Tutte le poesie partecipanti alla Quinta Edizione del concorso di Poesia "Panza - Isola d'Ischia"
Alla salute!
(ode a George Best)
Con una gamba sola
a pattinare sul fango
A pettinare il destino
A spettinare la chioma
Spalle strette e basette lunghe.
Braccato dai terzini e dalla polizia.
Il talento è verde come il trifoglio,
il destino sincero come il buon vino.
Barcollava tra folle e dolori,
saettava di un’allegria sterile,
di un sorriso sfacciato e irlandese.
Sposò la gloria,
che tradiva ogni sera,
in letti di spasmi e bollicine.
Sognava l’Old Trafford e un paio di pinte.
Genio senza lampada
e senza polmoni.
Negli occhi l’ultima sbronza,
addosso l’odore dei rimpianti.
Si ubriacava di sé
e si vomitava al mattino.
Due dita in gola
e poi la solita finta.
Morì di bevute,
perché sapeva morire.
Tradito da un nomecognome
che lo adescò per una vita.
Metafora irriverente
di un castigo sublime
Pierpaolo Arzilla - Roma
Il profumo della sera
A piedi nudi sulla riva,
il mare calmo della sera.
L'oro vecchio del tramonto
tutto abbraccia , prende e...conserva.
Tutto il bello, che ti passa accanto,
ti sfiora…. E…. fugge via.
I pensieri scossi,
dal lento battito d'ali,
di un notturno gabbiano.
Vola una piuma!
Un alito di vento, perso nel tramonto,
la porta via, verso l'orizzonte!
Quasi a raggiungere...
l'anima del sole.
Carmela Baldino - Casamicciola Terme
Un suono lontano
Ora...quella musica,
mi.. attraversa l'anima,
note di ricordi,
fermi nella mente,
echi di bimbi,
a rotolar sull'erba.
Tornan gli aromi,
di quell'umido prato.
Ora...quella musica,
mi attraversa l'anima.
Tante le corse,
andare incontro al tempo,
scoprire l'orizzonte.
Ora ...quella musica,
mi attraversa l'anima,
riflessi di una vita,
dove tutto è un sogno,
al suono di...una musica.
Carmela Baldino - Casamicciola Terme
Afferrero’ il vento
Afferrero’ il vento
e lo costringero’ a volare
sui diafani pendii
di una roccia
opaca e scolorita,
lo faro’ soffiare
sugli spruzzi argentati
di un’ accecante
bianca fontana;
mi aggrapperò alle sue ali
eteree e impalpabili
ed io, osserverò
dall’alto
un mondo inafferrabile,
seppur meraviglioso.
Angela Barnaba - Forio d’Ischia
a rimanere immobile
incatenata e felice
come un ebete di Platone
a contemplar l’ombre
Ed anche se la luce
ferirà i miei occhi,
voglio uscire dalle tenebre
e respirare.
Angela Barnaba - Forio d’Ischia
Rinascita
Il carro di una nomade nella notte di Natale
sostò lungo il tratto del mare
la terra accolse una nuova stella
che diede luce di riflessi dorati,
al dolce incantesimo dell’amore.
Per la conversione di rinascita dei cuori
verso la speranza del bene.
La gitana guardò la stella,
per provare ancora
la dolce sensazione di esistere,
per trascinarsi ove il profumo dei fiori
si espandeva ancora.
Avvertì la rinascita del suo cuore
attraverso quel florido incanto.
A mezzanotte, il suono della campana
realizzava anche per lei un segno d’amore…
il Natale!
Avvolto nel tratto di un viso dolce e sicuro chiamato…
Gesù!!!
Elena Chiazzo – Pomigliano D’arco - Napoli
“Seren soffrire”
E’ tutto buio
dall’alba al tramonto son perso,
rinuncio a camminar,
ma devo correr per farmi viver dalla vita.
Che brutto inceder
ma guarda la’,
un om soffre poi meglio stara’
quei pantaloncini , quella maglietta
dai suoi pori getta i mali,
il suo sudor lava un animo imbrattato.
Mentre indosso gli indumenti sportivi
il mio cuor e’ spezzato
mi guida la speranza
corro, corro,
fatico a respirar ma non mollo
sotto quella doccia mi sembra di rinascer
mai piu’ rinuncero’ a viver la vita.
Alberto Canetto – Massafiscaglia - Ferrara
SINTESI.
LA SOFFERENTE QUOTIDIANITA’ PUO’ ESSER VINTA
DA UNA CORSA LIBERATORIA.
E’ UNA DOLCE DROGA DI CUI NESSUNA PERSONA DOVREBBE FAR SENZA. |
Grazie o Sole
Il freddo pungente raffredda
le membra, la legna a scoppiettar
nel camino è là a darci quel tepor,
che vorremmo non finisse mai.
Il pensier va all’estate,
che è passata e che verrà di nuovo.
Il caldo, il caldo è bello.
Grazie o sole, che splendi
e fai viver tutto sulla terra,
senza di te ci sarebbe solo buio e morte.
Grazie o Sole, continua a bruciare
come la legna scoppiettante nel camino
continua a darci quel tepor
che vorremo non finisse mai.
Grazie o Sole di esistere e di farci vivere
anche se tutto inizia e tutto finisce
come la legna nel camin.
Luigi Castaldi – Forio d’Ischia
Or sei una Stella mamma
Mamma!!!
Parola amata
sussurrata, sillabata…
A noi tanto cara.
Mamma sei una dolce canzone che parla d’amore.
Volto ridente che or non c’è più.
Or lascia cadere una pioggia
di rose su di noi
e guidaci come ci hai sempre
guidati e voluti bene!!!
Abbiamo visto una Stella
brillare lassù…
appena la luna ha fatto capolino.
Sei tu mamma…
Or brilli negli astri celesti
nel coro dei Santi
nei candidi giardini del Paradiso.
Mamma, dicci e facci
conoscere quella isola
bella e incantata
che tu sei andata a visitare
affinché un giorno noi figli
ti possiamo ritrovare
nella luce eterna di Dio.
Fermina Castaldi - Forio d’Ischia
Ti ringrazio Signore
Scorre lenta la mia vita
fatta di dolci armonie,
la vita che mi circonda,
i miei figli, tutti i miei affetti.
Vorrei chiederti Signore
con il cuore di mamma
di poter esaudire le gioie
ma purtroppo la vita
è anche di dolori,
ed io accetto.
Ma il mio pregare
non è invano.
E so che un giorno sarò esaudita
e il mio cuore
troverà gioia infinita.
Ti ringrazio Signore
di averci dato la vita.
Fermina Castaldi Forio d’Ischia
Panza d’altri tempi
Sulla strada principale aspettavano le carrette
non potendo entrare nelle stradine strette.
Dalle cantine, dai vicoli, dai sentieri
uscivano ogni tanto: asini, muli, carrettieri.
Ogni asino portava sulla groppa due tre barili
mentre il ciucaio spesso lo spronava con frasi scurrili.
L’odore del vino per l’aria si spandeva
invitando e inebriando chi beveva.
Chiunque alla cantina si avvicinava
il proprietario prontamente a bere lo invitava.
Il padrone era addetto alla cannella
e contava i barili che uscivano dalla cella.
I barili venivano caricati sulle carrette
e spesso a Forio erano dirette.
A Forio il vino veniva trasbordato su bastimenti
e con altri mezzi arrivava in vari continenti.
Era il mestiere duro il ciucaio e il carrettiere
ma quello che ho descritto ricordo con piacere.
Leonardo Castaldi - Panza
Per la pace
Un Organizzazione mondiale occorrerebbe preparare
affinché la pace nel mondo possa regnare.
Con regole chiare e sanzioni severe,
crediamo sia possibile la pace mantenere.
Per far questo sarebbe necessaria un Potenza
che al mondo non tema concorrenza.
Una forza di pace che verrebbe mantenuta,
da ogni persona che su questa terra è venuta.
Ogni Stato pagherebbe naturalmente
quel che il reddito nazionale gli consente.
E’ ora che la forza del diritto possa valere
e il presunto diritto della forza debba tacere.
La pace con tutti i popoli noi vogliamo
e nessun padrone del mondo noi accettiamo.
Con una Potenza forte e neutrale
liberata dall’influenza politica e statale,
ci sembrerebbe possibile davvero
avere la pace nel mondo intero.
Leonardo Castaldi - Panza
Ll’angiulillo
Quanno nasce ’nu criaturo
è assaje festa ’mparaviso,
pecché ’n’angelo ’a ’int’ ‘o scuro
tene mente ’o pizzo a rriso.
Cchiù d’ ’a mamma lle vò bene
st’angiulillo sciso ’a cielo:
ll’accarezza… s’ ’o mantene…
e ’o prutegge cu ’nu velo.
Quanno vide ca durmenno
’o criaturo fa ’a resella…
ll’angiulillo ’o sta pazzianno
cu la luna e cu ’na stella.
…E si cade da ’o siggione…
se ll’acchiappa ’int’ ’e ddenocchie:
lle riala ’o bombolone…
e ’na lacrema ’int’a ll’uocchie.
Comm’è doce ’stu mussillo
ca lle sponta chianu chiano…
ma ’nu vaso a pezzechillo…
votta ’o chianto cchiù luntano.
Zompa e ride alleramente
ll’angiulillo ’a dint’ ’o scuro,
pecché ’st’anema ’nnucente…
è pur’isso ’nu criaturo.
Vincenzo Cerasuolo – Marigliano - Napoli
LA CORSA
Comparve dalla curva in piedi sulla sella;
la folla applaudì, scandendo il nome suo,
ma tosto ammutolì… presa da gran timore.
Un’orda pedalante, il “gruppo” inseguitore,
volando sulle bici, cercava d’acchiapparlo.
Sparì dopo un istante, lasciando un polverone;
il tifo, ormai zittito, quasi trattenne il fiato.
Più avanti lo striscione accolse il fuggitivo
e l’urlo che s’alzò tutti rassicurò.
All’idolo locale arrise la vittoria.
“É fatta – ognun diceva – abbiamo vinto ancora”.
Quanti cappelli in aria… quanti striscioni in alto
abbracci a non finire… qualcuno pianse pure.
A un tacito segnale sparì tutta la gente:
corse verso il traguardo, cercando il suo campione.
La strada vuota accolse l’ultimo corridore,
che, ansante, ancor correva, la mente sua all’arrivo.
Quanti sogni e sospiri… su quella bicicletta!
Quante maglie iridate…davanti agli occhi suoi!
Coppi, Moser, Gimondi… eroi del gran passato.
Oggi la sorte arride all’uomo già famoso…
coraggio, campioncino… domani tocca a te!
Vincenzo Cerasuolo Marigliano
Come una luce
Silenziosi cadono fiotti di luce,
saltano sulle nevi come specchi infiniti:
alba invade il cielo come una luce
(e le tenebre chiuse con lacci stretti
reclamano la loro vita).
Vola la luce
incessantemente
e chiede di essere accolta.
Scompare dietro l’albero,
lì, dove muoiono i gabbiani,
dove si estingue il calore del nostro sentire.
Come una luce, una ipsilon mal scritta sui fili del cielo,
(un gabbiano che non sa volare)
riempie di sé,
della sua presenza, l’anfratto di eterno a lei riservata.
E il volo è breve. Un attimo.
Il tempo è eterno.
Infinito.
Come la luce.
Massimo Colella - Forio d’Ischia
Vessillo di un vociare spento
L’Irlanda è un sogno
fatto di fiume e ponte.
Sento aria e vento,
acqua frusciare.
Non sibila il castello,
ma tace. Il grigio
e il verde sono illusioni,
presto scompaiono.
Sanguina la ferita.
Delle strade in cui lampeggia
il vessillo di un vociare spento.
Non è che un bosco, ma
si intravede lo spettro.
Di una tonalità ritrovata.
Sulle scogliere ho gettato
sogni - per isole
che allineate aspettano.
Di vedere il sole.
