Tutte le poesie partecipanti alla Quinta Edizione del concorso di Poesia "Panza - Isola d'Ischia"

 

Alla salute!

(ode a George Best)

 

Con una gamba sola

a pattinare sul fango

A pettinare il destino

A spettinare la chioma

Spalle strette e basette lunghe.

Braccato dai terzini e dalla polizia.

Il talento è verde come il trifoglio,

il destino sincero come il buon vino.

Barcollava tra folle e dolori,

saettava di un’allegria sterile,

di un sorriso sfacciato e irlandese.

Sposò la gloria,

che tradiva ogni sera,

in letti di spasmi e bollicine.

Sognava l’Old Trafford e un paio di pinte.

Genio senza lampada

e senza polmoni.

Negli occhi l’ultima sbronza,

addosso l’odore dei rimpianti.

Si ubriacava di sé

e si vomitava al mattino.

Due dita in gola

e  poi la solita finta.

Morì di bevute,

perché sapeva morire.

Tradito da un nomecognome

che lo adescò per una vita.

Metafora irriverente

di un castigo sublime

                           

                               Pierpaolo Arzilla - Roma

 
 
 
 
 
 
Il profumo della sera
 
 A  piedi nudi sulla riva,
 il mare calmo della sera.
 L'oro vecchio del tramonto
 tutto abbraccia , prende e...conserva.
 Tutto il bello, che ti passa accanto,
 ti sfiora…. E…. fugge via.
 I pensieri scossi,
 dal lento battito d'ali,
 di un notturno gabbiano.
 Vola una piuma!
 Un alito di vento, perso nel tramonto,
 la porta via, verso l'orizzonte!
 Quasi a raggiungere...
 l'anima del sole.
 
                                  
  Carmela Baldino - Casamicciola Terme

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
Un suono lontano
 
 Ora...quella musica,
 mi.. attraversa l'anima,
 note di ricordi,
 fermi nella mente,
 echi di bimbi,
 a rotolar sull'erba.
 Tornan gli aromi,
 di quell'umido prato.
 Ora...quella musica,
 mi attraversa l'anima.
 Tante le corse,
 andare incontro al tempo,
 scoprire l'orizzonte.
 Ora ...quella musica,
 mi attraversa l'anima,
 riflessi di una vita,
 dove tutto è un sogno,
 al suono di...una musica.
 
    Carmela Baldino - Casamicciola Terme
        

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Afferrero’   il  vento

Afferrero’ il vento

e lo costringero’  a volare

sui diafani pendii

di una roccia

opaca e scolorita,

lo faro’ soffiare

sugli spruzzi argentati

di un’ accecante

bianca fontana;

mi aggrapperò alle sue ali

eteree e impalpabili

ed io, osserverò

dall’alto

un mondo inafferrabile,

seppur meraviglioso.

 

         Angela Barnaba - Forio d’Ischia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non mi rassegno a contemplar  l’ombre

 

Non mi rassegno

a rimanere immobile

incatenata e felice

come un ebete di Platone

a contemplar l’ombre

 

Ed anche se la luce

ferirà i miei occhi,

voglio uscire dalle tenebre

e respirare.

 

    Angela Barnaba - Forio d’Ischia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                 Rinascita

 

Il carro di una nomade nella notte di Natale

sostò lungo il tratto del mare

la terra accolse una nuova stella

che diede luce di riflessi dorati,

al dolce incantesimo dell’amore.

Per la conversione di rinascita dei cuori

verso la speranza del bene.

 

La gitana guardò la stella,

per provare ancora

la dolce sensazione di esistere,

per trascinarsi ove il profumo dei fiori

si espandeva ancora.

 

Avvertì la rinascita del suo cuore

attraverso quel florido incanto.

A mezzanotte, il suono della campana

realizzava anche per lei un segno d’amore…

il Natale!

Avvolto nel tratto di un viso dolce e sicuro chiamato…

Gesù!!!

 

         Elena Chiazzo – Pomigliano D’arco - Napoli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Seren soffrire”

 

E’ tutto buio

dall’alba al tramonto son perso,

rinuncio a camminar,

ma devo correr per farmi viver dalla vita.

Che brutto inceder

ma guarda la’,

un om soffre poi meglio stara’

quei pantaloncini , quella maglietta

dai suoi pori getta i mali,

il suo sudor lava un animo imbrattato.

Mentre indosso gli indumenti sportivi

il mio cuor e’ spezzato

mi guida la speranza

corro, corro,

fatico a respirar ma non mollo

sotto quella doccia mi sembra di rinascer

mai piu’ rinuncero’ a viver la vita.

 

Alberto Canetto – Massafiscaglia - Ferrara

 

 

SINTESI.

LA SOFFERENTE QUOTIDIANITA’ PUO’ ESSER VINTA

DA UNA CORSA LIBERATORIA.

E’ UNA DOLCE DROGA DI CUI NESSUNA PERSONA   DOVREBBE FAR SENZA.   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Grazie o Sole

 

Il freddo pungente raffredda

le membra, la legna a scoppiettar

nel camino è là a darci quel tepor,

che vorremmo non finisse mai.

 

Il pensier va all’estate,

che è passata e che verrà di nuovo.

Il caldo, il caldo è bello.

 

Grazie o sole, che splendi

e fai viver tutto sulla terra,

senza di te ci sarebbe solo buio e morte.

 

Grazie o Sole, continua a bruciare

come la legna scoppiettante nel camino

continua a darci quel tepor

che vorremo non finisse mai.

 

Grazie o Sole di esistere e di farci vivere

anche se tutto inizia e tutto finisce

come la legna nel camin.

 

                    Luigi Castaldi – Forio d’Ischia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Or sei una Stella mamma

 

Mamma!!!

Parola amata

sussurrata, sillabata…

A noi tanto cara.

Mamma sei una dolce canzone che parla d’amore.

Volto ridente che or non c’è più.

Or lascia cadere una pioggia

di rose su di noi

e guidaci come ci hai sempre

guidati e voluti bene!!!

Abbiamo visto una Stella

brillare lassù…

appena la luna ha fatto capolino.

Sei tu mamma…

Or brilli negli astri celesti

nel coro dei Santi

nei candidi giardini del Paradiso.

Mamma, dicci e facci

conoscere quella isola

bella e incantata

che tu sei andata a visitare

affinché un giorno noi figli

ti possiamo ritrovare

nella luce eterna di Dio.

 

              Fermina Castaldi - Forio d’Ischia

 

 

 

 

 

 

 

Ti ringrazio Signore

 

Scorre lenta la mia vita

fatta di dolci armonie,

la vita che mi circonda,

i miei figli, tutti i miei affetti.

Vorrei chiederti Signore

con il cuore di mamma

di poter esaudire le gioie

ma purtroppo la vita

è anche di dolori,

ed io accetto.

Ma il mio pregare

non è invano.

E so che un giorno sarò esaudita

e il mio cuore

troverà gioia infinita.

Ti ringrazio Signore

di averci dato la vita.

 

       Fermina Castaldi  Forio d’Ischia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Panza d’altri tempi

 

Sulla strada principale aspettavano le carrette

non potendo entrare nelle stradine strette.

Dalle cantine, dai vicoli, dai sentieri

uscivano ogni tanto: asini, muli, carrettieri.

Ogni asino portava sulla groppa due tre barili

mentre il ciucaio spesso lo spronava con frasi scurrili.

L’odore del vino per l’aria si spandeva

invitando e inebriando chi beveva.

Chiunque alla cantina si avvicinava

il proprietario prontamente a bere lo invitava.

Il padrone era addetto alla cannella

e contava i barili che uscivano dalla cella.

I barili venivano caricati sulle carrette

e spesso a Forio erano dirette.

A Forio il vino veniva trasbordato su bastimenti

e con altri mezzi arrivava in vari continenti.

Era il mestiere duro il ciucaio e il carrettiere

ma quello che ho descritto ricordo con piacere.

 

                            Leonardo Castaldi - Panza

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per la pace

 

Un Organizzazione mondiale occorrerebbe preparare

affinché la pace nel mondo possa regnare.

Con regole chiare e sanzioni severe,

crediamo sia possibile la pace mantenere.

Per far questo sarebbe necessaria un Potenza

che al mondo non tema concorrenza.

Una forza di pace che verrebbe mantenuta,

da ogni persona che su questa terra è venuta.

Ogni Stato pagherebbe  naturalmente

quel che il reddito nazionale gli consente.

E’ ora che la forza del diritto possa valere

e il presunto diritto della forza debba tacere.

La pace con tutti i popoli noi vogliamo

e nessun padrone del mondo noi accettiamo.

Con una Potenza forte e neutrale

liberata dall’influenza politica e statale,

ci sembrerebbe possibile davvero

avere la pace nel mondo intero.

 

                            Leonardo Castaldi - Panza

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ll’angiulillo

 

Quanno nasce ’nu criaturo

è assaje festa ’mparaviso,

pecché ’n’angelo ’a ’int’ ‘o scuro

tene mente ’o pizzo a rriso.

 

Cchiù d’ ’a mamma lle vò bene

st’angiulillo sciso ’a cielo:

ll’accarezza… s’ ’o mantene…

e ’o prutegge cu ’nu velo.

