donna.
Dal loro incontro scaturì la vita
e giunsi a conclusione
che ragion non v’era alcuna
d’essere l’uno senza l’altra.
Nicola Salvi
Napoli
Un attimo di silenzio
cercava di abbracciarmi,
di riscaldarmi il cuore,
inutilmente.
Abbandono nella notte…
quel silenzio non era solo,
piangeva,
si lamentava dell’umanità.
Lo turbavano i boati delle bombe,
il rumore delle case
che diventano macerie.
Non sopportava il vocio
delle anime innocenti
che s’insinuano nell’azzurrità.
Non tollerava le urla
dei bambini maltrattati,
il pianto dei fanciulli
che lavorano sino al tramonto.
Quelle lacrime,
schiantandosi,
spezzavano i loro sogni,
il silenzio si svegliava,
non ce la faceva a far fronte
all’agonia di un morente
che gli urlava addosso.
Per millenni
non s’è inabissato
sui fondali dell’universo,
sua origine,
che lo prese per mano,
e consolandolo
lo pregò di seguitare a coltivare,
con un riverbero d’amore,
quel filo di speranza
che ancora freme nei cuori.
Paolo Santato
Lendinara (Rovigo)
Verde di speranza….
Verde di speranza…
l’aria, il mare, gli scogli,
la verde lava, una distanza.
Io amante,
solo di un’isola…
speranza.
Alessandro Sapio
Campobasso
Vagando nell’ignoto
Amabile notte,
le stelle nel silenzio
illuminano lo specchio.
Avvolto nel tuo mantello
in nostri sogni vivifichi,
dolori più non sento.
Vago nel mistero…
giocoso come un bimbo
sospeso attendo il percorso.
Illuminato dal vespro
come una scintilla…
vedo il trapassato.
Ombre luminescenti
vibranti stelle…
il mio cuore osserva.
Affetto provo per l’oro
nulla mi dissocia fra loro,
lo specchio ritrovo.
Girotondi, ebri di piacere…
illuminate aspirali creiamo,
come un bimbo ancor giuoco.
P.S.: Fra il dire e il fare.
Maurizio Sapio
San Giorgio a Cremano (Napoli)
‘E culure do munno
‘Na tela chiena ‘e culure vive allere
penze ‘e pittà ‘nu pittore presuntuoso.
Se mette ‘nnanze a essa e aspetta.
Vulesse pittà ‘nu cielo azzurro o turchino,
oppure comme ‘o cchiummo, quann’è ‘nghiuso e cupo,
o tutto arrossato doppo a ‘nu tramonto ‘e luglio.
Po tene a’ mmente ‘nu mare ‘ntempesta,
scuro cu l’onne grosse e a scumma chiara,
ma quanno se calma è verde smeraldino,
e ‘nluntananza cu ‘o sfanno blummarè.
Po penza ‘o freddo ‘ e vierno cu a neva janca,
l’arbere annure e ‘o cielo niro e pecundruso.
Ma assai meglio è a primavera
cu ‘a campagna cu mille sfumature e verde,
cu ‘e sciure ‘ncoppa all’arbere ca rideno e culore.
Tene ‘nnanze all’uocchie ‘na tela chiena e sciure,
culure gialle, rosa, viola, arance e ciclamine,
ma ‘o russo ruggine de foglie nun tene paragone.
Mo vede e vulà tanta aucielle culurate
cu ciente tinte ca pareno n’arcubaleno.
Mo penza a ‘na notte chiara e quieta
cu ‘e stelle arguente e a luna culor d’oro.
Che pena me fa chisto povero pittore,
ca è vvede e tene ‘ncapa tanta culure
e s’addimanna addò se vennero ‘sti tubbette.
Ma chiste so’ culure can un s’accattanno,
so asciute tutte quante a dinto ‘o core
‘e nu Signore can un se fa maje vedè.
Biagio Scognamiglio
Napoli
Sortilegio d’amore
È di certo l’amore
che mi rende capricciosa
come una bimba che anela
alle braccia di sua madre,
quando non posso godere
della sua presenza.
Cieca, testarda, talvolta eccessiva,
mi rende il mio amore.
Quando sono al suo cospetto
la ragione si fiacca e
oblio nel suo sguardo,
nel suo sorriso,
la mia decisione
di cambiar vita.
Nessun filtro magico,
niente incantesimi…
a sé mi tiene legata solo
col laccio dei suoi abbracci,
in cui trovo protezione,
persino da me stessa!!
Coi suoi baci imprime
su di me il suo sigillo
segno che sarò
per sempre sua.
Le sue promesse sono
come una dolce ninna nanna,
che mi narra di lunghi,
dorati sogni futuri.
Come un incantatore di serpenti
mi ha irretita
e non ho speranza di futuro
se non in lui.
Rosalia Scognamiglio
Napoli
L’uomo oggi
È come un’automobile
Che corre sulla strada
Corre, corre
Indietro non può tornare
Avanti sempre deve andare
Se rallenta è sorpassato, umiliato
Se si ferma è tamponato,
investito, schiacciato.