Massimo Colella - Forio d’Ischia
IL nuotatore
A lente bracciate
Avanza il nuotatore
Da costa a costa,
a mani piene raccoglie
il luccichio stellato delle onde
e lo sguardo cadenza
tra il filo dorato del mare
e il richiamo aspro delle rocce,
conteso tra gli abissi e la terra.
C’è nel suo avanzare
Una danza azzurra di respiri
Che taglia le correnti
E la rabbia bassa del vento,
un continuo disparire
come preso da un altalena
d’acqua e schiume.
E gia si perde
Nelle foschie marine,
a stanche gambate
sfuma all’orizzonte
incerta boa dei sogni
nel seno ondulato
di lontane sirene.
Carmelo Consoli - Firenze
Pallanuoto
La bella palla al centro
di arrembanti traversate
s’impenna,vola
sibilo o colombella,
arranca sull’acqua
rappresa tra onde
di scivolanti squadriglie
come i tritoni guerrieri
dagli elmi intessuti
d’azzurro e di bianco.
E da schiume
rinasce e s’innalza
in prese volanti
e ancora s’immerge
nel profondo equoreo mondo
di frenetiche pinne;
pomo sgusciante
di grondanti aggregazioni,
contese mutanti
da pelle in squame.
Schiocca la palla
che lancia la sfida
di marini cavalli
che arretra, che avanza
oltre gli estremi baluardi
di acquose muraglie
a furia sospinta,
nel tremolio delle reti
mollemente s’adagia.
Carmelo Consoli – Firenze
Io gioco a calcio
(o perlomeno ci provo)
Sprezzante di sbrigativo rossore
calcio l’emisfero colorato,
sbiadito e ora incollato
là dove il sette è magia.
Lascia stare
per te
Non c’è nulla da fare,
salta pure grillo guantato
ma il mio roteante effetto
deride il tuo plastico insolente.
Che gioia,
si che gioia
ho bucato il bastione nemico
che sporco e ferito
cola a picco
nell’abisso verde.
Come il sublime movimento
di un eroe
dal tango argentino,
cerco una curva che non c’è.
Tutto il resto
è un grido feroce d’ardore
rabbia
adrenalina
e stupore:
GOL!
Daniele D’Alberto – Feltre - Belluno
Neve in maggio
Sussurrano le folate
delicate avvolgono
in scialle di libertà
umidi petali sulle
labbra, le palpebre,
il cuore.
Risvegliati sopita
maggese sterile
sarà neve a maggio
emozione cristallina
sui comignoli, sul mare
tremito d’ali…
è già qui
il minuto dono celeste
e attecchiscono rigogliosi
boccioli d’amore e d’addio
nell’io esultante,
che gode della canicola
fuori gela…
ti fidi della libertà
batuffolo miracoloso
io con te
credevi
ma la fedifraga
t’ha abbandonato
dissolto nel palmo
d’una mano delusa
ciò che appare è menzogna
la meta agognata
alberga in te
L’io vola ancora
puro furor
non smette di
credere
solo tu sai:
libertà è essenza
respiro d’affannoso
risveglio, ricordo
mielato di spezie
fantastiche
meramente
utopia.
Ilenia D’Ambra – Panza d’Ischia
Polvere di luna
Si levarono attraenti balugini
nel quieto torpore della sera
Volto di donna consunta, la fresca
faccia dell’efebo, barbuti contorni
di Adamo agognano tale sfera
sperano di unirsi a lei quand’esca
contemplano la sua magnificenza
salgono l’erta ascesa di speranza
espongono la propria intemperanza
vanno all’apoteosi di conoscenza
ma ecco una nube densa avversa
da sguardi trasognati a disperati
s’ingabbiano in un assurdo mutismo
ma odo berciare in loro a voce tersa
lancinanti latrati lacerati
repressi in ansioso autismo
intanto la nube vien più corvina
tracotante di più le si avvicina
loro mesti spettatori della mina
caduti in forra apatici in rovina
su in alto v’è ancora fioco barlume
che richiama a sprazzi i suoi predatori
attende quei omertosi ammiratori
che son privi di una stilla d’acume.
Ilenia D’Ambra - Panza d’Ischia
Al campione Davide Marciandi
Immobil quiete,
nell’aria frizzante,
un balzo e giù.
Giù dai dirupi,
nei pendii inviolati,
tra il sibilo del vento,
ai confini della vita.
Maurizio d’Armi – L’Aquila
Il vento nelle mani
Una potenza senza limiti,
una velocità che si fa esplosiva,
che ti fa volare di onda in onda,
fra mille spruzzi,
in un balenare di luci,
in uno scintillio di colori,
incontro al vento,
verso il sole radioso
della libertà, della gioventù.
Maurizio d’Armi – L’Aquila
Le mani gentili
"Non voglio avere mani gentili"
ripeteva in modo quasi ossessivo
il povero contadino nel suo letto di dolore
e ti stupivi e non capivi.
Pensavi parlasse di mani morbide che
accarezzano, che confortano, che aiutano,
di mani che compiono gesti piacevoli o amorevoli
e ti chiedevi perchè, in un momento così difficile,
di sofferenza, di debolezza, di impotenza di
fronte ai disegni divini,
l'unico suo pensiero fosse:" Non voglio avere
mani gentili."
Lui se n'è andato per sempre, ma ti ha lasciato il
suo messaggio profondo che poi hai compreso.
Le mani gentili che non voleva avere erano le
mani lisce, curate, pulite, mani che non potendo
più lavorare la terra non testimoniavano più
il suo vissuto di dedizione al lavoro, non
mostravano più i segni della dura fatica, non erano più le sue mani operose e la sua dignità era perduta.
Patrizia Del Giudice – Quarto Napoli
L’amicizia è
L’amicizia è pace,
è un arcobaleno che ti porta lontano.
L’amicizia è amore,
è un mondo colorato.
Se collaboriamo insieme,
i colori brillano sempre di più.
Emanuela Di Scala - Ischia
I numeri dell’amore
Due cuori e una capanna,
gli sguardi a una spanna;
due cuori che palpitano,
le emozioni che scalpitano;
quattro mani che si cercano,
le braccia che si intrecciano;
quattro occhi che si guardano,
due bocche che si amalgamano;
due voci che si chiamano,
due corpi che si amano.
Giacomo Di Meglio - Ischia
Instancabile artista
Ancora dipingi
nella sera che ti avvolge…
Una debole luce sulla tela
ti basta
per immortalare
uno squarcio di mondo,
che è il tuo…
Ferma,
la tua mano
mentre abbozzi le sagome dei tuoi sogni
con le sfumature della tua vita
E nel tuo silenzio
ogni quadro
parla
di un ricordo ora presente
di un’emozione che palpita incessante
di un amore eterno…
E adesso anche tu deponi il pennello…
Qualcuno ha appena completato il Suo capolavoro:
la tua vita!
Ilaria Ferrandino - Ischia
Luce
Ti stai spegnendo,
ancora non ci credo...
Vorrei dirti tante parole,
ma nessuna sembra adatta a te.
Vorrei fare tante cose
ma rimango immobile qui
a fissare una debole luce
che resiste contro il buio...
Non ho mani per proteggerti dal vento...
Non ho corpo per ripararti dalla pioggia...
Non ho calore per allontanare questo gelo...
...Tutte queste lacrime sopprimono la tua fiamma...
E tu...
Combatti ancora
mentre l'ombra ormai ti avvolge;
Resisti
quando già sembra la fine...
...Ma adesso spegniti,
c'è una luce più grande
che ti ha in sè!
Ilaria Ferrandino - Ischia
Vigilia di Natale
Oggi che l’uomo
ha dimenticato
ed esiliata
davvero può sembrare
la speranza,
vorrei essere anch’io
la “Voce nel deserto”
per urlare nel mondo
il Tuo abbandono.
Ai Tuoi Profeti
ancora
domanderei la strada
per valicare, insieme,
le montagne inviolate
dell’egoismo
e dell’indifferenza.
Solo così
saprei forse cantare
l’Assoluto
e finalmente,
a Mezzanotte in punto,
tornerebbe la pace
nel cuore del poeta.
Enzo Gaia - La Spezia
Filastrocca dello sport
col cimentar se stessi per ottener successi
o ricavar favori dall ’ essere i migliori;
ma si faceva pure scendendo nell ’arena
col gladio per pugnare, la testa da salvare.
Oggi perché si fa ?!: per diventar più forti…
per sfida con se stessi o verso la natura…
per ottener primati ed esser ricordati…
per dire ai nipotini davanti a una medaglia,
un tempo fui il migliore, ancor mi batte il cuore.
Lo fanno i Presidenti russi ed americani
al fin di conquistare il cuore della gente
che poi non bada a quello ch’a loro passa in mente.
Talvolta lo si fa per togliersi complessi,
per migliorar l’umore e farsi un poco fessi.
Per vincer malattia…o stare in compagnia.
Se poi è professione e la si sa sfruttare,
serve per fare soldi…persin l’amor comprare.
Qualcuno poi lo fa per uscire dal ghetto,
per vincer povertà e non esser negletto
ma spesso per lo scopo si pagano pedaggi
a certi parassiti che vivon nei paraggi.
Per chi poi non lo fa ma è solo spettatore
può esser occasione di futili pretesti
per sfogare sugli altri la propria frustrazione,
di certo fanatismo ch’è solo idolatria,
o di bestialità ch’è meglio buttar via.
Come per l’Arte o Fede od anche nel Sapere,
lo Sport nella vita sapor da come il sale,
e fare può del bene…ma anche molto male…
…se scivoliam nel doping o c’entra il Capitale
volete il mio parere?! Più d’uno si fa male…
…allor che duri poco ché a star con palle a terra,
basta per noi mortali or l’un, or l’altra guerra…
…oppur che resti “Gioco” e serva da modello
a tutte le persone valendo quale omaggio,
alla Natura e a Dio, di Lor grandezza raggio.
Panza lì 21 dicembre 2006
Paolo Iaccarino - Panza d’Ischia
Nonno
Eri dolce,
ed io la tua piccola.
Mi tendevi la mano,
io ti aiutavo.
Tu cantavi,
ed io ti ascoltavo;
tu ridevi,
ridevo anch'io...
Eri la rondine
che protegge
il suo nido,
ed io ero felice
accanto a te.
Mi hai lasciata anni fa:
te ne sei andato in silenzio
senza dirmi nulla.
Non ho potuto salutarti,
ma ricordo
il tuo ultimo sorriso,
mentre ti dicevo:
" t' voglio bene assaje "
Carolina Iacono –
Forio d’Ischia
Note Dolcissime
Dita d'uomo,
incerte ancora, indecise forse, ma
tenere,
suadenti
come il cuore.
Un cuore nuovo,
ma antico...
e mentre
gli occhi si perdono....
la pelle si tocca
teneramente,
timidamente
e alle note dolcissime
si mescolano
le sensazioni, le tensioni, i brividi,
i sogni
di due bambini
che nella musica
e per l'amore
diventano
un uomo e una donna.
Carolina Iacono – Forio
d’Ischia
Stelle…
Fiammelle della nera notte
…brillano…
..per noi nel celo.
Ingenui possiamo solo guardarle,
sognando di viverle
illusi di poter afferrare
la loro interminabile
luce.
Anna Lamonaca - Forio d’Ischia
Tramonto
Arancio,
questo tramonto vellutato.
E nella sera il sole
oblia nel mare
la breve vita sua
a rinascere gia pronto
col nuovo giorno
fondendo il
ghiaccio dell’aere
si riposa nell’azzurro.
Anna Lamonaca - Forio d’Ischia
Il senso della vita
Il senso della vita
è la vita insensata
che senza senso ha un senso
sensazionalmente sensato
sensazione sensazionale
considerata senza senso
da chi non ha senso
e ha perso
il senso della vita.
Giuseppe Magaldi - Panza d’Ischia
Petali di cielo
volteggiano lievi,
fiori di cristalli
intessono veli.
Veli di cielo,
nastri di sole
si ingemmano i prati
smaltati di rose.