 

Quanno vide ca durmenno

’o criaturo fa ’a resella…

ll’angiulillo ’o sta pazzianno

cu la luna e cu ’na stella.

 

…E si cade da ’o siggione…

se ll’acchiappa ’int’ ’e ddenocchie:

lle riala ’o bombolone…

e ’na lacrema ’int’a ll’uocchie.

 

Comm’è doce ’stu mussillo

ca lle sponta chianu chiano…

ma ’nu vaso a pezzechillo…

votta ’o chianto cchiù luntano.

 

Zompa e ride alleramente

ll’angiulillo ’a dint’ ’o scuro,

pecché ’st’anema ’nnucente…

è pur’isso ’nu criaturo.

 

Vincenzo Cerasuolo – Marigliano - Napoli

 

 

 

LA CORSA

 

Comparve dalla curva in piedi sulla sella;

la folla applaudì, scandendo il nome suo,

ma tosto ammutolì… presa da gran timore.

Un’orda pedalante, il “gruppo” inseguitore,

volando sulle bici, cercava d’acchiapparlo.

Sparì dopo un istante, lasciando un          polverone;

il tifo, ormai zittito, quasi trattenne il fiato.

Più avanti lo striscione accolse il fuggitivo  

e l’urlo che s’alzò tutti rassicurò.

All’idolo locale arrise la vittoria.

 “É fatta – ognun diceva – abbiamo vinto ancora”.

Quanti cappelli in aria… quanti striscioni in  alto        

abbracci a non finire… qualcuno pianse pure.

A un tacito segnale sparì tutta la gente:

corse verso il traguardo, cercando il suo campione.

La strada vuota accolse l’ultimo corridore,

che, ansante, ancor correva, la mente sua all’arrivo.

Quanti sogni e sospiri… su quella bicicletta!

Quante maglie iridate…davanti agli occhi         suoi!

Coppi, Moser, Gimondi… eroi del gran passato.

Oggi la sorte arride all’uomo già famoso…

coraggio, campioncino… domani tocca a te!    

 

                              Vincenzo Cerasuolo  Marigliano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Come una luce

 

Silenziosi cadono fiotti di luce,

saltano sulle nevi come specchi infiniti:

alba invade il cielo come una luce

(e le tenebre chiuse con lacci stretti

reclamano la loro vita).

 

Vola la luce

incessantemente

e chiede di essere accolta.

Scompare dietro l’albero,

lì, dove muoiono i gabbiani,

dove si estingue il calore del nostro sentire.

Come una luce, una ipsilon mal scritta sui fili del cielo,

(un gabbiano che non sa volare)

riempie di sé,

della sua presenza, l’anfratto di eterno a lei riservata.

E il volo è breve. Un attimo.

Il tempo è eterno.

 

Infinito.

 

Come la luce.

   

Massimo Colella - Forio d’Ischia

 

 

 

 

 

 

 

Vessillo di un vociare spento

 

L’Irlanda è un sogno

fatto di fiume e ponte.

Sento aria e vento,

acqua frusciare.

Non sibila il castello,

ma tace. Il grigio

e il verde sono illusioni,

presto scompaiono.

Sanguina la ferita.

Delle strade in cui lampeggia

il vessillo di un vociare spento.

Non è che un bosco, ma

si intravede lo spettro.

Di una tonalità ritrovata.

 

Sulle scogliere ho gettato

sogni - per isole

che allineate aspettano.

Di vedere il sole.

 

Massimo Colella - Forio d’Ischia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL nuotatore

 

A lente bracciate

Avanza il nuotatore

Da costa a costa,

a mani piene raccoglie

il luccichio stellato delle onde

e lo sguardo cadenza

tra il filo dorato del mare

e il richiamo aspro delle rocce,

conteso tra gli abissi e la terra.

C’è nel suo avanzare

Una danza azzurra di respiri

Che taglia le correnti

E la rabbia bassa del vento,

un continuo disparire

come preso da un altalena

d’acqua e schiume.

E gia si perde

Nelle foschie marine,

a stanche gambate

sfuma all’orizzonte

incerta boa dei sogni

nel seno ondulato

di lontane sirene.

 

                  Carmelo Consoli - Firenze

 

 

 

 

 

          Pallanuoto

 

La bella palla al centro

di arrembanti traversate

s’impenna,vola

sibilo o colombella,

arranca sull’acqua

rappresa tra onde

di scivolanti squadriglie

come i tritoni guerrieri

dagli elmi intessuti

d’azzurro e di bianco.

                  E da schiume

rinasce e s’innalza

in prese volanti

e ancora s’immerge

nel profondo equoreo mondo

di frenetiche pinne;

pomo sgusciante

di grondanti aggregazioni,

contese mutanti

da pelle in squame.

                  Schiocca la palla

che lancia la sfida

di marini cavalli

che arretra, che avanza

oltre gli estremi baluardi

di acquose muraglie

a furia sospinta,

nel tremolio delle reti

mollemente s’adagia.

                   

Carmelo Consoli – Firenze

 

 

 

       Io gioco a calcio

(o perlomeno ci provo)

 

Sprezzante di sbrigativo rossore

calcio l’emisfero colorato,

sbiadito e ora incollato

là dove il sette è magia.

Lascia stare

per te

Non c’è nulla da fare,

salta pure grillo guantato

ma il mio roteante effetto

deride il tuo plastico insolente.

Che gioia,

si che gioia

ho bucato il bastione nemico

che sporco e ferito

cola a picco

nell’abisso verde.

Come il sublime movimento

di un eroe

dal tango argentino,

cerco una curva che non c’è.

Tutto il resto

è un grido feroce d’ardore

rabbia

adrenalina

e stupore:

GOL!

 

Daniele D’Alberto – Feltre - Belluno

 

 

 

 

 

Neve in maggio

 

Sussurrano le folate

delicate avvolgono

in scialle di libertà

umidi petali sulle

labbra, le palpebre,

il cuore.

 

Risvegliati sopita

maggese sterile

sarà neve a maggio

emozione cristallina

sui comignoli, sul mare

tremito d’ali…

 

è già qui

il minuto dono celeste

e attecchiscono rigogliosi

boccioli d’amore e d’addio

nell’io esultante,

che gode della canicola

 

fuori gela…

ti fidi della libertà

batuffolo miracoloso

io con te

credevi

ma la fedifraga

 

 

 

 

 

 

 

 

 

t’ha abbandonato

dissolto nel palmo

d’una mano delusa

ciò che appare è menzogna 

la meta agognata

alberga in te

 

L’io vola ancora

puro furor

non smette di

credere

solo tu sai:

libertà è essenza

 

respiro d’affannoso

risveglio, ricordo

mielato di spezie

fantastiche

meramente

utopia.

 

         Ilenia D’Ambra – Panza d’Ischia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  Polvere di luna

 

Si levarono attraenti balugini

nel quieto torpore della sera

Volto di donna consunta, la fresca

faccia dell’efebo, barbuti contorni

di Adamo agognano tale sfera

sperano di unirsi a lei quand’esca

 

contemplano la sua magnificenza

salgono l’erta ascesa di speranza

espongono la propria intemperanza

vanno all’apoteosi di conoscenza

 

ma ecco una nube densa avversa

da sguardi trasognati a disperati

s’ingabbiano in un assurdo mutismo

ma odo berciare in loro a voce tersa

lancinanti latrati lacerati

repressi in ansioso autismo

 

intanto la nube vien più corvina

tracotante di più le si avvicina

loro mesti spettatori della mina

caduti in forra apatici in rovina

 

su in alto v’è ancora fioco barlume

che richiama a sprazzi i suoi predatori

attende quei omertosi ammiratori

che son privi di una stilla d’acume.

                         

              Ilenia D’Ambra - Panza d’Ischia

 

 

 

 

 

 

 

 

Al campione Davide Marciandi

 

Immobil quiete,

nell’aria frizzante,

un balzo e giù.

 

Giù dai dirupi,

nei pendii inviolati,

tra il sibilo del vento,

ai confini della vita.

 

                            Maurizio d’Armi – L’Aquila

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il vento nelle mani

 

Una potenza senza limiti,

una velocità che si fa esplosiva,

che ti fa volare di onda in onda,

fra mille spruzzi,

in un balenare di luci,

in uno scintillio di colori,

incontro al vento,

verso il sole radioso

della libertà, della gioventù.

 

                            Maurizio d’Armi – L’Aquila

 

              

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  Le mani gentili

 

"Non voglio avere mani gentili"

ripeteva in modo quasi ossessivo

il povero contadino nel suo letto di dolore

e ti stupivi e non capivi.

Pensavi parlasse di mani morbide che

accarezzano, che confortano, che aiutano,

di mani che compiono gesti piacevoli o amorevoli

e ti chiedevi perchè, in un momento così difficile,

di sofferenza, di debolezza, di impotenza di

fronte ai disegni divini,

l'unico suo pensiero fosse:" Non voglio avere

mani gentili."

Lui se n'è andato per sempre, ma ti ha lasciato il

suo messaggio profondo che poi hai compreso.