Ed allora cosa fare?
Sempre avanti deve andare.
Margherita Trofa
Panza di Forio d’Ischia
La famiglia
Nulla teme nel suo ventre come un figlio nella pancia
vien nutrito e cresciuto.
Sai distinguere la pace dalla guerra e dal dolore
senza porti al nemico.
Ascoltare le sue grida equivale a farle tue
sempre e ovunque.
La tua casa la rappresenta con silenzio e dignità
con coraggio e umiltà.
Ogni volta che sei solo trovi in essa sostegno e rifugio
nella famiglia che hai costruito.
A volte ti sembra vuota senza voglia di ascoltarti
e provi il desiderio di andar via.
Chi non ha famiglia la cerca in ogni luogo
e in ogni cosa.
Gli attribuisce nomi, volti e sentimenti
per non sentirsi il vuoto intorno.
Per famiglia si intende una madre,un padre e dei figli
ma anche solo tu.
Essa rafforza il tuo spirito per proteggerti dal mare
con sorrisi e a volte lacrime.
In ognuna c'è un profumo un sapore che ti avvolge
con attorno il tuo angelo custode.
Prova a vivere fuori da essa e ti accorgi
del valore che emana.
Grazie a Dio c'è speranza in famiglie con disagi
lui veglia e dà coraggio.
La mia famiglia mi sostiene, mi permette
di vivere anche per gli altri.
Non cacciare chi ti chiede aiuto, perché
chi ha famiglia possiede il dono di Dio.
Voglia il Signore vegliare e proteggere
i miei cari,abbracciando
d'amore ogni famiglia.
Assunta Valerio Ischia
Con mani sporche d’argilla,
mia madre, si ritrovò me fra le braccia.
Come un Dio mi plasmò,
e sua fu l’immagine e somiglianza.
Nel buio dell’universo,
lampi di stelle afferrati a fatica,
per tessere una ragnatela di luce,
il primo tracciato della mia vita.
Elementi, l’esistenza è l’insieme
dei cinque primari elementi.
Fuoco, rosso ardente come il sangue,
scorre e pulsa frenetico, veloce, caldo.
Acqua, liquido amniotico, vita,
sprazzi di stelle scendono amari dagli occhi,
luce acquatica si insinua antica nella memoria.
Terra, corpo e creta, cenere alla cenere,
polvere, come tanti puntini dispersi nel tempo,
nelle epoche remote,
uomini e donne con storie di creta.
Aria è respiro vitale, ossigeno del mondo,
profumo silente, sogno eterico disperso nel cielo,
negli spazi sconfinati,
fino a sfiorare il quinto elemento.
Rosso fuoco, acqua limpida, terra nera, aria azzurra,
i quattro primordi connessi tra loro da un solo,
sinergico elemento, misterioso e forte,
il più vitale ed umano di tutti,
eppure, così infinitamente divino e sublime,
da congiungersi all’eterno:
l’anima.
Cassandra Venturini
Lendinara (Rovigo)
Una splendida danza
La vita …
è una splendida danza,
l’universo…
un’armoniosa dinamica.
Ci appaga
il senso di appartenenza
al vento, al mondo.
Dentro di noi,
pacato mormora,
il lago di pace,
racchiude
i battiti del cuore,
la culla primordiale
dell’anima,
l’intimo fluttuare
di una tenera ninna nanna.
Eterno cerchio concentrico
di luce vitale
intrisa d’immenso,
moto perpetuo
dell’universalità divina.
Osteggia il cosmo
il suo infinito
nell’immane soffio umano,
parole incerte
nella sinergica energia
della dolcezza.
L’azzurro degli spazi celesti
è ritmo che danza
nello splendore del creato,
effimero riflesso
di luce d’amore.
Gloria Venturini
Lendinara (Rovigo)
È nato un bambino
È nato un bambino.
Proprio ieri la madre era lì,
sui gradini della chiesa, ad elemosinare.
È nato un bambino.
Si chiama Emanuele.
All’indomani del natale,
in un freddo giorno di gennaio
si è ripetuto il miracolo,
sempre nuovo,
di una vita che nasce…
giovane donna,
non so tu chi sei, da dove vieni,
se la tua è scelta o necessità,
non so se menti quando gridi aiuto,
ma questo non importa…
ciò che conta è che,
2000 anni dopo il Lieto Annuncio,
tu abbia trovato sui gradini
della chiesa una capanna,
e tuo figlio un giaciglio.
Mi piace pensare che non a caso
Si chiami Emanuele.
Cristo nasce ogni giorno in un bambino.
Sua madre sarà “rom” oppure no,
giovane oppure no,
povera oppure no.
L’Emmanuele avrà sempre il volto dell’Amore.
Donatella Verde
Ischia
Ultimo aggiornamto 3 settembre 2005