Rose di cieli,
smeraldi di mare,
incanti di tepide
notti d’estate.
Ori di lune,
tramonti rosati,
argentei sorrisi
di incanti lunari.
Ricami dorati
intarsiano i cieli,
si chiudono i calici
sui fragili steli.
Covano sogni
in coltri di brine,
si destano ai soli
di caldi camini.
Lucia Mattera Sant’Angelo dei Lombardi Avellino
Talvolta io siedo
a muri inascoltati
fra le case di tufo
acri e fra i gerani
brecce
di cimase
quasi indovino
il fiore
le cime di fiumi gli spigoli
di aurore
nel mattino
Roberto Morpugno – Bulgarograsso Como
Quadro di Palinuro
Venne da Palinuro
una voce d’ombra
in grotte
rilucente
venne e portò le coltri
di mattine di
fiordi
lungo
argini
aprì fiori
di cardi
e infiammò di luna
la sera
a Camerota.
Una baia, oh!
il Sole (e la
bruma
bianca
caligine)
rosacquea
salina
fra le nubi...
Scese su Palinuro
il dio Anubi
in uno
iota e portò
lontani trilli
di cicale
in mummie
l’oasi
di parole muta.
Fu allora la notte
testuggine azzurra
fra le biade
umide del cielo.
Vedemmo gli erpici
striare
le strade
e gli asini
inumati
nei sentieri,
i dirupi biondi
di mais
e le Scimmie
dell’uomo.
Lungo la spiaggia
aggrottano
in caverne
le abitate
ombre,
figliano
ignare
erbe
genitrici.
Roberto Morpugno – Bulgarograsso Como
Ballata gitana
Balla matrigna
Balla il tuo canto
Osserva furtiva
e scruta l’inganno
quante parole
quante domande
richiudi il tuo scrigno
cancella l’incanto
perle dorate
monili d’argento
luce riflessa
di un sogno pagano.
Balla matrigna
Balla il tuo canto
Conta i tuoi passi
Impara la danza.
Muovi il tuo corpo
Stendi le braccia
Ruota veloce nella giostra del canto.
Balla matrigna
Balla il tuo canto
Accogli la vita
Nel suo disincanto
Filomena Murolo – Casamicciola Terme
Lampedusa
Universo di vite pulsanti
alchimie di esseri pensanti
un blu assordante
di silenzi parlanti.
Meduse biancastre
aleggiano sole
stelle rossastre
anelano al sole
alghe naufraghe
cercano spole.
Maree danzanti con lune pazze
mimano gesti
intonano canti:
movimenti ritmici
sinuosi
cadenzati dal respiro
assumono forma
si uniscono al rito.
Rito di vita
origami di luce
essenze pudiche
in un gioco di vite.
Filomena Murolo – Casamicciola Terme
All’improvviso, invadente,
un dolore spalancato
da un televisore vociante…
inutilmente.
Triste saperti arreso
e ricordarti immenso
scomparire piccolo,
chino e introverso,
tra le nuvole dense
di una vetta esigente;
e ritornare grande,
il cielo abbracciato,
la folla adorante
per un amore terso.
Dove sono i miei eroi
invincibili e immortali
di un infanzia felice
e sognante? Dove
le favole bugiarde
e vigliacche
del mio mondo colorato?
Dove la tua faccia sudata
di fatica ansimante
e vera…e pulita…e vincente?
Sulle vette irrinunciabili
della nostra passione,
tra le nuvole leggere
del tuo mondo lontano…
corri ancora Marco,
non fermarti…Campione!
Francesco Palermo – Torchiarolo Brindisi
Io grido
Lasciatemi pregar il mio Dio
La mia preghiera si espanda
Lasciatemi libero coi miei pensieri
Che il mio pensiero non vi urti
Non calpestate la mia persona
Ch’io sia uguale agli altri in dignità
Lasciate che io veda oltre i monti
Una umanità operante e affratellata
Che io sia fratello con il mio fratello
Nulla divida il nostro legame
Ch’io sia sottoposto alle leggi
E giudicato da giudici saggi
Che il lavoro mi renda libero dal bisogno
Che un tetto copra la mia testa
Voi che governate il mondo
Spezzate tutte le catene.
Agostino Polito – Panza d’Ischia
I giorni nostri
Il passato migliora nel presente,
il presente si evolve nel futuro.
Prediletta storia….
anonima Signora.
Orme dilettose
specchiano la mia passione.
Gloria mai ti invidiai
Rispettandoti in te rimasi.
Il cielo rimirai
con affetto e timore
mi ritrosi.
La baia complice accolse
i miei desideri irrisolti.
Sacchetto oscuro….
il mio pasto bianco donai.
30 novembre 2006
Maurizio Sapio
San Giorgio a Cremano Napoli
Sullo sport
Una pacifica bolgia
accolse la mia verginità.
Troia mi sentii
assecondando il tutto.
Un piacere sottile
quanto tanto….fu il riflesso nel suo processo.
Sconcio il pensiero…
esaltò il mio essere.
Una famiglia trovai
sguaiatamente sorridente.
Scarpini volanti
giuochi pericolosi….
per te e gli altri.
Sbiancato ricordai il volto di mia mama’.
Amorosamente schifata
mi staccò da essa.
Il fischio misericordioso
Si divise in tre spiri.
Svegliatomi dalla mia composizione
ricomposi le mie vettovaglie.
31 ottobre 2006 Maurizio Sapio San Giorgio a Cremano Napoli
‘O presepio
Finalmente è fernuto ‘stu presepio, doppo tantu tiempo e martellà
tutte chelli mazzarelle, ‘e ccase e tanta suvero a ‘ncullà,
quant’animale, pucurelle, albere, pasture, ma che folla!
‘nc’è vuluta tanta pacienza, paricchia fantasia e quanta colla.
Vedennolo ‘e faccia, cu tutto l’attenzione, ch’effetto bello,
ma chello ca cchiù me piace e ‘a stalla cu ‘o Bambeniello
appujato ‘into ‘a mangiatoja e affianco ‘o vojo e ‘o ciucciariello,
S. Giuseppe sta all’erta cu ‘o bastone, mentre addunucchiata è ‘a Madunnella.
‘E lato e dduje zampugnare arravugliate ‘into a nu pastrano,
‘a cielo scenne ‘a stella cumeta ca brilla sana sana.
Azzeccata ‘a stalla ‘nce sta Zibbacco dinto a ‘na cantina
mentre ‘o lato ‘e coppa, ‘into a nu pagliaro, dorme placido Benino.
Annanze all’entrata, cu ‘o cienzo mano, nu maggio sta addunucchiato,
sicuro è Melchiorre pecchè Gasparre sta ‘ncoppa ‘o cavallo annuccato,
invece Valdassarre, rimasto appere e cu ‘a mirra mmano,
cu tutta ‘a riverenza, s’avvicina ‘o Criature chianu chiano.
‘Ncoppa a ‘na muntagna, ‘o lato stuorto, scenne ‘o sciummo lentamente,
e quase a mità d’isso nu ponte sta appujato malamente,
affianco a ‘na sponda, cu ‘na lenza mmano, sta nu piscatore,
a cchell’ata, invece, porta a pasculà na decina ‘e pecure nu pastore.
Verzo destra, opposto ‘o sciummo, comme è appesa ‘na scalinatella
addò scenne nu monaco cercante e ‘a zengara cu ‘na nennella,
e ‘nlundananza, ‘ncoppe ‘e muntagne chine ‘e neve, e casarelle
ca formano tanta paise cu nu cuofano d’evere e alberielle.
‘Sta vota nun manca proprio niente, c ‘nce sta pure ‘o cacciatore
ca punta ‘o ribbotto all’aria, proprio vicino a nu pastore,
e mentre, affacciata a nu balcone, sciaque ‘e panne ‘a lavannara
‘o piano ‘e vascio scioscia ‘o ventaglio ‘a castaggnara.
‘O banco cchiù bello è forze chillo do pisciavinolo
cu ‘e saraghe, alice, treglie, orate, cuocce e spicole,
murluzze, baccalà, àmmare, secce, purpe e calamare,
e po’ ‘e spaselle ‘e vongole, telline, cozzeche e fasulare.
Nun se pò dicere niente ‘o bancone janco do macellaro,
‘nce sta ‘o quarto ‘e puorco, ‘o biffe, ‘e sacicce e ‘o vucculare.
Vicino ‘o casadduoglio, ‘into ‘o llargo, ‘nce sta na bella tavulata,
magnano e bevano, me parano ‘mbriache, chilli pasture assettate.
E pasture, sempe ‘e stesse, so sulo ‘e creta e tutte culurate,
so’ gruosse e piccirille, cuaccuno cu ‘a colla ‘e pesce è azzeccato,
me parono vive, belle, financo chillo ca vozzola, nisciuno è brutto,
pure ‘o fruttajuolo ca tene tutte chelle sporte chiene ‘e frutto.
So’ proprio vere ‘e mmele, cucozze, vruoccole, rape e fenucchie,
chiunche ‘e guarda se ‘ncanta e le brillano tutte ll’uocchie.
Po, affianco ‘a cascata, ‘nfaccio ‘o muro, ‘nce sta ‘na funtanella,
l’acqua jesce da ‘na cannola e dinto ‘a vasca ddoje paparelle.
E comme splenne quanno s’appicciano ‘e sserie ‘e piselline,
cu ll’angele ca scennano do cielo ‘a ‘into ‘a cristina,
e quanno tutto sta stutato e s’appicceno ‘e fuoche ‘e lampe intermittente
me pare proprio nu paese, nun è cchiù nu presepio sulamente.
Chist’anno overo me so proprio ‘mpignato, è troppo bello,
ma forze m’à ‘spirato Isso, so’ meretavo ‘o Bambeniello,
me dispiace sulo pe’ tutte chille ca nun ‘o fanno,
pe parte mia, fino a che campo, ‘o faccio sempe ogn’anno!
Biagio Scognamiglio – Napoli
Le olimpiadi moderne
Lodata
Era
Olimpia
Lasciando
Impronte
Memorabili
Panelleniche
Incommensurabilmente
Adempi’
De Coubertin
Immortalandone
Magnificamente
Ogni
Discendenza
Epica
Riaccendendo
Nuovi
Entusiasmi
Biagio Scognamiglio - Napoli
Una culla per un cuore
Or sei cresciuto
ed hai lasciato la culla;
hai lasciato quel cuore,
che ti cullava bambino,
e ti ritroverò per sempre
sul mio cammino.
E' lo stesso sorriso;
gli stessi occhi di stella.
Non hai parole,
così come allora bambino,
ma parli soltanto col cuore,
perché parli d'amore.
Non cerchi una grotta,
e neppure la paglia;
tu cerchi una culla
che è fatta di cuore,
ch'è fatta d'amore.
Giammai troppo grande;
resterai eterno bambino,
fiorito per sempre
in questo giardino,
giardino di un cuore,
che sempre ti dice:
ti voglio con me,
con te son felice!
Cuore d'ogni cuore,
amore d'ogni amore,
avrai per culla
il nido del mio cuore.
Don Pasquale Sferratore - Forio
Vorrei dipingere il tuo volto
Ti ho sognato come un arcobaleno:
era bello, ma soltanto il tuo nome!
Ti ho sognato come un ponte sul mondo:
era bello soltanto il tuo nome!
Ti ho sognato come un'aquila,
che vola alta nel cielo,
ma erano tanti i missili
puntati contro di te!
Ti ho sognato come un fiume;
sembrava rosso come il tramonto del sole,
ma soltanto sangue innocente,
che mormorava tra i sassi del greto
lo sconsolato pianto
di mamme cui hanno ucciso i figli!
Ti ho sognato come il velo del cielo,
traforato manto da bombe e proiettili;
Non brillavano né sole, né stelle,
soltanto brandelli a ricordo di un sogno,
che non ha primavere!
Miniere d'oro e d'argento avea la terra,
come turgido seno, che ognuno brama
e che nessuno sfama;
feroce belva, che l'indifeso sbrana!