Le mani gentili che non voleva avere erano le

mani lisce, curate, pulite, mani che non potendo

più lavorare la terra non testimoniavano più

il suo vissuto di dedizione al lavoro, non

mostravano più i segni della dura fatica, non erano più le sue mani operose e la sua dignità era perduta.

 

              Patrizia Del Giudice – Quarto Napoli

 

 

 

 

 

 

 

                   L’amicizia è

 

L’amicizia è pace,

è un arcobaleno che ti porta lontano.

 

L’amicizia è amore,

è un mondo colorato.

 

Se collaboriamo insieme,

i colori brillano sempre di più.

 

                     Emanuela Di Scala - Ischia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I numeri dell’amore

 

Due cuori e una capanna,

gli sguardi a una spanna;

due cuori che palpitano,

le emozioni che scalpitano;

quattro mani che si cercano,

le braccia che si intrecciano;

quattro occhi che si guardano,

due bocche che si amalgamano;

due voci che si chiamano,

due corpi che si amano.

 

                       Giacomo Di Meglio - Ischia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Instancabile artista

 

Ancora dipingi

nella sera che ti avvolge…

Una debole luce sulla tela

ti basta

per immortalare

uno squarcio di mondo,

che è il tuo…

Ferma,

la tua mano

mentre abbozzi le sagome dei tuoi sogni

con le sfumature della tua vita

E nel tuo silenzio

 ogni quadro

parla

di un ricordo ora presente

di un’emozione che palpita incessante

di un amore eterno…

E adesso anche tu deponi il pennello…

Qualcuno ha appena completato il Suo capolavoro:

la tua vita!

 

                   Ilaria Ferrandino - Ischia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Luce

 

Ti stai spegnendo,

ancora non ci credo...

Vorrei dirti tante parole,

ma nessuna sembra adatta a te.

Vorrei fare tante cose

ma rimango immobile qui

a fissare una debole luce

che resiste contro il buio...

Non ho mani per proteggerti dal vento...

Non ho corpo per ripararti dalla pioggia...

Non ho calore per allontanare questo gelo...

...Tutte queste lacrime sopprimono la tua fiamma...

E tu...

Combatti ancora

mentre l'ombra ormai ti avvolge;

Resisti

quando già sembra la fine...

 

...Ma adesso spegniti,

c'è una luce più grande

che ti ha in sè!

 

                  Ilaria Ferrandino - Ischia

        

 

 

 

 

Vigilia di Natale

 

Oggi che l’uomo

ha dimenticato

ed esiliata

davvero può sembrare

la speranza,

vorrei essere anch’io

la “Voce nel deserto”

per urlare nel mondo

il Tuo abbandono.

Ai Tuoi Profeti

ancora

domanderei la strada

per valicare, insieme,

le montagne inviolate

dell’egoismo

e dell’indifferenza.

Solo così

saprei forse cantare

l’Assoluto

e finalmente,

a Mezzanotte in punto,

tornerebbe la pace

nel cuore del poeta.

                 

         Enzo Gaia -  La Spezia

 

          

 

 

 

 

 

 

 

    Filastrocca  dello  sport

 

Lo  Sport  si  faceva    già   nell ’antichità

col cimentar se stessi per ottener successi

o ricavar  favori    dall ’ essere  i  migliori;

 

ma si faceva pure  scendendo  nell ’arena

col gladio per pugnare, la testa da salvare.

 

Oggi perché si fa ?!: per diventar più forti…

per sfida  con se stessi   o verso la natura…

per  ottener  primati    ed  esser ricordati…

 

per dire ai nipotini davanti a una medaglia,

un tempo fui il migliore, ancor mi batte il cuore.

 

Lo fanno  i Presidenti  russi  ed  americani

al fin  di  conquistare  il cuore  della  gente

che poi non bada a quello ch’a loro passa in mente.

 

Talvolta  lo si fa   per  togliersi  complessi,

per migliorar l’umore e farsi un poco fessi.

 

Per vincer malattia…o stare in compagnia.

Se poi è professione    e  la si sa sfruttare,

serve per fare soldi…persin l’amor comprare.

 

Qualcuno poi lo fa   per uscire dal ghetto,

per vincer povertà   e non esser negletto

 

ma spesso per lo scopo si pagano pedaggi

a  certi  parassiti   che  vivon  nei paraggi.

 

 

 

 

Per chi poi non lo fa ma è solo spettatore

può  esser occasione    di  futili  pretesti

per sfogare sugli altri la propria frustrazione,

 

di  certo  fanatismo   ch’è  solo  idolatria,

o  di    bestialità    ch’è meglio buttar via.

 

Come per l’Arte o Fede od anche nel Sapere,

lo Sport  nella vita   sapor da  come il sale,

e fare può del bene…ma anche molto male…

 

…se scivoliam nel doping o c’entra il Capitale

volete il mio parere?!   Più d’uno si fa male…

 

…allor che duri poco ché a star con palle a terra,

basta per noi mortali  or l’un, or l’altra guerra…

 

…oppur che resti “Gioco”   e serva da modello

a tutte le persone    valendo quale omaggio,

alla Natura e a Dio, di Lor grandezza raggio.

 

Panza lì 21 dicembre 2006

 

Paolo Iaccarino - Panza d’Ischia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nonno

Eri dolce,
ed io la tua piccola.
Mi tendevi la mano,
io ti aiutavo.
Tu cantavi,
ed io ti ascoltavo;
tu ridevi,
ridevo anch'io...
Eri la rondine
che protegge
il suo nido,
ed io ero felice
accanto a te.
Mi hai lasciata anni fa:
te ne sei andato in silenzio
senza dirmi nulla.
Non ho potuto salutarti,
ma ricordo
il tuo ultimo sorriso,
mentre ti dicevo:
" t' voglio bene assaje "

 

         Carolina Iacono – Forio d’Ischia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note Dolcissime

Dita d'uomo,
incerte ancora, indecise forse, ma tenere,
suadenti
come il cuore.
Un cuore nuovo,
ma antico...
e mentre
gli occhi si perdono....
la pelle si tocca
teneramente,
timidamente
e alle note dolcissime
si mescolano
le sensazioni, le tensioni, i brividi,
i sogni
di due bambini
che nella musica
e per l'amore
diventano
un uomo e una donna.

 

Carolina Iacono – Forio d’Ischia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Stelle…

 

Fiammelle della nera notte

…brillano…

..per noi nel celo.

Ingenui possiamo solo guardarle,

sognando di viverle

illusi di poter afferrare

la loro interminabile

luce.

 

                              Anna Lamonaca - Forio d’Ischia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tramonto

 

Arancio,

questo tramonto vellutato.

 

E nella sera il sole

oblia nel mare

la breve vita sua

 

a rinascere gia pronto

col nuovo giorno

fondendo il

ghiaccio dell’aere

 

si riposa nell’azzurro.

 

                            Anna  Lamonaca - Forio d’Ischia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il senso della vita

 

Il senso della vita

è la vita insensata

che senza senso ha un senso

sensazionalmente sensato

sensazione sensazionale

considerata senza senso

da chi non ha senso

e ha perso

il senso della vita.

 

Giuseppe Magaldi - Panza d’Ischia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’eterno rinnovo

 

Petali di cielo

volteggiano lievi,

fiori di cristalli

intessono veli.

 

Veli di cielo,

nastri di sole

si ingemmano i prati

smaltati di rose.

 

Rose di cieli,

smeraldi di mare,

incanti di tepide

notti d’estate.

 

Ori di lune,

tramonti rosati,

argentei sorrisi

di incanti lunari.

 

Ricami dorati

intarsiano i cieli,

si chiudono i calici

sui fragili steli.

 

Covano sogni

in coltri di brine,

si destano ai soli

di caldi camini.

                              Lucia Mattera Sant’Angelo dei Lombardi Avellino

 

 

 

 

 

 

 

Napoli

 

Talvolta io siedo

a muri inascoltati

 

fra le case di tufo

acri e fra i gerani

 

brecce

di cimase

 

quasi indovino

il fiore

 

le cime di fiumi gli spigoli

di aurore

 

nel mattino

 

Roberto Morpugno – Bulgarograsso Como

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quadro di Palinuro         

 

Venne da Palinuro

una voce d’ombra

in grotte                         

rilucente                        

venne e portò le coltri           

di mattine di                   

fiordi

lungo                    

argini                                      

aprì fiori

di cardi

e infiammò di luna         

la sera

a Camerota.

Una baia, oh!                      

il Sole (e la

bruma                       

bianca

caligine)

rosacquea                              

salina

fra le nubi...

Scese su Palinuro

il dio Anubi                   

in uno

iota e portò

lontani trilli

di cicale

in mummie

l’oasi

di parole muta.                  

 

 

 

Fu allora la notte

testuggine azzurra

fra le biade                   

umide del cielo.

Vedemmo gli erpici               

striare

le strade

e gli asini

inumati                    

nei sentieri,

i dirupi biondi         

di mais

e le Scimmie

dell’uomo.

Lungo la spiaggia

aggrottano

in caverne

le abitate

ombre,

figliano

ignare

erbe

genitrici.     

 

 Roberto Morpugno – Bulgarograsso Como

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
Ballata gitana
 
Balla matrigna
Balla il tuo canto
Osserva furtiva
e scruta l’inganno
 
quante parole
quante domande
richiudi il tuo scrigno
cancella l’incanto
 
perle dorate
monili d’argento
luce riflessa
di un sogno pagano.
 
Balla matrigna
Balla il tuo canto
Conta i tuoi passi
Impara la danza.
 
Muovi il tuo corpo
Stendi le braccia
Ruota veloce nella giostra del canto.
 
Balla matrigna
Balla il tuo canto
Accogli la vita
Nel suo disincanto
 
Filomena Murolo – Casamicciola Terme

 

 

 

 

Lampedusa
 
Universo di vite pulsanti
alchimie di esseri pensanti
un blu assordante
di silenzi parlanti.
 
Meduse biancastre
aleggiano sole
stelle rossastre
anelano al sole
alghe naufraghe
cercano spole.
 
Maree danzanti con lune pazze
mimano gesti
intonano canti:
movimenti ritmici
sinuosi
cadenzati dal respiro
assumono forma
si uniscono al rito.
 
Rito di vita
origami di luce
essenze pudiche

in un gioco di vite.

 

Filomena Murolo – Casamicciola Terme

 

 

 

 

 

 

 

In morte di Marco (Pantani)

 

All’improvviso, invadente,

un dolore spalancato

da un televisore vociante…

inutilmente.

Triste saperti arreso

e ricordarti immenso

scomparire piccolo,

chino e introverso,

tra le nuvole dense

di una vetta esigente;

e ritornare grande,

il cielo abbracciato,

la folla adorante

per un amore terso.

Dove sono i miei eroi

invincibili e immortali

di un infanzia felice

e sognante? Dove

le  favole bugiarde

e vigliacche

del mio mondo colorato?

Dove la tua faccia sudata

di fatica ansimante

e vera…e pulita…e vincente?

Sulle vette irrinunciabili

della nostra passione,

tra le nuvole leggere

del tuo mondo lontano…

corri ancora Marco,

non fermarti…Campione!

 

Francesco Palermo – Torchiarolo Brindisi

 

 

Io grido

 

Lasciatemi pregar il mio Dio

La mia preghiera si espanda

 

Lasciatemi libero coi miei pensieri

Che il mio pensiero non vi urti

 

Non calpestate la mia persona

Ch’io sia uguale agli altri in dignità

 

Lasciate che io veda oltre i monti

Una umanità operante e affratellata

 

Che io sia fratello con il mio fratello

Nulla divida il nostro legame

 

Ch’io sia sottoposto alle leggi

E giudicato da giudici saggi

 

Che il lavoro mi renda libero dal bisogno

Che un tetto copra la mia testa

 

Voi che governate il mondo

Spezzate tutte le catene.

 

              Agostino Polito – Panza d’Ischia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I giorni nostri

 

Il passato migliora nel presente,

il presente si evolve nel futuro.

Prediletta storia….

anonima Signora.

Orme dilettose

specchiano la mia passione.

 

Gloria mai ti invidiai

Rispettandoti in te rimasi.

 

 

Il cielo rimirai

con affetto e timore

mi ritrosi.

 

La baia complice accolse

i miei desideri irrisolti.

 

Sacchetto oscuro….

il mio pasto bianco donai.

 

30 novembre 2006 

 

                                               Maurizio Sapio

                    San Giorgio a Cremano Napoli

 

 

        

 

        

 

 

 

Sullo sport

 

Una pacifica bolgia

accolse la mia verginità.

 

Troia mi sentii

assecondando il tutto.

 

Un piacere sottile

quanto tanto….fu il riflesso nel suo processo.

 

Sconcio il pensiero…

esaltò il mio essere.

 

Una famiglia trovai

sguaiatamente sorridente.

 

Scarpini volanti

giuochi pericolosi….

per te e gli altri.

 

Sbiancato ricordai il volto di mia mama’.

Amorosamente schifata

mi staccò da essa.

 

Il fischio misericordioso

Si divise in tre spiri.

 

Svegliatomi dalla mia composizione

ricomposi le mie vettovaglie.

 

31 ottobre 2006         Maurizio Sapio                                  San Giorgio a Cremano Napoli

 

 

‘O presepio

 

Finalmente è fernuto ‘stu presepio, doppo tantu tiempo e martellà

tutte chelli mazzarelle, ‘e ccase e tanta suvero a ‘ncullà,

quant’animale, pucurelle, albere, pasture, ma che folla!

‘nc’è vuluta tanta pacienza, paricchia fantasia e quanta colla.

 

Vedennolo ‘e faccia, cu tutto l’attenzione, ch’effetto bello,

ma chello ca cchiù me piace e  ‘a stalla cu ‘o Bambeniello

appujato ‘into  ‘a mangiatoja e affianco ‘o vojo e ‘o ciucciariello,

S. Giuseppe sta all’erta cu ‘o bastone, mentre addunucchiata è ‘a Madunnella.

 

‘E lato e dduje zampugnare arravugliate ‘into a nu pastrano,

‘a cielo scenne ‘a stella cumeta ca brilla sana sana.

Azzeccata ‘a stalla ‘nce sta Zibbacco dinto a ‘na cantina

mentre ‘o lato ‘e coppa, ‘into a nu pagliaro, dorme placido Benino.

 

Annanze all’entrata, cu ‘o cienzo mano, nu maggio sta addunucchiato,

sicuro è Melchiorre pecchè Gasparre sta ‘ncoppa ‘o cavallo annuccato,

invece Valdassarre,  rimasto appere e cu ‘a mirra mmano,

cu tutta ‘a riverenza, s’avvicina ‘o Criature chianu chiano.

 

‘Ncoppa a ‘na muntagna, ‘o lato stuorto, scenne ‘o sciummo lentamente,

e quase a mità d’isso nu ponte sta appujato malamente,

affianco a ‘na sponda, cu ‘na lenza mmano, sta nu piscatore,

a cchell’ata, invece, porta a pasculà na decina ‘e pecure nu pastore.

 

Verzo destra, opposto ‘o sciummo, comme è appesa ‘na scalinatella

addò scenne nu monaco cercante e ‘a zengara cu ‘na nennella,

e ‘nlundananza, ‘ncoppe ‘e muntagne chine ‘e neve, e casarelle

ca formano tanta paise cu nu cuofano d’evere e alberielle.

 

 

 

 

 

‘Sta vota nun manca proprio niente, c ‘nce sta pure ‘o cacciatore

ca punta ‘o ribbotto all’aria, proprio vicino a nu pastore,

e mentre, affacciata a nu balcone, sciaque ‘e panne ‘a lavannara

‘o piano ‘e vascio scioscia ‘o ventaglio ‘a castaggnara.

 

‘O banco cchiù bello è forze chillo do pisciavinolo

cu ‘e saraghe, alice, treglie, orate, cuocce e spicole,

murluzze, baccalà, àmmare, secce, purpe e calamare,

e po’ ‘e spaselle ‘e vongole, telline, cozzeche e fasulare.

 

Nun se pò dicere niente ‘o bancone janco do macellaro,

‘nce sta ‘o quarto ‘e puorco, ‘o biffe, ‘e sacicce e ‘o vucculare.

Vicino ‘o casadduoglio, ‘into ‘o llargo, ‘nce sta na bella tavulata,

magnano e bevano, me parano ‘mbriache, chilli pasture assettate.

 

E pasture, sempe ‘e stesse, so sulo ‘e creta e tutte culurate,

so’ gruosse e piccirille, cuaccuno cu ‘a colla ‘e pesce è azzeccato,

me parono vive, belle, financo chillo ca vozzola, nisciuno è brutto,

pure ‘o fruttajuolo ca tene tutte chelle sporte chiene ‘e frutto.

 

So’ proprio vere ‘e mmele, cucozze, vruoccole, rape e fenucchie,

chiunche ‘e guarda se ‘ncanta e le brillano tutte ll’uocchie.

Po, affianco ‘a cascata, ‘nfaccio ‘o muro, ‘nce sta ‘na funtanella,

l’acqua jesce da ‘na cannola e dinto ‘a vasca ddoje paparelle.

 

E comme splenne quanno s’appicciano ‘e sserie ‘e piselline,

cu ll’angele ca scennano do cielo ‘a ‘into ‘a cristina,

e quanno tutto sta stutato e s’appicceno ‘e fuoche ‘e lampe intermittente

me pare proprio nu paese, nun è cchiù nu presepio sulamente.

 

Chist’anno overo me so proprio ‘mpignato, è troppo bello,

ma forze m’à ‘spirato Isso, so’  meretavo ‘o Bambeniello,

me dispiace sulo pe’ tutte chille ca nun ‘o fanno,

pe parte mia, fino a che campo, ‘o faccio sempe ogn’anno!

 

                                         Biagio Scognamiglio – Napoli

             

 

 

 

 

 

 

 

 

                        Le olimpiadi moderne

 

Lodata

Era

Olimpia

Lasciando

Impronte

Memorabili

Panelleniche

Incommensurabilmente

Adempi’

De Coubertin

Immortalandone

Magnificamente

Ogni

Discendenza

Epica

Riaccendendo

Nuovi

Entusiasmi

 

         Biagio Scognamiglio - Napoli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una culla per un cuore

 

Or sei cresciuto

ed hai lasciato la culla;

hai lasciato quel cuore,

che ti cullava bambino,

e ti ritroverò per sempre

sul mio cammino.