Dove ricchezza abbonda
c' è sempre una guerra,
dove l'insaziabile cuore dell'uomo
le sue frecce acuminate sferra.
Ti pingerò così,
amabile volto della pace:
come un albero languente,
che spinge le sue radici verso le sorgenti;
come una terra senza tesori,
fatto soltanto
di cuore e d'amore!!!
Pace,
dolce volto di mamma,
che tanto soffre,
ma che sempre spera.
Don Pasquale Sferratore - Forio
Lungo questa strada maestra
Lungo questa strada maestra,
graffi sulla pelle arsa dal sole,
palpiti appena accennati nel
sudore.
Polvere di sabbia
nelle raffiche di vento,
scirocco che brucia ferite
mai guarite, spaccature
nelle certezze del mio vivere.
E si’ mi incammino
lungo questa strada maestra,
dove il pensiero non viene
fotografato, ma sfugge
consapevole della sua
libertà,
dove i confini, termini
del cammino, non
si vedono,
dove il tempo ha perso
la sua ombra.
Gian Roberto Silvestri - Forio
Quando il tempo passa
Quando il tempo passa
senza guardarti ed il vento
ti sfiora appena, congiungi
le mani alle mie, dolce
sofferenza di una notte insonne,
fra le pieghe dei sorrisi amanti.
Noi furtivi ladri nelle ore
calde di sole e di baci,
respiriamo l’odore dei campi,
dopo il sollievo di una pioggia
amica.
Languida questa attesa, di chi,
di che cosa, non so’,
questo silenzio che ci copre come
un lenzuolo fino a non farci
respirare.
Questo silenzio come confine
fra il vero ed il falso,
questo silenzio come luce
in un tunnel di incertezze.
Quando il tempo passa senza…
Sei sempre più bella.
Gian Roberto Silvestri - Forio
Gino Bradipo
Gino Bradipo, l’attore
ha un dolore sulla schiena;
va a trovare il suo dottore
per curarsi quel problema.
“Lei fa poco movimento
- fa il Dottore Cocciadura -
per guarire in un momento
la ginnastica è la cura”.
“La palestra non mi piace,
puzza l’aria di sudore.
Non ho spirito vivace:
dormirei ventiquattrore!”
“Faccia lunghe passeggiate
con il passo un po’ allungato
e vedrà tra due mesate
il dolore è già passato”.
Presto presto, la mattina,
Gino Bradipo incomincia
con la sua passeggiatina
dentro il Parco della Cincia.
Non è certo cosa vana
respirar aria pulita:
dal lavoro si allontana
e riflette sulla vita.
Gino scopre com’è bello
contemplare la natura;
riposandosi il cervello,
si dimentica la cura.
Loredana Simonetti – Roma
Fratelli d’Italia
Strana è l’Italia, nessuna novità
strana la gente con il suo pensare
la gente, quella stanca de la libertà
che spesso vi calpesta onore e gloria
col fare e dire e niente le va.
Un tempo amata terra di patrioti
che furon d’esempio alla morte votati
e lustro il sogno della lor bandiera.
Altri al nemico donavan l’Italia
fuggendo la guerra e i fratelli tradendo
e da partigiani esultar per l’inganno.
Ma oggi son molti a volere infangare,
l’Italia, la patria, l’onore e la gloria
l’orgoglio dei padri immolati per noi,
di giovani, arditi, di veri italiani
che han dato bandiera morendo d’eroi
gridando con forza il “Viva l’Italia”.
La terra dei padri vi vuol calpestare
chi offende i valori e il suo tricolore,
ma regna la storia e al tempo non muore.
L’indegno italiano che trova lamento
è gente che umilia e non serve d’esempio,
arride la patria cantando e osannando
solo a quell’inno di falce e martello
e oltraggia poi quello d’Italia risorta.
L’esempio lo dà chi senza vergogna
si alza esultando in piedi a quell’inno
e canta con tutti il motivo che orgoglia
e poi si ritrova con gli occhi di pianto.
Ed oggi s’indulge alle stupide offese,
a chi oltraggia la gloria e nostro coraggio
gioiendo a improperi di iscritti d’insulti
e fa dell’Italia sia pure al mondiale
titolando, “Le Monde”: “la mafia in finale”,
che già Lamartine con tanta inclemenza
parlava di noi de la “terre des morts”.
22-luglio-2006
Bruno tedeschi -
Jhon Fitzgerald Kennedy in occasione del suo insediamento a Presidente degli Stati Uniti disse (oggi avrebbe anche detto a quelli che gridano abbasso l’Italia): “Non chiedetemi cosa l’America farà per voi, ditemi cosa farete per l’America.
Sognando la coppa
Se fossi anch’io tifoso al par di tanti
di certo non sarei così indolente
e penserei lo stesso come tutti
a far schiamazzi sognandone il mondiale.
Osservo tutto ciò da neghittoso
ma colgo il fibrillar di molta gente
che attende da più giorni il “Carnevale”.
Un ‘euforia che appaga ovunque e tutti
ch’emerge con violenza e intolleranza,
scoprendosi, improvviso, un po’ italiani
e sventolar bandiera per le vie
come se tutto ciò fosse d’auspicio
a convogliare in rete tanti goals.
Son come pazzi gl’illusi del pallone
che allieta senza dubbio per gli affari
ed altri a correr dietro con furore
convinti che l’agir produca effetti
con gli scongiuri e gesti scaramantici,
con facce tinte, pennute come Apache,
avvolti di bandiere al par d’eroi
sembran patrioti dell’Indipendenza.
C’è poi chi chiede pòter barattare
il piedistallo di Giordano Bruno
per additare al mondo tutto intero
gli illustri in questa guerra del mondiale
che onore han reso all’Italia intera.
Non cessa il celebrar profano e sacro,
magie d’auspici e pur di malefici
che vede gli avversari già defunti
di manifesti a morte e funerali,
rendendo onore col partecipare
le esequie celebrate a tarda notte
con fuochi d’artificio e gli schiamazzi,
se cambia il tempo e muti pure il vento.
E l’esultanza propaga nell’arena
quando s’avverte che dovran lottare
con la temuta squadra d’alemanna
ch’è un osso sempre duro in ogni tempo.
Le piazze sono ardenti a grandi schermi,
impera il fanatismo e pur l’ebbrezza,
qui tutti son propensi a dar la mano
o meglio il proprio piede per segnare.
Si ficcan con la testa nello schermo
scambiando posto col portier dormiente
che per fortuna è anche non udente,
col giocator che ha perso anche la palla
ch’è rotolata in qua del grande schermo,
ma i tifosi lesti a rimandare
sognando azioni da mitigo Diego.
La strada è colma di ritrovata pace
giacchè nessuno crede di mancare,
serrata è ovunque e naso alla TV
per far l’Italia o morir d’eroi.
Ventura vuole che dopo strazi e attese
solo alla fine dei supplementari,
quando forze e speranze eran supine
che il caso abbia la fine decretato,
com’è consolidata tradizione
col primo ed il secondo in un baleno.
L’Italia è salva ancora in questa guerra,
scampo è l’onore che la vede magna
non soggiogata a tirannia d’oltralpe.
Almeno oggi avanza il tricolore
e nulla importa se v’è pur chi spera
e insiste a programmar la secessione
col sogno degli affari alla Padania
e il convogliare i fumi a chi non pena
ch’ormai non serve più la loro causa.
Sarò come tra pochi un’eccezione
ma del pallone a me per nulla importa
e lascio agli altri i riti e il piacere,
i canti e suoni e schiamazzar di trombe.
Terrò per me l’amor del tricolore. 4 - luglio -2006
Bruno Tedeschi
Una zanzara
Un notte non riuscivo a dormire perché una piccola, ma grande, zanzara mi
ronzava nell’orecchio incurante dei miei impegni del giorno dopo. Il suo ronzare
era però particolare, come parole veloci che non riuscivo a comprendere. Poi
posatasi più vicino, cominciai a capirla e parlò così:”Sai! quando nacqui
,subito cominciai ad andare di gente in gente ad assaggiare il sangue di
molti.Mi accorsi che potevo sentire, nello scorrere del loro sangue nel mio
corpo, ciò che essi provavano.Sentii la tenerezza,la gioia,l’allegria,la
fortuna,l’amicizia;percepii grandi sogni ,grandi promesse.Pensai: -Che bella
gente e che bella vita!Se è così bella la loro può esserlo anche la mia!-..Un
giorno però conobbi la paura,poi la crudeltà,poi la tristezza,l’ansia,il
dolore,la noia,l’amarezza,ascoltai i pensieri più oscuri,respirai la
sconfitta,vidi i sogni frantumarsi come bicchieri di cristallo,sentii
pronunciare minacce terribili contro se stessi,qualcuno maledì la vita e io
provai disgusto per chi la creò.Dovetti smettere di volare perché sentii
ghiacciarmi le ali e le zampe.Pensai:-Come è possibile resistere a tutto ciò?Ne
posso sentire solo una piccola parte e non credo,ormai,di trovare il coraggio di
resistere ad un altro dolore simile.
Confuso e debole decisi di dare un’ultima
chance alla vita.Come un leone ,che ormai prossimo alla morte per fame, divora
la sua ultima preda, solo per prolungare di un altro giorno la sua agonia,così
decisi di assaporare un’ ultima volta il sapore freddo del sangue.Mi posai su di
una mano ,il gusto del sangue era dolce:-Ho fatto gli stessi gesti di
sempre!Cosa è cambiato?-Era la mano di una mamma che abbracciava il figlio,era
la mano di un uomo che abbracciava la sua donna ,era la mano di un uomo che si
asciugava il sudore versato per la famiglia ,era la mano di chi sa prendere la
cose bella della vita ,non per tenersele, ma per regalarle al mondo e a chi vuol
bene.Sentii nuova forza e nuova speranza,sentii i sogni levarsi in volo come ali
di uccelli che neanche un colpo di fucile può abbattere,sentii il cuore degli
uomini toccare il paradiso,sentii canti di gioia,sentii benedire la vita e amai
chi la creò. Adesso sò chi cercare nel mondo, cosa è importante che da a tutto
un senso,dove tutte la cose belle, che provai all’inizio della vita, sono
racchiuse.Dove c’è amore, lì sarò.Dove qualcuno ama, lì sarò;ma non credo più
che la mia possa essere una bella vita,perché, anche se dovessi affrontare molte
cose brutte e dolorosissime,vorrei una volta ,anche una soltanto,sentire cosa si
prova a maturare e far esplodere quella infinita forza che tutto spinge e che ti
fa gridare al mondo :-IO ESISTO E NON MI ARRENDO.-“
Davide Vanacore - Caserta
Tra sguardi
Voli in discesa libera.
Un tuffo di gabbiano
nel mare della vita.
Onda di vertigine
fragore abbagliante
che urla un vagito.
Corse ad ostacoli.
Falcate tra le siepi
nel dedalo a spire.
Ricerca di frequenze
altalena di passi
che tagliano il fiato.
Tornei tra le squadre.
Germogli d’alleanza
nel verde a scacchiera.
Patti muti tra sguardi
intensità d’intese
ch’ anelano all’oro.
Salti in cieli alti.
Uno stacco ch’eleva
tra torri di nuvola.
Attimi d’eternità
note sul pentagramma
che volano d’azzardo.
Cerimonie sul podio.
Scatti d’immobilità
nel lieto temporale.
Inni freschi di pioggia
strappi di nastri tesi
che fasciano il cuore.
Laura Vicenzi – Bassano del Grappa Vicenza
Vittorie quotidiane
L’oro del podio
è nella luce nuova del mattino
profuma di talco e di biscotto
l’attimo del risveglio alla vita.
Lampi di bronzo
saettano nel traffico del giorno
incidono a fuoco sulla lastra
le tappe che segnano i destini.
Pallori argentati
quasi serali carezze di luna
diffondono quiete nenie di pace
lenti rientri a vela nei porti.