 

E' lo stesso sorriso;

gli stessi occhi di stella.

Non hai parole,

così come allora bambino,

ma parli soltanto col cuore,

perché parli d'amore.

 

Non cerchi una grotta,

e neppure la paglia;

tu cerchi una culla

che è fatta di cuore,

ch'è fatta d'amore.

 

Giammai troppo grande;

resterai eterno bambino,

fiorito per sempre

in questo giardino,

giardino di un cuore,

che sempre ti dice:

ti voglio con me,

con te son felice!

 

Cuore d'ogni cuore,

amore d'ogni amore,

avrai per culla

il nido del mio cuore.

 

         Don Pasquale Sferratore - Forio

 

Vorrei dipingere il tuo volto

 

Ti ho sognato come un arcobaleno:

era bello, ma soltanto il tuo nome!

Ti ho sognato come un ponte sul mondo:

era bello soltanto il tuo nome!

Ti ho sognato come un'aquila,

che vola alta nel cielo,

ma erano tanti i missili

puntati contro di te!

 

Ti ho sognato come un fiume;

sembrava rosso come il tramonto del sole,

ma soltanto sangue innocente,

 che mormorava tra i sassi del greto

lo sconsolato pianto

di mamme cui hanno ucciso i figli!

 

Ti ho sognato come il velo del cielo,

traforato manto da bombe e proiettili;

Non brillavano né sole, né stelle,

soltanto brandelli a ricordo  di un sogno,

che non ha primavere!

 

Miniere d'oro e d'argento avea la terra,

come turgido seno, che ognuno brama

e che nessuno sfama;

feroce belva, che l'indifeso sbrana!

 

 

 

 

 

 

 

 

Dove ricchezza abbonda

c' è sempre una guerra,

dove l'insaziabile cuore dell'uomo

le sue frecce acuminate sferra.

 

Ti pingerò così,

amabile volto della pace:

come un albero languente,

che spinge le sue radici verso le sorgenti;

come una terra senza tesori,

fatto soltanto

di cuore e d'amore!!!

 

Pace,

dolce volto di mamma,

che tanto soffre,

ma che sempre spera.

 

 

                     Don Pasquale Sferratore - Forio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lungo questa strada maestra

 

Lungo questa strada maestra,

graffi sulla pelle arsa dal sole,

palpiti appena accennati nel

sudore.

 

Polvere di sabbia

nelle raffiche di vento,

scirocco che brucia ferite

mai guarite, spaccature

nelle certezze del mio vivere.

 

E si’ mi incammino

lungo questa strada maestra,

dove il pensiero non viene

fotografato, ma sfugge

consapevole della sua

libertà,

dove i confini, termini

del cammino, non

si vedono,

dove il tempo ha perso

la sua ombra.

 

          Gian Roberto Silvestri - Forio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando il tempo passa

 

Quando il tempo passa

senza guardarti ed il vento

ti sfiora appena,  congiungi

le mani alle mie, dolce

sofferenza di una notte insonne,

fra le pieghe dei sorrisi amanti.

 

Noi furtivi ladri nelle ore

calde di sole e di baci,

respiriamo l’odore dei campi,

dopo il sollievo di una pioggia

amica.

 

Languida questa attesa, di chi,

di che cosa, non so’,

questo silenzio che ci copre come

un lenzuolo fino a non farci

respirare.

 

Questo silenzio come confine

fra il vero ed il falso,

questo silenzio come luce

in un tunnel di incertezze.

 

Quando il tempo passa senza…

Sei sempre più bella.

 

         Gian Roberto Silvestri - Forio

 

 

 

 

 

 

Gino Bradipo

 

Gino Bradipo, l’attore

ha un dolore sulla schiena;

va a trovare il suo dottore

per curarsi quel problema.

 

“Lei fa poco movimento

- fa il Dottore Cocciadura -

per guarire in un momento

la ginnastica è la cura”.

 

“La palestra non mi piace,

puzza l’aria di sudore.

Non ho spirito vivace:

dormirei ventiquattrore!”

 

“Faccia lunghe passeggiate

con il passo un po’ allungato

e vedrà tra due mesate

il dolore  è già passato”.

 

Presto presto, la mattina,

Gino Bradipo incomincia

con la sua passeggiatina

dentro il Parco della Cincia.

 

Non è certo cosa vana

respirar aria pulita:

dal lavoro si allontana

e riflette sulla vita.

 

Gino scopre com’è bello

contemplare la natura;

riposandosi il cervello,

si dimentica la cura.

 

             Loredana Simonetti – Roma

 

          Fratelli d’Italia

 

Strana è l’Italia, nessuna novità

strana la gente con il suo pensare

la gente, quella stanca de la libertà

che spesso vi calpesta onore e gloria

col fare e dire e niente le va.

Un tempo amata terra di patrioti

che furon d’esempio alla morte votati

e lustro il sogno della lor bandiera.

Altri al nemico donavan l’Italia

fuggendo la guerra e i fratelli tradendo

e da partigiani esultar per l’inganno.

Ma oggi son molti a volere infangare,

l’Italia, la patria, l’onore e la gloria

l’orgoglio dei padri immolati per noi,

di giovani, arditi, di veri italiani

che han dato bandiera morendo d’eroi

gridando con forza il “Viva l’Italia”.

La terra dei padri vi vuol calpestare

chi offende i valori e il suo tricolore,

ma regna la storia e al tempo non muore.

L’indegno italiano che trova lamento

è gente che umilia e non serve d’esempio,

arride la patria cantando e osannando

solo a quell’inno di falce e martello

e oltraggia poi quello d’Italia risorta.

L’esempio lo dà chi senza vergogna

si alza esultando in piedi a quell’inno

e canta con tutti il motivo che orgoglia

e poi si ritrova con gli occhi di pianto.

 

 

 

 

 

Ed oggi s’indulge alle stupide offese,

a chi oltraggia la gloria e nostro coraggio

gioiendo a improperi di iscritti d’insulti

e fa dell’Italia sia pure al mondiale

titolando, “Le Monde”: “la mafia in finale”,

che già Lamartine con tanta inclemenza

parlava di noi de la “terre des morts”.                                             

 

 22-luglio-2006

                                 Bruno tedeschi -  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Jhon Fitzgerald Kennedy in occasione del suo insediamento a Presidente degli Stati Uniti disse (oggi avrebbe anche detto a quelli che gridano abbasso l’Italia): “Non chiedetemi cosa l’America farà per voi, ditemi cosa farete per l’America.

 

 

 

 

 

 

Sognando la coppa

 

Se fossi anch’io tifoso al par di tanti

di certo non sarei così indolente

e penserei lo stesso come tutti

a far schiamazzi sognandone il mondiale.

Osservo tutto ciò da neghittoso

ma colgo il fibrillar di molta gente

che attende da più giorni il “Carnevale”.

Un ‘euforia che appaga ovunque e tutti

ch’emerge con violenza e intolleranza,

scoprendosi, improvviso, un po’ italiani

e sventolar bandiera per le vie

come se tutto ciò fosse d’auspicio

a convogliare in rete tanti goals.

Son come pazzi gl’illusi del pallone

che allieta senza dubbio per gli affari

ed altri a correr dietro con furore

convinti che l’agir produca effetti

con gli scongiuri e gesti scaramantici,

con facce tinte, pennute come Apache,

avvolti di bandiere al par d’eroi

sembran patrioti dell’Indipendenza.

C’è poi chi chiede pòter barattare

il piedistallo di Giordano Bruno

per additare al mondo tutto intero

gli illustri in questa guerra del mondiale

che onore han reso all’Italia intera.

Non cessa il celebrar profano e sacro,

magie d’auspici e pur di malefici

che vede gli avversari già defunti

di manifesti a morte e funerali,

rendendo onore col partecipare

le esequie celebrate a tarda notte

con fuochi d’artificio e gli schiamazzi,

se cambia il tempo e muti pure il vento.

E l’esultanza propaga nell’arena

quando s’avverte che dovran lottare

con la temuta squadra d’alemanna

ch’è un osso sempre duro in ogni tempo.

Le piazze sono ardenti a grandi schermi,

impera il fanatismo e pur l’ebbrezza,

qui tutti son propensi a dar la mano

o meglio il proprio piede per segnare.

Si ficcan con la testa nello schermo

scambiando posto col portier dormiente

che per fortuna è anche non udente,

col giocator che ha perso anche la palla

ch’è rotolata in qua del grande schermo,

ma i tifosi lesti a rimandare

sognando azioni da mitigo Diego.

La strada è colma di ritrovata pace

giacchè nessuno crede di mancare,

serrata è ovunque e naso alla TV

per far l’Italia o morir d’eroi.

Ventura vuole che dopo strazi e attese

solo alla fine dei supplementari,

quando forze e speranze eran supine

che il caso abbia la fine decretato,

com’è consolidata tradizione

col primo ed il secondo in un baleno.

L’Italia è salva ancora in questa guerra,

scampo è l’onore che la vede magna

non soggiogata a tirannia d’oltralpe.

Almeno oggi avanza il tricolore

e nulla importa se v’è pur chi spera

e insiste a programmar la secessione

col sogno degli affari alla Padania

e il convogliare i fumi a chi non pena

ch’ormai non serve più la loro causa.

Sarò come tra pochi un’eccezione

ma del pallone a me per nulla importa

e lascio agli altri i riti e il piacere,

i canti e suoni e schiamazzar di trombe.

Terrò per me l’amor del tricolore.                                   4 - luglio -2006          

                                                    Bruno Tedeschi



Una zanzara
 
Un notte non riuscivo a dormire perché una piccola, ma grande, zanzara mi
ronzava nell’orecchio incurante dei miei impegni del giorno dopo. Il suo ronzare
era però particolare, come parole veloci che non riuscivo a comprendere. Poi
posatasi più vicino, cominciai a capirla e parlò così:”Sai! quando nacqui
,subito cominciai ad andare di gente in gente ad assaggiare il sangue di
molti.Mi accorsi che potevo sentire, nello scorrere del loro sangue nel mio
corpo, ciò che essi provavano.Sentii la tenerezza,la gioia,l’allegria,la
fortuna,l’amicizia;percepii grandi sogni ,grandi promesse.Pensai: -Che bella
gente e che bella vita!Se è così bella la loro può esserlo anche la mia!-..Un
giorno però conobbi la paura,poi la crudeltà,poi la tristezza,l’ansia,il
dolore,la noia,l’amarezza,ascoltai i pensieri più oscuri,respirai la
sconfitta,vidi i sogni frantumarsi come bicchieri di cristallo,sentii
pronunciare minacce terribili contro se stessi,qualcuno maledì la vita e io
provai disgusto per chi la creò.Dovetti smettere di volare perché sentii
ghiacciarmi le ali e le zampe.Pensai:-Come è possibile resistere a tutto ciò?Ne
posso sentire solo una piccola parte e non credo,ormai,di trovare il coraggio di
resistere ad un altro dolore simile.
 
 
 
 
Confuso e debole decisi di dare un’ultima
chance alla vita.Come un leone ,che ormai prossimo alla morte per fame, divora
la sua ultima preda, solo per prolungare di un altro giorno la sua agonia,così
decisi di assaporare un’ ultima volta il sapore freddo del sangue.Mi posai su di
una mano ,il gusto del sangue era dolce:-Ho fatto gli stessi gesti di
sempre!Cosa è cambiato?-Era la mano di una mamma che abbracciava il figlio,era
la mano di un uomo che abbracciava la sua donna ,era la mano di un uomo che si
asciugava il sudore versato per la famiglia ,era la mano di chi sa prendere la
cose bella della vita ,non per tenersele, ma per regalarle al mondo e a chi vuol
bene.Sentii nuova forza e nuova speranza,sentii i sogni levarsi in volo come ali
di uccelli che neanche un colpo di fucile può abbattere,sentii il cuore degli
uomini toccare il paradiso,sentii canti di gioia,sentii benedire la vita e amai
chi la creò. Adesso sò chi cercare nel mondo, cosa è importante che da a tutto
un senso,dove tutte la cose belle, che provai all’inizio della vita, sono
racchiuse.Dove c’è amore, lì sarò.Dove qualcuno ama, lì sarò;ma non credo più
che la mia possa essere una bella vita,perché, anche se dovessi affrontare molte
cose brutte e dolorosissime,vorrei una volta ,anche una soltanto,sentire cosa si
prova a maturare e far esplodere quella infinita forza che tutto spinge e che ti
fa gridare al mondo :-IO ESISTO E NON MI ARRENDO.-“      
                                     Davide Vanacore - Caserta

 

Tra sguardi

 

Voli in discesa libera.

Un tuffo di gabbiano

nel mare della vita.

Onda di vertigine

fragore abbagliante

che urla un vagito.

 

Corse ad ostacoli.

Falcate tra le siepi

nel dedalo a spire.

Ricerca di frequenze

altalena di passi

che tagliano il fiato.

 

Tornei tra le squadre.

Germogli d’alleanza

nel verde a scacchiera.

Patti muti tra sguardi

intensità d’intese

ch’ anelano all’oro.

 

Salti in cieli alti.

Uno stacco ch’eleva

tra torri di nuvola.

Attimi d’eternità

note sul pentagramma

che volano d’azzardo.

 

Cerimonie sul podio.

Scatti d’immobilità

nel lieto temporale.

Inni freschi di pioggia

strappi di nastri tesi

che fasciano il cuore.

 

                     Laura Vicenzi – Bassano del Grappa Vicenza

 

 

 

 

 

Vittorie quotidiane

 

L’oro del podio

è nella luce nuova del mattino

profuma di talco e di biscotto

l’attimo del risveglio alla vita.

 

Lampi di bronzo

saettano nel traffico del giorno

incidono a fuoco sulla lastra

le tappe che segnano i destini.

 

Pallori argentati

quasi serali carezze di luna 

diffondono quiete nenie di pace

lenti rientri a vela nei porti.

 

Laura Vicenzi - Bassano del Grappa Vicenza

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Giuria

Presidente

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alla salute!

(ode a George Best)

 

Con una gamba sola

a pattinare sul fango

A pettinare il destino

A spettinare la chioma

Spalle strette e basette lunghe.

Braccato dai terzini e dalla polizia.

Il talento è verde come il trifoglio,

il destino sincero come il buon vino.

Barcollava tra folle e dolori,

saettava di un’allegria sterile,

di un sorriso sfacciato e irlandese.

Sposò la gloria,

che tradiva ogni sera,

in letti di spasmi e bollicine.

Sognava l’Old Trafford e un paio di pinte.

Genio senza lampada

e senza polmoni.

Negli occhi l’ultima sbronza,

addosso l’odore dei rimpianti.

Si ubriacava di sé

e si vomitava al mattino.

Due dita in gola

e  poi la solita finta.

Morì di bevute,

perché sapeva morire.

Tradito da un nomecognome

che lo adescò per una vita.

Metafora irriverente

di un castigo sublime

                           

                               Pierpaolo Arzilla - Roma

 
 
 
 
 
 
Il profumo della sera
 
 A  piedi nudi sulla riva,
 il mare calmo della sera.
 L'oro vecchio del tramonto
 tutto abbraccia , prende e...conserva.
 Tutto il bello, che ti passa accanto,
 ti sfiora…. E…. fugge via.
 I pensieri scossi,
 dal lento battito d'ali,
 di un notturno gabbiano.
 Vola una piuma!
 Un alito di vento, perso nel tramonto,
 la porta via, verso l'orizzonte!
 Quasi a raggiungere...
 l'anima del sole.
 
                                  
  Carmela Baldino - Casamicciola Terme

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
Un suono lontano
 
 Ora...quella musica,
 mi.. attraversa l'anima,
 note di ricordi,
 fermi nella mente,
 echi di bimbi,
 a rotolar sull'erba.
 Tornan gli aromi,
 di quell'umido prato.
 Ora...quella musica,
 mi attraversa l'anima.
 Tante le corse,
 andare incontro al tempo,
 scoprire l'orizzonte.
 Ora ...quella musica,
 mi attraversa l'anima,
 riflessi di una vita,
 dove tutto è un sogno,
 al suono di...una musica.
 
    Carmela Baldino - Casamicciola Terme
        

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Afferrero’   il  vento

Afferrero’ il vento

e lo costringero’  a volare

sui diafani pendii

di una roccia

opaca e scolorita,

lo faro’ soffiare

sugli spruzzi argentati

di un’ accecante

bianca fontana;

mi aggrapperò alle sue ali

eteree e impalpabili

ed io, osserverò

dall’alto

un mondo inafferrabile,

seppur meraviglioso.

 

         Angela Barnaba - Forio d’Ischia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non mi rassegno a contemplar  l’ombre

 

Non mi rassegno

a rimanere immobile

incatenata e felice

come un ebete di Platone

a contemplar l’ombre

 

Ed anche se la luce

ferirà i miei occhi,

voglio uscire dalle tenebre

e respirare.

 

    Angela Barnaba - Forio d’Ischia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                 Rinascita

 

Il carro di una nomade nella notte di Natale

sostò lungo il tratto del mare

la terra accolse una nuova stella

che diede luce di riflessi dorati,

al dolce incantesimo dell’amore.

Per la conversione di rinascita dei cuori

verso la speranza del bene.

 

La gitana guardò la stella,

per provare ancora

la dolce sensazione di esistere,

per trascinarsi ove il profumo dei fiori

si espandeva ancora.

 

Avvertì la rinascita del suo cuore

attraverso quel florido incanto.

A mezzanotte, il suono della campana

realizzava anche per lei un segno d’amore…

il Natale!

Avvolto nel tratto di un viso dolce e sicuro chiamato…

Gesù!!!

 

         Elena Chiazzo – Pomigliano D’arco - Napoli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Seren soffrire”

 

E’ tutto buio

dall’alba al tramonto son perso,

rinuncio a camminar,

ma devo correr per farmi viver dalla vita.