Laura Vicenzi - Bassano del Grappa Vicenza
Giuria
Presidente
Alla salute!
(ode a George Best)
Con una gamba sola
a pattinare sul fango
A pettinare il destino
A spettinare la chioma
Spalle strette e basette lunghe.
Braccato dai terzini e dalla polizia.
Il talento è verde come il trifoglio,
il destino sincero come il buon vino.
Barcollava tra folle e dolori,
saettava di un’allegria sterile,
di un sorriso sfacciato e irlandese.
Sposò la gloria,
che tradiva ogni sera,
in letti di spasmi e bollicine.
Sognava l’Old Trafford e un paio di pinte.
Genio senza lampada
e senza polmoni.
Negli occhi l’ultima sbronza,
addosso l’odore dei rimpianti.
Si ubriacava di sé
e si vomitava al mattino.
Due dita in gola
e poi la solita finta.
Morì di bevute,
perché sapeva morire.
Tradito da un nomecognome
che lo adescò per una vita.
Metafora irriverente
di un castigo sublime
Pierpaolo Arzilla - Roma
Il profumo della sera
A piedi nudi sulla riva,
il mare calmo della sera.
L'oro vecchio del tramonto
tutto abbraccia , prende e...conserva.
Tutto il bello, che ti passa accanto,
ti sfiora…. E…. fugge via.
I pensieri scossi,
dal lento battito d'ali,
di un notturno gabbiano.
Vola una piuma!
Un alito di vento, perso nel tramonto,
la porta via, verso l'orizzonte!
Quasi a raggiungere...
l'anima del sole.
Carmela Baldino - Casamicciola Terme
Un suono lontano
Ora...quella musica,
mi.. attraversa l'anima,
note di ricordi,
fermi nella mente,
echi di bimbi,
a rotolar sull'erba.
Tornan gli aromi,
di quell'umido prato.
Ora...quella musica,
mi attraversa l'anima.
Tante le corse,
andare incontro al tempo,
scoprire l'orizzonte.
Ora ...quella musica,
mi attraversa l'anima,
riflessi di una vita,
dove tutto è un sogno,
al suono di...una musica.
Carmela Baldino - Casamicciola Terme
Afferrero’ il vento
Afferrero’ il vento
e lo costringero’ a volare
sui diafani pendii
di una roccia
opaca e scolorita,
lo faro’ soffiare
sugli spruzzi argentati
di un’ accecante
bianca fontana;
mi aggrapperò alle sue ali
eteree e impalpabili
ed io, osserverò
dall’alto
un mondo inafferrabile,
seppur meraviglioso.
Angela Barnaba - Forio d’Ischia
a rimanere immobile
incatenata e felice
come un ebete di Platone
a contemplar l’ombre
Ed anche se la luce
ferirà i miei occhi,
voglio uscire dalle tenebre
e respirare.
Angela Barnaba - Forio d’Ischia
Rinascita
Il carro di una nomade nella notte di Natale
sostò lungo il tratto del mare
la terra accolse una nuova stella
che diede luce di riflessi dorati,
al dolce incantesimo dell’amore.
Per la conversione di rinascita dei cuori
verso la speranza del bene.
La gitana guardò la stella,
per provare ancora
la dolce sensazione di esistere,
per trascinarsi ove il profumo dei fiori
si espandeva ancora.
Avvertì la rinascita del suo cuore
attraverso quel florido incanto.
A mezzanotte, il suono della campana
realizzava anche per lei un segno d’amore…
il Natale!
Avvolto nel tratto di un viso dolce e sicuro chiamato…
Gesù!!!
Elena Chiazzo – Pomigliano D’arco - Napoli
“Seren soffrire”
E’ tutto buio
dall’alba al tramonto son perso,
rinuncio a camminar,
ma devo correr per farmi viver dalla vita.
Che brutto inceder
ma guarda la’,
un om soffre poi meglio stara’
quei pantaloncini , quella maglietta
dai suoi pori getta i mali,
il suo sudor lava un animo imbrattato.
Mentre indosso gli indumenti sportivi
il mio cuor e’ spezzato
mi guida la speranza
corro, corro,
fatico a respirar ma non mollo
sotto quella doccia mi sembra di rinascer
mai piu’ rinuncero’ a viver la vita.
Alberto Canetto – Massafiscaglia - Ferrara
SINTESI.
LA SOFFERENTE QUOTIDIANITA’ PUO’ ESSER VINTA
DA UNA CORSA LIBERATORIA.
E’ UNA DOLCE DROGA DI CUI NESSUNA PERSONA DOVREBBE FAR SENZA. |
Grazie o Sole
Il freddo pungente raffredda
le membra, la legna a scoppiettar
nel camino è là a darci quel tepor,
che vorremmo non finisse mai.
Il pensier va all’estate,
che è passata e che verrà di nuovo.
Il caldo, il caldo è bello.
Grazie o sole, che splendi
e fai viver tutto sulla terra,
senza di te ci sarebbe solo buio e morte.
Grazie o Sole, continua a bruciare
come la legna scoppiettante nel camino
continua a darci quel tepor
che vorremo non finisse mai.
Grazie o Sole di esistere e di farci vivere
anche se tutto inizia e tutto finisce
come la legna nel camin.
Luigi Castaldi – Forio d’Ischia
Or sei una Stella mamma
Mamma!!!
Parola amata
sussurrata, sillabata…
A noi tanto cara.
Mamma sei una dolce canzone che parla d’amore.
Volto ridente che or non c’è più.
Or lascia cadere una pioggia
di rose su di noi
e guidaci come ci hai sempre
guidati e voluti bene!!!
Abbiamo visto una Stella
brillare lassù…
appena la luna ha fatto capolino.
Sei tu mamma…
Or brilli negli astri celesti
nel coro dei Santi
nei candidi giardini del Paradiso.
Mamma, dicci e facci
conoscere quella isola
bella e incantata
che tu sei andata a visitare
affinché un giorno noi figli
ti possiamo ritrovare
nella luce eterna di Dio.
Fermina Castaldi - Forio d’Ischia
Ti ringrazio Signore
Scorre lenta la mia vita
fatta di dolci armonie,
la vita che mi circonda,
i miei figli, tutti i miei affetti.
Vorrei chiederti Signore
con il cuore di mamma
di poter esaudire le gioie
ma purtroppo la vita
è anche di dolori,
ed io accetto.
Ma il mio pregare
non è invano.
E so che un giorno sarò esaudita
e il mio cuore
troverà gioia infinita.
Ti ringrazio Signore
di averci dato la vita.
Fermina Castaldi Forio d’Ischia
Panza d’altri tempi
Sulla strada principale aspettavano le carrette
non potendo entrare nelle stradine strette.
Dalle cantine, dai vicoli, dai sentieri
uscivano ogni tanto: asini, muli, carrettieri.
Ogni asino portava sulla groppa due tre barili
mentre il ciucaio spesso lo spronava con frasi scurrili.
L’odore del vino per l’aria si spandeva
invitando e inebriando chi beveva.
Chiunque alla cantina si avvicinava
il proprietario prontamente a bere lo invitava.
Il padrone era addetto alla cannella
e contava i barili che uscivano dalla cella.
I barili venivano caricati sulle carrette
e spesso a Forio erano dirette.
A Forio il vino veniva trasbordato su bastimenti
e con altri mezzi arrivava in vari continenti.
Era il mestiere duro il ciucaio e il carrettiere
ma quello che ho descritto ricordo con piacere.
Leonardo Castaldi - Panza
Per la pace
Un Organizzazione mondiale occorrerebbe preparare
affinché la pace nel mondo possa regnare.
Con regole chiare e sanzioni severe,
crediamo sia possibile la pace mantenere.
Per far questo sarebbe necessaria un Potenza
che al mondo non tema concorrenza.
Una forza di pace che verrebbe mantenuta,
da ogni persona che su questa terra è venuta.
Ogni Stato pagherebbe naturalmente
quel che il reddito nazionale gli consente.
E’ ora che la forza del diritto possa valere
e il presunto diritto della forza debba tacere.
La pace con tutti i popoli noi vogliamo
e nessun padrone del mondo noi accettiamo.
Con una Potenza forte e neutrale
liberata dall’influenza politica e statale,
ci sembrerebbe possibile davvero
avere la pace nel mondo intero.
Leonardo Castaldi - Panza
Ll’angiulillo
Quanno nasce ’nu criaturo
è assaje festa ’mparaviso,
pecché ’n’angelo ’a ’int’ ‘o scuro
tene mente ’o pizzo a rriso.
Cchiù d’ ’a mamma lle vò bene
st’angiulillo sciso ’a cielo:
ll’accarezza… s’ ’o mantene…
e ’o prutegge cu ’nu velo.
Quanno vide ca durmenno
’o criaturo fa ’a resella…
ll’angiulillo ’o sta pazzianno
cu la luna e cu ’na stella.
…E si cade da ’o siggione…
se ll’acchiappa ’int’ ’e ddenocchie:
lle riala ’o bombolone…
e ’na lacrema ’int’a ll’uocchie.
Comm’è doce ’stu mussillo
ca lle sponta chianu chiano…
ma ’nu vaso a pezzechillo…
votta ’o chianto cchiù luntano.
Zompa e ride alleramente
ll’angiulillo ’a dint’ ’o scuro,
pecché ’st’anema ’nnucente…
è pur’isso ’nu criaturo.
Vincenzo Cerasuolo – Marigliano - Napoli
LA CORSA
Comparve dalla curva in piedi sulla sella;
la folla applaudì, scandendo il nome suo,
ma tosto ammutolì… presa da gran timore.
Un’orda pedalante, il “gruppo” inseguitore,
volando sulle bici, cercava d’acchiapparlo.
Sparì dopo un istante, lasciando un polverone;
il tifo, ormai zittito, quasi trattenne il fiato.
Più avanti lo striscione accolse il fuggitivo
e l’urlo che s’alzò tutti rassicurò.
All’idolo locale arrise la vittoria.
“É fatta – ognun diceva – abbiamo vinto ancora”.
Quanti cappelli in aria… quanti striscioni in alto
abbracci a non finire… qualcuno pianse pure.
A un tacito segnale sparì tutta la gente:
corse verso il traguardo, cercando il suo campione.
La strada vuota accolse l’ultimo corridore,
che, ansante, ancor correva, la mente sua all’arrivo.
Quanti sogni e sospiri… su quella bicicletta!
Quante maglie iridate…davanti agli occhi suoi!
Coppi, Moser, Gimondi… eroi del gran passato.
Oggi la sorte arride all’uomo già famoso…
coraggio, campioncino… domani tocca a te!
Vincenzo Cerasuolo Marigliano
Come una luce
Silenziosi cadono fiotti di luce,
saltano sulle nevi come specchi infiniti:
alba invade il cielo come una luce
(e le tenebre chiuse con lacci stretti
reclamano la loro vita).
Vola la luce
incessantemente
e chiede di essere accolta.
Scompare dietro l’albero,
lì, dove muoiono i gabbiani,
dove si estingue il calore del nostro sentire.
Come una luce, una ipsilon mal scritta sui fili del cielo,
(un gabbiano che non sa volare)
riempie di sé,
della sua presenza, l’anfratto di eterno a lei riservata.
E il volo è breve. Un attimo.
Il tempo è eterno.
Infinito.
Come la luce.
Massimo Colella - Forio d’Ischia
Vessillo di un vociare spento
L’Irlanda è un sogno
fatto di fiume e ponte.
Sento aria e vento,
acqua frusciare.
Non sibila il castello,
ma tace. Il grigio
e il verde sono illusioni,
presto scompaiono.
Sanguina la ferita.
Delle strade in cui lampeggia
il vessillo di un vociare spento.
Non è che un bosco, ma
si intravede lo spettro.
Di una tonalità ritrovata.
Sulle scogliere ho gettato
sogni - per isole
che allineate aspettano.
Di vedere il sole.