Che brutto inceder

ma guarda la’,

un om soffre poi meglio stara’

quei pantaloncini , quella maglietta

dai suoi pori getta i mali,

il suo sudor lava un animo imbrattato.

Mentre indosso gli indumenti sportivi

il mio cuor e’ spezzato

mi guida la speranza

corro, corro,

fatico a respirar ma non mollo

sotto quella doccia mi sembra di rinascer

mai piu’ rinuncero’ a viver la vita.

 

Alberto Canetto – Massafiscaglia - Ferrara

 

 

SINTESI.

LA SOFFERENTE QUOTIDIANITA’ PUO’ ESSER VINTA

DA UNA CORSA LIBERATORIA.

E’ UNA DOLCE DROGA DI CUI NESSUNA PERSONA   DOVREBBE FAR SENZA.   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Grazie o Sole

 

Il freddo pungente raffredda

le membra, la legna a scoppiettar

nel camino è là a darci quel tepor,

che vorremmo non finisse mai.

 

Il pensier va all’estate,

che è passata e che verrà di nuovo.

Il caldo, il caldo è bello.

 

Grazie o sole, che splendi

e fai viver tutto sulla terra,

senza di te ci sarebbe solo buio e morte.

 

Grazie o Sole, continua a bruciare

come la legna scoppiettante nel camino

continua a darci quel tepor

che vorremo non finisse mai.

 

Grazie o Sole di esistere e di farci vivere

anche se tutto inizia e tutto finisce

come la legna nel camin.

 

                    Luigi Castaldi – Forio d’Ischia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Or sei una Stella mamma

 

Mamma!!!

Parola amata

sussurrata, sillabata…

A noi tanto cara.

Mamma sei una dolce canzone che parla d’amore.

Volto ridente che or non c’è più.

Or lascia cadere una pioggia

di rose su di noi

e guidaci come ci hai sempre

guidati e voluti bene!!!

Abbiamo visto una Stella

brillare lassù…

appena la luna ha fatto capolino.

Sei tu mamma…

Or brilli negli astri celesti

nel coro dei Santi

nei candidi giardini del Paradiso.

Mamma, dicci e facci

conoscere quella isola

bella e incantata

che tu sei andata a visitare

affinché un giorno noi figli

ti possiamo ritrovare

nella luce eterna di Dio.

 

              Fermina Castaldi - Forio d’Ischia

 

 

 

 

 

 

 

Ti ringrazio Signore

 

Scorre lenta la mia vita

fatta di dolci armonie,

la vita che mi circonda,

i miei figli, tutti i miei affetti.

Vorrei chiederti Signore

con il cuore di mamma

di poter esaudire le gioie

ma purtroppo la vita

è anche di dolori,

ed io accetto.

Ma il mio pregare

non è invano.

E so che un giorno sarò esaudita

e il mio cuore

troverà gioia infinita.

Ti ringrazio Signore

di averci dato la vita.

 

       Fermina Castaldi  Forio d’Ischia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Panza d’altri tempi

 

Sulla strada principale aspettavano le carrette

non potendo entrare nelle stradine strette.

Dalle cantine, dai vicoli, dai sentieri

uscivano ogni tanto: asini, muli, carrettieri.

Ogni asino portava sulla groppa due tre barili

mentre il ciucaio spesso lo spronava con frasi scurrili.

L’odore del vino per l’aria si spandeva

invitando e inebriando chi beveva.

Chiunque alla cantina si avvicinava

il proprietario prontamente a bere lo invitava.

Il padrone era addetto alla cannella

e contava i barili che uscivano dalla cella.

I barili venivano caricati sulle carrette

e spesso a Forio erano dirette.

A Forio il vino veniva trasbordato su bastimenti

e con altri mezzi arrivava in vari continenti.

Era il mestiere duro il ciucaio e il carrettiere

ma quello che ho descritto ricordo con piacere.

 

                            Leonardo Castaldi - Panza

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per la pace

 

Un Organizzazione mondiale occorrerebbe preparare

affinché la pace nel mondo possa regnare.

Con regole chiare e sanzioni severe,

crediamo sia possibile la pace mantenere.

Per far questo sarebbe necessaria un Potenza

che al mondo non tema concorrenza.

Una forza di pace che verrebbe mantenuta,

da ogni persona che su questa terra è venuta.

Ogni Stato pagherebbe  naturalmente

quel che il reddito nazionale gli consente.

E’ ora che la forza del diritto possa valere

e il presunto diritto della forza debba tacere.

La pace con tutti i popoli noi vogliamo

e nessun padrone del mondo noi accettiamo.

Con una Potenza forte e neutrale

liberata dall’influenza politica e statale,

ci sembrerebbe possibile davvero

avere la pace nel mondo intero.

 

                            Leonardo Castaldi - Panza

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ll’angiulillo

 

Quanno nasce ’nu criaturo

è assaje festa ’mparaviso,

pecché ’n’angelo ’a ’int’ ‘o scuro

tene mente ’o pizzo a rriso.

 

Cchiù d’ ’a mamma lle vò bene

st’angiulillo sciso ’a cielo:

ll’accarezza… s’ ’o mantene…

e ’o prutegge cu ’nu velo.

 

Quanno vide ca durmenno

’o criaturo fa ’a resella…

ll’angiulillo ’o sta pazzianno

cu la luna e cu ’na stella.

 

…E si cade da ’o siggione…

se ll’acchiappa ’int’ ’e ddenocchie:

lle riala ’o bombolone…

e ’na lacrema ’int’a ll’uocchie.

 

Comm’è doce ’stu mussillo

ca lle sponta chianu chiano…

ma ’nu vaso a pezzechillo…

votta ’o chianto cchiù luntano.

 

Zompa e ride alleramente

ll’angiulillo ’a dint’ ’o scuro,

pecché ’st’anema ’nnucente…

è pur’isso ’nu criaturo.

 

Vincenzo Cerasuolo – Marigliano - Napoli

 

 

 

LA CORSA

 

Comparve dalla curva in piedi sulla sella;

la folla applaudì, scandendo il nome suo,

ma tosto ammutolì… presa da gran timore.

Un’orda pedalante, il “gruppo” inseguitore,

volando sulle bici, cercava d’acchiapparlo.

Sparì dopo un istante, lasciando un          polverone;

il tifo, ormai zittito, quasi trattenne il fiato.

Più avanti lo striscione accolse il fuggitivo  

e l’urlo che s’alzò tutti rassicurò.

All’idolo locale arrise la vittoria.

 “É fatta – ognun diceva – abbiamo vinto ancora”.

Quanti cappelli in aria… quanti striscioni in  alto        

abbracci a non finire… qualcuno pianse pure.

A un tacito segnale sparì tutta la gente:

corse verso il traguardo, cercando il suo campione.

La strada vuota accolse l’ultimo corridore,

che, ansante, ancor correva, la mente sua all’arrivo.

Quanti sogni e sospiri… su quella bicicletta!

Quante maglie iridate…davanti agli occhi         suoi!

Coppi, Moser, Gimondi… eroi del gran passato.

Oggi la sorte arride all’uomo già famoso…

coraggio, campioncino… domani tocca a te!    

 

                              Vincenzo Cerasuolo  Marigliano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Come una luce

 

Silenziosi cadono fiotti di luce,

saltano sulle nevi come specchi infiniti:

alba invade il cielo come una luce

(e le tenebre chiuse con lacci stretti

reclamano la loro vita).

 

Vola la luce

incessantemente

e chiede di essere accolta.

Scompare dietro l’albero,

lì, dove muoiono i gabbiani,

dove si estingue il calore del nostro sentire.

Come una luce, una ipsilon mal scritta sui fili del cielo,

(un gabbiano che non sa volare)

riempie di sé,

della sua presenza, l’anfratto di eterno a lei riservata.

E il volo è breve. Un attimo.

Il tempo è eterno.

 

Infinito.

 

Come la luce.

   

Massimo Colella - Forio d’Ischia

 

 

 

 

 

 

 

Vessillo di un vociare spento

 

L’Irlanda è un sogno

fatto di fiume e ponte.

Sento aria e vento,

acqua frusciare.

Non sibila il castello,

ma tace. Il grigio

e il verde sono illusioni,

presto scompaiono.

Sanguina la ferita.

Delle strade in cui lampeggia

il vessillo di un vociare spento.

Non è che un bosco, ma

si intravede lo spettro.

Di una tonalità ritrovata.

 

Sulle scogliere ho gettato

sogni - per isole

che allineate aspettano.

Di vedere il sole.

 

Massimo Colella - Forio d’Ischia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL nuotatore

 

A lente bracciate

Avanza il nuotatore

Da costa a costa,

a mani piene raccoglie

il luccichio stellato delle onde

e lo sguardo cadenza

tra il filo dorato del mare

e il richiamo aspro delle rocce,

conteso tra gli abissi e la terra.

C’è nel suo avanzare

Una danza azzurra di respiri

Che taglia le correnti

E la rabbia bassa del vento,

un continuo disparire

come preso da un altalena

d’acqua e schiume.

E gia si perde

Nelle foschie marine,

a stanche gambate

sfuma all’orizzonte

incerta boa dei sogni

nel seno ondulato

di lontane sirene.