Massimo Colella - Forio d’Ischia
IL nuotatore
A lente bracciate
Avanza il nuotatore
Da costa a costa,
a mani piene raccoglie
il luccichio stellato delle onde
e lo sguardo cadenza
tra il filo dorato del mare
e il richiamo aspro delle rocce,
conteso tra gli abissi e la terra.
C’è nel suo avanzare
Una danza azzurra di respiri
Che taglia le correnti
E la rabbia bassa del vento,
un continuo disparire
come preso da un altalena
d’acqua e schiume.
E gia si perde
Nelle foschie marine,
a stanche gambate
sfuma all’orizzonte
incerta boa dei sogni
nel seno ondulato
di lontane sirene.
Carmelo Consoli - Firenze
Pallanuoto
La bella palla al centro
di arrembanti traversate
s’impenna,vola
sibilo o colombella,
arranca sull’acqua
rappresa tra onde
di scivolanti squadriglie
come i tritoni guerrieri
dagli elmi intessuti
d’azzurro e di bianco.
E da schiume
rinasce e s’innalza
in prese volanti
e ancora s’immerge
nel profondo equoreo mondo
di frenetiche pinne;
pomo sgusciante
di grondanti aggregazioni,
contese mutanti
da pelle in squame.
Schiocca la palla
che lancia la sfida
di marini cavalli
che arretra, che avanza
oltre gli estremi baluardi
di acquose muraglie
a furia sospinta,
nel tremolio delle reti
mollemente s’adagia.
Carmelo Consoli – Firenze
Io gioco a calcio
(o perlomeno ci provo)
Sprezzante di sbrigativo rossore
calcio l’emisfero colorato,
sbiadito e ora incollato
là dove il sette è magia.
Lascia stare
per te
Non c’è nulla da fare,
salta pure grillo guantato
ma il mio roteante effetto
deride il tuo plastico insolente.
Che gioia,
si che gioia
ho bucato il bastione nemico
che sporco e ferito
cola a picco
nell’abisso verde.
Come il sublime movimento
di un eroe
dal tango argentino,
cerco una curva che non c’è.
Tutto il resto
è un grido feroce d’ardore
rabbia
adrenalina
e stupore:
GOL!
Daniele D’Alberto – Feltre - Belluno
Neve in maggio
Sussurrano le folate
delicate avvolgono
in scialle di libertà
umidi petali sulle
labbra, le palpebre,
il cuore.
Risvegliati sopita
maggese sterile
sarà neve a maggio
emozione cristallina
sui comignoli, sul mare
tremito d’ali…
è già qui
il minuto dono celeste
e attecchiscono rigogliosi
boccioli d’amore e d’addio
nell’io esultante,
che gode della canicola
fuori gela…
ti fidi della libertà
batuffolo miracoloso
io con te
credevi
ma la fedifraga
t’ha abbandonato
dissolto nel palmo
d’una mano delusa
ciò che appare è menzogna
la meta agognata
alberga in te
L’io vola ancora
puro furor
non smette di
credere
solo tu sai:
libertà è essenza
respiro d’affannoso
risveglio, ricordo
mielato di spezie
fantastiche
meramente
utopia.
Ilenia D’Ambra – Panza d’Ischia
Polvere di luna
Si levarono attraenti balugini
nel quieto torpore della sera
Volto di donna consunta, la fresca
faccia dell’efebo, barbuti contorni
di Adamo agognano tale sfera
sperano di unirsi a lei quand’esca
contemplano la sua magnificenza
salgono l’erta ascesa di speranza
espongono la propria intemperanza
vanno all’apoteosi di conoscenza
ma ecco una nube densa avversa
da sguardi trasognati a disperati
s’ingabbiano in un assurdo mutismo
ma odo berciare in loro a voce tersa
lancinanti latrati lacerati
repressi in ansioso autismo
intanto la nube vien più corvina
tracotante di più le si avvicina
loro mesti spettatori della mina
caduti in forra apatici in rovina
su in alto v’è ancora fioco barlume
che richiama a sprazzi i suoi predatori
attende quei omertosi ammiratori
che son privi di una stilla d’acume.
Ilenia D’Ambra - Panza d’Ischia
Al campione Davide Marciandi
Immobil quiete,
nell’aria frizzante,
un balzo e giù.
Giù dai dirupi,
nei pendii inviolati,
tra il sibilo del vento,
ai confini della vita.
Maurizio d’Armi – L’Aquila
Il vento nelle mani
Una potenza senza limiti,
una velocità che si fa esplosiva,
che ti fa volare di onda in onda,
fra mille spruzzi,
in un balenare di luci,
in uno scintillio di colori,
incontro al vento,
verso il sole radioso
della libertà, della gioventù.
Maurizio d’Armi – L’Aquila
Le mani gentili
"Non voglio avere mani gentili"
ripeteva in modo quasi ossessivo
il povero contadino nel suo letto di dolore
e ti stupivi e non capivi.
Pensavi parlasse di mani morbide che
accarezzano, che confortano, che aiutano,
di mani che compiono gesti piacevoli o amorevoli
e ti chiedevi perchè, in un momento così difficile,
di sofferenza, di debolezza, di impotenza di
fronte ai disegni divini,
l'unico suo pensiero fosse:" Non voglio avere
mani gentili."
Lui se n'è andato per sempre, ma ti ha lasciato il
suo messaggio profondo che poi hai compreso.
Le mani gentili che non voleva avere erano le
mani lisce, curate, pulite, mani che non potendo
più lavorare la terra non testimoniavano più
il suo vissuto di dedizione al lavoro, non
mostravano più i segni della dura fatica, non erano più le sue mani operose e la sua dignità era perduta.
Patrizia Del Giudice – Quarto Napoli
L’amicizia è
L’amicizia è pace,
è un arcobaleno che ti porta lontano.
L’amicizia è amore,
è un mondo colorato.
Se collaboriamo insieme,
i colori brillano sempre di più.
Emanuela Di Scala - Ischia
I numeri dell’amore
Due cuori e una capanna,
gli sguardi a una spanna;
due cuori che palpitano,
le emozioni che scalpitano;
quattro mani che si cercano,
le braccia che si intrecciano;
quattro occhi che si guardano,
due bocche che si amalgamano;
due voci che si chiamano,
due corpi che si amano.
Giacomo Di Meglio - Ischia
Instancabile artista
Ancora dipingi
nella sera che ti avvolge…
Una debole luce sulla tela
ti basta
per immortalare
uno squarcio di mondo,
che è il tuo…
Ferma,
la tua mano
mentre abbozzi le sagome dei tuoi sogni
con le sfumature della tua vita
E nel tuo silenzio
ogni quadro
parla
di un ricordo ora presente
di un’emozione che palpita incessante
di un amore eterno…
E adesso anche tu deponi il pennello…
Qualcuno ha appena completato il Suo capolavoro:
la tua vita!
Ilaria Ferrandino - Ischia
Luce
Ti stai spegnendo,
ancora non ci credo...
Vorrei dirti tante parole,
ma nessuna sembra adatta a te.
Vorrei fare tante cose
ma rimango immobile qui
a fissare una debole luce
che resiste contro il buio...
Non ho mani per proteggerti dal vento...
Non ho corpo per ripararti dalla pioggia...
Non ho calore per allontanare questo gelo...
...Tutte queste lacrime sopprimono la tua fiamma...
E tu...
Combatti ancora
mentre l'ombra ormai ti avvolge;
Resisti
quando già sembra la fine...
...Ma adesso spegniti,
c'è una luce più grande
che ti ha in sè!
Ilaria Ferrandino - Ischia
Vigilia di Natale
Oggi che l’uomo
ha dimenticato
ed esiliata
davvero può sembrare
la speranza,
vorrei essere anch’io
la “Voce nel deserto”
per urlare nel mondo
il Tuo abbandono.
Ai Tuoi Profeti
ancora
domanderei la strada
per valicare, insieme,
le montagne inviolate
dell’egoismo
e dell’indifferenza.
Solo così
saprei forse cantare
l’Assoluto
e finalmente,
a Mezzanotte in punto,
tornerebbe la pace
nel cuore del poeta.
Enzo Gaia - La Spezia
Filastrocca dello sport
col cimentar se stessi per ottener successi
o ricavar favori dall ’ essere i migliori;
ma si faceva pure scendendo nell ’arena
col gladio per pugnare, la testa da salvare.
Oggi perché si fa ?!: per diventar più forti…
per sfida con se stessi o verso la natura…
per ottener primati ed esser ricordati…
per dire ai nipotini davanti a una medaglia,
un tempo fui il migliore, ancor mi batte il cuore.
Lo fanno i Presidenti russi ed americani
al fin di conquistare il cuore della gente
che poi non bada a quello ch’a loro passa in mente.
Talvolta lo si fa per togliersi complessi,
per migliorar l’umore e farsi un poco fessi.
Per vincer malattia…o stare in compagnia.
Se poi è professione e la si sa sfruttare,
serve per fare soldi…persin l’amor comprare.
Qualcuno poi lo fa per uscire dal ghetto,
per vincer povertà e non esser negletto
ma spesso per lo scopo si pagano pedaggi
a certi parassiti che vivon nei paraggi.
Per chi poi non lo fa ma è solo spettatore
può esser occasione di futili pretesti
per sfogare sugli altri la propria frustrazione,
di certo fanatismo ch’è solo idolatria,
o di bestialità ch’è meglio buttar via.
Come per l’Arte o Fede od anche nel Sapere,
lo Sport nella vita sapor da come il sale,
e fare può del bene…ma anche molto male…
…se scivoliam nel doping o c’entra il Capitale
volete il mio parere?! Più d’uno si fa male…
…allor che duri poco ché a star con palle a terra,
basta per noi mortali or l’un, or l’altra guerra…
…oppur che resti “Gioco” e serva da modello
a tutte le persone valendo quale omaggio,
alla Natura e a Dio, di Lor grandezza raggio.
Panza lì 21 dicembre 2006
Paolo Iaccarino - Panza d’Ischia
Nonno
Eri dolce,
ed io la tua piccola.
Mi tendevi la mano,
io ti aiutavo.
Tu cantavi,
ed io ti ascoltavo;
tu ridevi,
ridevo anch'io...
Eri la rondine
che protegge
il suo nido,
ed io ero felice
accanto a te.
Mi hai lasciata anni fa:
te ne sei andato in silenzio
senza dirmi nulla.
Non ho potuto salutarti,
ma ricordo
il tuo ultimo sorriso,
mentre ti dicevo:
" t' voglio bene assaje "
Carolina Iacono –
Forio d’Ischia
Note Dolcissime
Dita d'uomo,
incerte ancora, indecise forse, ma
tenere,
suadenti
come il cuore.
Un cuore nuovo,
ma antico...
e mentre
gli occhi si perdono....
la pelle si tocca
teneramente,
timidamente
e alle note dolcissime
si mescolano
le sensazioni, le tensioni, i brividi,
i sogni
di due bambini
che nella musica
e per l'amore
diventano
un uomo e una donna.
Carolina Iacono – Forio
d’Ischia
Stelle…
Fiammelle della nera notte
…brillano…
..per noi nel celo.
Ingenui possiamo solo guardarle,
sognando di viverle
illusi di poter afferrare
la loro interminabile
luce.
Anna Lamonaca - Forio d’Ischia
Tramonto
Arancio,
questo tramonto vellutato.
E nella sera il sole
oblia nel mare
la breve vita sua
a rinascere gia pronto
col nuovo giorno
fondendo il
ghiaccio dell’aere
si riposa nell’azzurro.
Anna Lamonaca - Forio d’Ischia
Il senso della vita
Il senso della vita
è la vita insensata
che senza senso ha un senso
sensazionalmente sensato
sensazione sensazionale
considerata senza senso
da chi non ha senso
e ha perso
il senso della vita.
Giuseppe Magaldi - Panza d’Ischia
Petali di cielo
volteggiano lievi,
fiori di cristalli
intessono veli.
Veli di cielo,
nastri di sole
si ingemmano i prati
smaltati di rose.
Rose di cieli,
smeraldi di mare,
incanti di tepide
notti d’estate.
Ori di lune,
tramonti rosati,
argentei sorrisi
di incanti lunari.
Ricami dorati
intarsiano i cieli,
si chiudono i calici
sui fragili steli.
Covano sogni
in coltri di brine,
si destano ai soli
di caldi camini.
Lucia Mattera Sant’Angelo dei Lombardi Avellino
Talvolta io siedo
a muri inascoltati
fra le case di tufo
acri e fra i gerani
brecce
di cimase
quasi indovino
il fiore
le cime di fiumi gli spigoli
di aurore
nel mattino
Roberto Morpugno – Bulgarograsso Como
Quadro di Palinuro
Venne da Palinuro
una voce d’ombra
in grotte
rilucente
venne e portò le coltri
di mattine di
fiordi
lungo
argini
aprì fiori
di cardi
e infiammò di luna
la sera
a Camerota.
Una baia, oh!
il Sole (e la
bruma
bianca
caligine)
rosacquea
salina
fra le nubi...
Scese su Palinuro
il dio Anubi
in uno
iota e portò
lontani trilli
di cicale
in mummie
l’oasi
di parole muta.
Fu allora la notte
testuggine azzurra
fra le biade
umide del cielo.
Vedemmo gli erpici
striare
le strade
e gli asini
inumati
nei sentieri,
i dirupi biondi
di mais
e le Scimmie
dell’uomo.
Lungo la spiaggia
aggrottano
in caverne
le abitate
ombre,
figliano
ignare
erbe
genitrici.
Roberto Morpugno – Bulgarograsso Como
Ballata gitana
Balla matrigna
Balla il tuo canto
Osserva furtiva
e scruta l’inganno
quante parole
quante domande
richiudi il tuo scrigno
cancella l’incanto
perle dorate
monili d’argento
luce riflessa
di un sogno pagano.
Balla matrigna
Balla il tuo canto
Conta i tuoi passi
Impara la danza.
Muovi il tuo corpo
Stendi le braccia
Ruota veloce nella giostra del canto.
Balla matrigna
Balla il tuo canto
Accogli la vita
Nel suo disincanto
Filomena Murolo – Casamicciola Terme
Lampedusa
Universo di vite pulsanti
alchimie di esseri pensanti
un blu assordante
di silenzi parlanti.
Meduse biancastre
aleggiano sole
stelle rossastre
anelano al sole
alghe naufraghe
cercano spole.
Maree danzanti con lune pazze
mimano gesti
intonano canti:
movimenti ritmici
sinuosi
cadenzati dal respiro
assumono forma
si uniscono al rito.
Rito di vita
origami di luce
essenze pudiche
in un gioco di vite.
Filomena Murolo – Casamicciola Terme
All’improvviso, invadente,
un dolore spalancato
da un televisore vociante…
inutilmente.
Triste saperti arreso
e ricordarti immenso
scomparire piccolo,
chino e introverso,
tra le nuvole dense
di una vetta esigente;
e ritornare grande,
il cielo abbracciato,
la folla adorante
per un amore terso.
Dove sono i miei eroi
invincibili e immortali
di un infanzia felice
e sognante? Dove
le favole bugiarde
e vigliacche
del mio mondo colorato?
Dove la tua faccia sudata
di fatica ansimante
e vera…e pulita…e vincente?
Sulle vette irrinunciabili
della nostra passione,
tra le nuvole leggere
del tuo mondo lontano…
corri ancora Marco,
non fermarti…Campione!
Francesco Palermo – Torchiarolo Brindisi
Io grido
Lasciatemi pregar il mio Dio
La mia preghiera si espanda
Lasciatemi libero coi miei pensieri
Che il mio pensiero non vi urti
Non calpestate la mia persona
Ch’io sia uguale agli altri in dignità
Lasciate che io veda oltre i monti
Una umanità operante e affratellata
Che io sia fratello con il mio fratello
Nulla divida il nostro legame
Ch’io sia sottoposto alle leggi
E giudicato da giudici saggi
Che il lavoro mi renda libero dal bisogno
Che un tetto copra la mia testa
Voi che governate il mondo
Spezzate tutte le catene.
Agostino Polito – Panza d’Ischia
I giorni nostri
Il passato migliora nel presente,
il presente si evolve nel futuro.
Prediletta storia….
anonima Signora.
Orme dilettose
specchiano la mia passione.
Gloria mai ti invidiai
Rispettandoti in te rimasi.
Il cielo rimirai
con affetto e timore
mi ritrosi.
La baia complice accolse
i miei desideri irrisolti.
Sacchetto oscuro….
il mio pasto bianco donai.
30 novembre 2006
Maurizio Sapio
San Giorgio a Cremano Napoli
Sullo sport
Una pacifica bolgia
accolse la mia verginità.
Troia mi sentii
assecondando il tutto.
Un piacere sottile
quanto tanto….fu il riflesso nel suo processo.
Sconcio il pensiero…
esaltò il mio essere.
Una famiglia trovai
sguaiatamente sorridente.
Scarpini volanti
giuochi pericolosi….
per te e gli altri.
Sbiancato ricordai il volto di mia mama’.
Amorosamente schifata
mi staccò da essa.
Il fischio misericordioso
Si divise in tre spiri.
Svegliatomi dalla mia composizione
ricomposi le mie vettovaglie.
31 ottobre 2006 Maurizio Sapio San Giorgio a Cremano Napoli
‘O presepio
Finalmente è fernuto ‘stu presepio, doppo tantu tiempo e martellà
tutte chelli mazzarelle, ‘e ccase e tanta suvero a ‘ncullà,
quant’animale, pucurelle, albere, pasture, ma che folla!
‘nc’è vuluta tanta pacienza, paricchia fantasia e quanta colla.
Vedennolo ‘e faccia, cu tutto l’attenzione, ch’effetto bello,
ma chello ca cchiù me piace e ‘a stalla cu ‘o Bambeniello
appujato ‘into ‘a mangiatoja e affianco ‘o vojo e ‘o ciucciariello,
S. Giuseppe sta all’erta cu ‘o bastone, mentre addunucchiata è ‘a Madunnella.
‘E lato e dduje zampugnare arravugliate ‘into a nu pastrano,
‘a cielo scenne ‘a stella cumeta ca brilla sana sana.
Azzeccata ‘a stalla ‘nce sta Zibbacco dinto a ‘na cantina
mentre ‘o lato ‘e coppa, ‘into a nu pagliaro, dorme placido Benino.
Annanze all’entrata, cu ‘o cienzo mano, nu maggio sta addunucchiato,
sicuro è Melchiorre pecchè Gasparre sta ‘ncoppa ‘o cavallo annuccato,
invece Valdassarre, rimasto appere e cu ‘a mirra mmano,
cu tutta ‘a riverenza, s’avvicina ‘o Criature chianu chiano.
‘Ncoppa a ‘na muntagna, ‘o lato stuorto, scenne ‘o sciummo lentamente,
e quase a mità d’isso nu ponte sta appujato malamente,
affianco a ‘na sponda, cu ‘na lenza mmano, sta nu piscatore,
a cchell’ata, invece, porta a pasculà na decina ‘e pecure nu pastore.
Verzo destra, opposto ‘o sciummo, comme è appesa ‘na scalinatella
addò scenne nu monaco cercante e ‘a zengara cu ‘na nennella,
e ‘nlundananza, ‘ncoppe ‘e muntagne chine ‘e neve, e casarelle
ca formano tanta paise cu nu cuofano d’evere e alberielle.
‘Sta vota nun manca proprio niente, c ‘nce sta pure ‘o cacciatore
ca punta ‘o ribbotto all’aria, proprio vicino a nu pastore,
e mentre, affacciata a nu balcone, sciaque ‘e panne ‘a lavannara
‘o piano ‘e vascio scioscia ‘o ventaglio ‘a castaggnara.
‘O banco cchiù bello è forze chillo do pisciavinolo
cu ‘e saraghe, alice, treglie, orate, cuocce e spicole,
murluzze, baccalà, àmmare, secce, purpe e calamare,
e po’ ‘e spaselle ‘e vongole, telline, cozzeche e fasulare.
Nun se pò dicere niente ‘o bancone janco do macellaro,
‘nce sta ‘o quarto ‘e puorco, ‘o biffe, ‘e sacicce e ‘o vucculare.
Vicino ‘o casadduoglio, ‘into ‘o llargo, ‘nce sta na bella tavulata,
magnano e bevano, me parano ‘mbriache, chilli pasture assettate.
E pasture, sempe ‘e stesse, so sulo ‘e creta e tutte culurate,
so’ gruosse e piccirille, cuaccuno cu ‘a colla ‘e pesce è azzeccato,
me parono vive, belle, financo chillo ca vozzola, nisciuno è brutto,
pure ‘o fruttajuolo ca tene tutte chelle sporte chiene ‘e frutto.
So’ proprio vere ‘e mmele, cucozze, vruoccole, rape e fenucchie,
chiunche ‘e guarda se ‘ncanta e le brillano tutte ll’uocchie.
Po, affianco ‘a cascata, ‘nfaccio ‘o muro, ‘nce sta ‘na funtanella,
l’acqua jesce da ‘na cannola e dinto ‘a vasca ddoje paparelle.
E comme splenne quanno s’appicciano ‘e sserie ‘e piselline,
cu ll’angele ca scennano do cielo ‘a ‘into ‘a cristina,
e quanno tutto sta stutato e s’appicceno ‘e fuoche ‘e lampe intermittente
me pare proprio nu paese, nun è cchiù nu presepio sulamente.
Chist’anno overo me so proprio ‘mpignato, è troppo bello,
ma forze m’à ‘spirato Isso, so’ meretavo ‘o Bambeniello,
me dispiace sulo pe’ tutte chille ca nun ‘o fanno,
pe parte mia, fino a che campo, ‘o faccio sempe ogn’anno!
Biagio Scognamiglio – Napoli
Le olimpiadi moderne
Lodata
Era
Olimpia
Lasciando
Impronte
Memorabili
Panelleniche
Incommensurabilmente
Adempi’
De Coubertin
Immortalandone
Magnificamente
Ogni
Discendenza
Epica
Riaccendendo
Nuovi
Entusiasmi
Biagio Scognamiglio - Napoli
Una culla per un cuore
Or sei cresciuto
ed hai lasciato la culla;
hai lasciato quel cuore,
che ti cullava bambino,
e ti ritroverò per sempre
sul mio cammino.
E' lo stesso sorriso;
gli stessi occhi di stella.
Non hai parole,
così come allora bambino,
ma parli soltanto col cuore,
perché parli d'amore.
Non cerchi una grotta,
e neppure la paglia;
tu cerchi una culla
che è fatta di cuore,
ch'è fatta d'amore.
Giammai troppo grande;
resterai eterno bambino,
fiorito per sempre
in questo giardino,
giardino di un cuore,
che sempre ti dice:
ti voglio con me,
con te son felice!
Cuore d'ogni cuore,
amore d'ogni amore,
avrai per culla
il nido del mio cuore.
Don Pasquale Sferratore - Forio
Vorrei dipingere il tuo volto
Ti ho sognato come un arcobaleno:
era bello, ma soltanto il tuo nome!
Ti ho sognato come un ponte sul mondo:
era bello soltanto il tuo nome!
Ti ho sognato come un'aquila,
che vola alta nel cielo,
ma erano tanti i missili
puntati contro di te!
Ti ho sognato come un fiume;
sembrava rosso come il tramonto del sole,
ma soltanto sangue innocente,
che mormorava tra i sassi del greto
lo sconsolato pianto
di mamme cui hanno ucciso i figli!
Ti ho sognato come il velo del cielo,
traforato manto da bombe e proiettili;
Non brillavano né sole, né stelle,
soltanto brandelli a ricordo di un sogno,
che non ha primavere!
Miniere d'oro e d'argento avea la terra,
come turgido seno, che ognuno brama
e che nessuno sfama;
feroce belva, che l'indifeso sbrana!
Dove ricchezza abbonda
c' è sempre una guerra,
dove l'insaziabile cuore dell'uomo
le sue frecce acuminate sferra.
Ti pingerò così,
amabile volto della pace:
come un albero languente,
che spinge le sue radici verso le sorgenti;
come una terra senza tesori,
fatto soltanto
di cuore e d'amore!!!
Pace,
dolce volto di mamma,
che tanto soffre,
ma che sempre spera.
Don Pasquale Sferratore - Forio
Lungo questa strada maestra
Lungo questa strada maestra,
graffi sulla pelle arsa dal sole,
palpiti appena accennati nel
sudore.
Polvere di sabbia
nelle raffiche di vento,
scirocco che brucia ferite
mai guarite, spaccature
nelle certezze del mio vivere.
E si’ mi incammino
lungo questa strada maestra,
dove il pensiero non viene
fotografato, ma sfugge
consapevole della sua
libertà,
dove i confini, termini
del cammino, non
si vedono,
dove il tempo ha perso
la sua ombra.
Gian Roberto Silvestri - Forio
Quando il tempo passa
Quando il tempo passa
senza guardarti ed il vento
ti sfiora appena, congiungi
le mani alle mie, dolce
sofferenza di una notte insonne,
fra le pieghe dei sorrisi amanti.
Noi furtivi ladri nelle ore
calde di sole e di baci,
respiriamo l’odore dei campi,
dopo il sollievo di una pioggia
amica.
Languida questa attesa, di chi,
di che cosa, non so’,
questo silenzio che ci copre come
un lenzuolo fino a non farci
respirare.
Questo silenzio come confine
fra il vero ed il falso,
questo silenzio come luce
in un tunnel di incertezze.
Quando il tempo passa senza…
Sei sempre più bella.
Gian Roberto Silvestri - Forio
Gino Bradipo
Gino Bradipo, l’attore
ha un dolore sulla schiena;
va a trovare il suo dottore
per curarsi quel problema.
“Lei fa poco movimento
- fa il Dottore Cocciadura -
per guarire in un momento
la ginnastica è la cura”.
“La palestra non mi piace,
puzza l’aria di sudore.
Non ho spirito vivace:
dormirei ventiquattrore!”
“Faccia lunghe passeggiate
con il passo un po’ allungato
e vedrà tra due mesate
il dolore è già passato”.
Presto presto, la mattina,
Gino Bradipo incomincia
con la sua passeggiatina
dentro il Parco della Cincia.
Non è certo cosa vana
respirar aria pulita:
dal lavoro si allontana
e riflette sulla vita.
Gino scopre com’è bello
contemplare la natura;
riposandosi il cervello,
si dimentica la cura.
Loredana Simonetti – Roma
Fratelli d’Italia
Strana è l’Italia, nessuna novità
strana la gente con il suo pensare
la gente, quella stanca de la libertà
che spesso vi calpesta onore e gloria
col fare e dire e niente le va.
Un tempo amata terra di patrioti
che furon d’esempio alla morte votati
e lustro il sogno della lor bandiera.
Altri al nemico donavan l’Italia
fuggendo la guerra e i fratelli tradendo
e da partigiani esultar per l’inganno.
Ma oggi son molti a volere infangare,
l’Italia, la patria, l’onore e la gloria
l’orgoglio dei padri immolati per noi,
di giovani, arditi, di veri italiani
che han dato bandiera morendo d’eroi
gridando con forza il “Viva l’Italia”.
La terra dei padri vi vuol calpestare
chi offende i valori e il suo tricolore,
ma regna la storia e al tempo non muore.
L’indegno italiano che trova lamento
è gente che umilia e non serve d’esempio,
arride la patria cantando e osannando
solo a quell’inno di falce e martello
e oltraggia poi quello d’Italia risorta.
L’esempio lo dà chi senza vergogna
si alza esultando in piedi a quell’inno
e canta con tutti il motivo che orgoglia
e poi si ritrova con gli occhi di pianto.
Ed oggi s’indulge alle stupide offese,
a chi oltraggia la gloria e nostro coraggio
gioiendo a improperi di iscritti d’insulti
e fa dell’Italia sia pure al mondiale
titolando, “Le Monde”: “la mafia in finale”,
che già Lamartine con tanta inclemenza
parlava di noi de la “terre des morts”.
22-luglio-2006
Bruno tedeschi -
Jhon Fitzgerald Kennedy in occasione del suo insediamento a Presidente degli Stati Uniti disse (oggi avrebbe anche detto a quelli che gridano abbasso l’Italia): “Non chiedetemi cosa l’America farà per voi, ditemi cosa farete per l’America.
Sognando la coppa
Se fossi anch’io tifoso al par di tanti
di certo non sarei così indolente
e penserei lo stesso come tutti
a far schiamazzi sognandone il mondiale.
Osservo tutto ciò da neghittoso
ma colgo il fibrillar di molta gente
che attende da più giorni il “Carnevale”.
Un ‘euforia che appaga ovunque e tutti
ch’emerge con violenza e intolleranza,
scoprendosi, improvviso, un po’ italiani
e sventolar bandiera per le vie
come se tutto ciò fosse d’auspicio
a convogliare in rete tanti goals.
Son come pazzi gl’illusi del pallone
che allieta senza dubbio per gli affari
ed altri a correr dietro con furore
convinti che l’agir produca effetti
con gli scongiuri e gesti scaramantici,
con facce tinte, pennute come Apache,
avvolti di bandiere al par d’eroi
sembran patrioti dell’Indipendenza.
C’è poi chi chiede pòter barattare
il piedistallo di Giordano Bruno
per additare al mondo tutto intero
gli illustri in questa guerra del mondiale
che onore han reso all’Italia intera.
Non cessa il celebrar profano e sacro,
magie d’auspici e pur di malefici
che vede gli avversari già defunti
di manifesti a morte e funerali,
rendendo onore col partecipare
le esequie celebrate a tarda notte
con fuochi d’artificio e gli schiamazzi,
se cambia il tempo e muti pure il vento.
E l’esultanza propaga nell’arena
quando s’avverte che dovran lottare
con la temuta squadra d’alemanna
ch’è un osso sempre duro in ogni tempo.
Le piazze sono ardenti a grandi schermi,
impera il fanatismo e pur l’ebbrezza,
qui tutti son propensi a dar la mano
o meglio il proprio piede per segnare.
Si ficcan con la testa nello schermo
scambiando posto col portier dormiente
che per fortuna è anche non udente,
col giocator che ha perso anche la palla
ch’è rotolata in qua del grande schermo,
ma i tifosi lesti a rimandare
sognando azioni da mitigo Diego.
La strada è colma di ritrovata pace
giacchè nessuno crede di mancare,
serrata è ovunque e naso alla TV
per far l’Italia o morir d’eroi.
Ventura vuole che dopo strazi e attese
solo alla fine dei supplementari,
quando forze e speranze eran supine
che il caso abbia la fine decretato,
com’è consolidata tradizione
col primo ed il secondo in un baleno.
L’Italia è salva ancora in questa guerra,
scampo è l’onore che la vede magna
non soggiogata a tirannia d’oltralpe.
Almeno oggi avanza il tricolore
e nulla importa se v’è pur chi spera
e insiste a programmar la secessione
col sogno degli affari alla Padania
e il convogliare i fumi a chi non pena
ch’ormai non serve più la loro causa.
Sarò come tra pochi un’eccezione
ma del pallone a me per nulla importa
e lascio agli altri i riti e il piacere,
i canti e suoni e schiamazzar di trombe.
Terrò per me l’amor del tricolore. 4 - luglio -2006
Bruno Tedeschi
Una zanzara
Un notte non riuscivo a dormire perché una piccola, ma grande, zanzara mi
ronzava nell’orecchio incurante dei miei impegni del giorno dopo. Il suo ronzare
era però particolare, come parole veloci che non riuscivo a comprendere. Poi
posatasi più vicino, cominciai a capirla e parlò così:”Sai! quando nacqui
,subito cominciai ad andare di gente in gente ad assaggiare il sangue di
molti.Mi accorsi che potevo sentire, nello scorrere del loro sangue nel mio
corpo, ciò che essi provavano.Sentii la tenerezza,la gioia,l’allegria,la
fortuna,l’amicizia;percepii grandi sogni ,grandi promesse.Pensai: -Che bella
gente e che bella vita!Se è così bella la loro può esserlo anche la mia!-..Un
giorno però conobbi la paura,poi la crudeltà,poi la tristezza,l’ansia,il
dolore,la noia,l’amarezza,ascoltai i pensieri più oscuri,respirai la
sconfitta,vidi i sogni frantumarsi come bicchieri di cristallo,sentii
pronunciare minacce terribili contro se stessi,qualcuno maledì la vita e io
provai disgusto per chi la creò.Dovetti smettere di volare perché sentii
ghiacciarmi le ali e le zampe.Pensai:-Come è possibile resistere a tutto ciò?Ne
posso sentire solo una piccola parte e non credo,ormai,di trovare il coraggio di
resistere ad un altro dolore simile.
Confuso e debole decisi di dare un’ultima
chance alla vita.Come un leone ,che ormai prossimo alla morte per fame, divora
la sua ultima preda, solo per prolungare di un altro giorno la sua agonia,così
decisi di assaporare un’ ultima volta il sapore freddo del sangue.Mi posai su di
una mano ,il gusto del sangue era dolce:-Ho fatto gli stessi gesti di
sempre!Cosa è cambiato?-Era la mano di una mamma che abbracciava il figlio,era
la mano di un uomo che abbracciava la sua donna ,era la mano di un uomo che si
asciugava il sudore versato per la famiglia ,era la mano di chi sa prendere la
cose bella della vita ,non per tenersele, ma per regalarle al mondo e a chi vuol
bene.Sentii nuova forza e nuova speranza,sentii i sogni levarsi in volo come ali
di uccelli che neanche un colpo di fucile può abbattere,sentii il cuore degli
uomini toccare il paradiso,sentii canti di gioia,sentii benedire la vita e amai
chi la creò. Adesso sò chi cercare nel mondo, cosa è importante che da a tutto
un senso,dove tutte la cose belle, che provai all’inizio della vita, sono
racchiuse.Dove c’è amore, lì sarò.Dove qualcuno ama, lì sarò;ma non credo più
che la mia possa essere una bella vita,perché, anche se dovessi affrontare molte
cose brutte e dolorosissime,vorrei una volta ,anche una soltanto,sentire cosa si
prova a maturare e far esplodere quella infinita forza che tutto spinge e che ti
fa gridare al mondo :-IO ESISTO E NON MI ARRENDO.-“
Davide Vanacore - Caserta
Tra sguardi
Voli in discesa libera.
Un tuffo di gabbiano
nel mare della vita.
Onda di vertigine
fragore abbagliante
che urla un vagito.
Corse ad ostacoli.
Falcate tra le siepi
nel dedalo a spire.
Ricerca di frequenze
altalena di passi
che tagliano il fiato.
Tornei tra le squadre.
Germogli d’alleanza
nel verde a scacchiera.
Patti muti tra sguardi
intensità d’intese
ch’ anelano all’oro.
Salti in cieli alti.
Uno stacco ch’eleva
tra torri di nuvola.
Attimi d’eternità
note sul pentagramma
che volano d’azzardo.
Cerimonie sul podio.
Scatti d’immobilità
nel lieto temporale.
Inni freschi di pioggia
strappi di nastri tesi
che fasciano il cuore.
Laura Vicenzi – Bassano del Grappa Vicenza
Vittorie quotidiane
L’oro del podio
è nella luce nuova del mattino
profuma di talco e di biscotto
l’attimo del risveglio alla vita.
Lampi di bronzo
saettano nel traffico del giorno
incidono a fuoco sulla lastra
le tappe che segnano i destini.
Pallori argentati
quasi serali carezze di luna
diffondono quiete nenie di pace
lenti rientri a vela nei porti.
Laura Vicenzi - Bassano del Grappa Vicenza