 

                  Carmelo Consoli - Firenze

 

 

 

 

 

          Pallanuoto

 

La bella palla al centro

di arrembanti traversate

s’impenna,vola

sibilo o colombella,

arranca sull’acqua

rappresa tra onde

di scivolanti squadriglie

come i tritoni guerrieri

dagli elmi intessuti

d’azzurro e di bianco.

                  E da schiume

rinasce e s’innalza

in prese volanti

e ancora s’immerge

nel profondo equoreo mondo

di frenetiche pinne;

pomo sgusciante

di grondanti aggregazioni,

contese mutanti

da pelle in squame.

                  Schiocca la palla

che lancia la sfida

di marini cavalli

che arretra, che avanza

oltre gli estremi baluardi

di acquose muraglie

a furia sospinta,

nel tremolio delle reti

mollemente s’adagia.

                   

Carmelo Consoli – Firenze

 

 

 

       Io gioco a calcio

(o perlomeno ci provo)

 

Sprezzante di sbrigativo rossore

calcio l’emisfero colorato,

sbiadito e ora incollato

là dove il sette è magia.

Lascia stare

per te

Non c’è nulla da fare,

salta pure grillo guantato

ma il mio roteante effetto

deride il tuo plastico insolente.

Che gioia,

si che gioia

ho bucato il bastione nemico

che sporco e ferito

cola a picco

nell’abisso verde.

Come il sublime movimento

di un eroe

dal tango argentino,

cerco una curva che non c’è.

Tutto il resto

è un grido feroce d’ardore

rabbia

adrenalina

e stupore:

GOL!

 

Daniele D’Alberto – Feltre - Belluno

 

 

 

 

 

Neve in maggio

 

Sussurrano le folate

delicate avvolgono

in scialle di libertà

umidi petali sulle

labbra, le palpebre,

il cuore.

 

Risvegliati sopita

maggese sterile

sarà neve a maggio

emozione cristallina

sui comignoli, sul mare

tremito d’ali…

 

è già qui

il minuto dono celeste

e attecchiscono rigogliosi

boccioli d’amore e d’addio

nell’io esultante,

che gode della canicola

 

fuori gela…

ti fidi della libertà

batuffolo miracoloso

io con te

credevi

ma la fedifraga

 

 

 

 

 

 

 

 

 

t’ha abbandonato

dissolto nel palmo

d’una mano delusa

ciò che appare è menzogna 

la meta agognata

alberga in te

 

L’io vola ancora

puro furor

non smette di

credere

solo tu sai:

libertà è essenza

 

respiro d’affannoso

risveglio, ricordo

mielato di spezie

fantastiche

meramente

utopia.

 

         Ilenia D’Ambra – Panza d’Ischia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  Polvere di luna

 

Si levarono attraenti balugini

nel quieto torpore della sera

Volto di donna consunta, la fresca

faccia dell’efebo, barbuti contorni

di Adamo agognano tale sfera

sperano di unirsi a lei quand’esca

 

contemplano la sua magnificenza

salgono l’erta ascesa di speranza

espongono la propria intemperanza

vanno all’apoteosi di conoscenza

 

ma ecco una nube densa avversa

da sguardi trasognati a disperati

s’ingabbiano in un assurdo mutismo

ma odo berciare in loro a voce tersa

lancinanti latrati lacerati

repressi in ansioso autismo

 

intanto la nube vien più corvina

tracotante di più le si avvicina

loro mesti spettatori della mina

caduti in forra apatici in rovina

 

su in alto v’è ancora fioco barlume

che richiama a sprazzi i suoi predatori

attende quei omertosi ammiratori

che son privi di una stilla d’acume.

                         

              Ilenia D’Ambra - Panza d’Ischia

 

 

 

 

 

 

 

 

Al campione Davide Marciandi

 

Immobil quiete,

nell’aria frizzante,

un balzo e giù.

 

Giù dai dirupi,

nei pendii inviolati,

tra il sibilo del vento,

ai confini della vita.

 

                            Maurizio d’Armi – L’Aquila

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il vento nelle mani

 

Una potenza senza limiti,

una velocità che si fa esplosiva,

che ti fa volare di onda in onda,

fra mille spruzzi,

in un balenare di luci,

in uno scintillio di colori,

incontro al vento,

verso il sole radioso

della libertà, della gioventù.

 

                            Maurizio d’Armi – L’Aquila

 

              

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  Le mani gentili

 

"Non voglio avere mani gentili"

ripeteva in modo quasi ossessivo

il povero contadino nel suo letto di dolore

e ti stupivi e non capivi.

Pensavi parlasse di mani morbide che

accarezzano, che confortano, che aiutano,

di mani che compiono gesti piacevoli o amorevoli

e ti chiedevi perchè, in un momento così difficile,

di sofferenza, di debolezza, di impotenza di

fronte ai disegni divini,

l'unico suo pensiero fosse:" Non voglio avere

mani gentili."

Lui se n'è andato per sempre, ma ti ha lasciato il

suo messaggio profondo che poi hai compreso.

Le mani gentili che non voleva avere erano le

mani lisce, curate, pulite, mani che non potendo

più lavorare la terra non testimoniavano più

il suo vissuto di dedizione al lavoro, non

mostravano più i segni della dura fatica, non erano più le sue mani operose e la sua dignità era perduta.

 

              Patrizia Del Giudice – Quarto Napoli

 

 

 

 

 

 

 

                   L’amicizia è

 

L’amicizia è pace,

è un arcobaleno che ti porta lontano.

 

L’amicizia è amore,

è un mondo colorato.

 

Se collaboriamo insieme,

i colori brillano sempre di più.

 

                     Emanuela Di Scala - Ischia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I numeri dell’amore

 

Due cuori e una capanna,

gli sguardi a una spanna;

due cuori che palpitano,

le emozioni che scalpitano;

quattro mani che si cercano,

le braccia che si intrecciano;

quattro occhi che si guardano,

due bocche che si amalgamano;

due voci che si chiamano,

due corpi che si amano.

 

                       Giacomo Di Meglio - Ischia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Instancabile artista

 

Ancora dipingi

nella sera che ti avvolge…

Una debole luce sulla tela

ti basta

per immortalare

uno squarcio di mondo,

che è il tuo…

Ferma,

la tua mano

mentre abbozzi le sagome dei tuoi sogni

con le sfumature della tua vita

E nel tuo silenzio

 ogni quadro

parla

di un ricordo ora presente

di un’emozione che palpita incessante

di un amore eterno…

E adesso anche tu deponi il pennello…

Qualcuno ha appena completato il Suo capolavoro:

la tua vita!

 

                   Ilaria Ferrandino - Ischia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Luce

 

Ti stai spegnendo,

ancora non ci credo...

Vorrei dirti tante parole,

ma nessuna sembra adatta a te.

Vorrei fare tante cose

ma rimango immobile qui

a fissare una debole luce

che resiste contro il buio...

Non ho mani per proteggerti dal vento...

Non ho corpo per ripararti dalla pioggia...

Non ho calore per allontanare questo gelo...

...Tutte queste lacrime sopprimono la tua fiamma...

E tu...

Combatti ancora

mentre l'ombra ormai ti avvolge;

Resisti

quando già sembra la fine...

 

...Ma adesso spegniti,

c'è una luce più grande

che ti ha in sè!

 

                  Ilaria Ferrandino - Ischia

        

 

 

 

 

Vigilia di Natale

 

Oggi che l’uomo

ha dimenticato

ed esiliata

davvero può sembrare

la speranza,

vorrei essere anch’io

la “Voce nel deserto”

per urlare nel mondo

il Tuo abbandono.

Ai Tuoi Profeti

ancora

domanderei la strada

per valicare, insieme,

le montagne inviolate

dell’egoismo

e dell’indifferenza.

Solo così

saprei forse cantare

l’Assoluto

e finalmente,

a Mezzanotte in punto,

tornerebbe la pace

nel cuore del poeta.

                 

         Enzo Gaia -  La Spezia

 

          

 

 

 

 

 

 

 

    Filastrocca  dello  sport

 

Lo  Sport  si  faceva    già   nell ’antichità

col cimentar se stessi per ottener successi

o ricavar  favori    dall ’ essere  i  migliori;

 

ma si faceva pure  scendendo  nell ’arena

col gladio per pugnare, la testa da salvare.

 

Oggi perché si fa ?!: per diventar più forti…

per sfida  con se stessi   o verso la natura…

per  ottener  primati    ed  esser ricordati…

 

per dire ai nipotini davanti a una medaglia,

un tempo fui il migliore, ancor mi batte il cuore.

 

Lo fanno  i Presidenti  russi  ed  americani

al fin  di  conquistare  il cuore  della  gente

che poi non bada a quello ch’a loro passa in mente.

 

Talvolta  lo si fa   per  togliersi  complessi,

per migliorar l’umore e farsi un poco fessi.

 

Per vincer malattia…o stare in compagnia.

Se poi è professione    e  la si sa sfruttare,

serve per fare soldi…persin l’amor comprare.

 

Qualcuno poi lo fa   per uscire dal ghetto,

per vincer povertà   e non esser negletto

 

ma spesso per lo scopo si pagano pedaggi

a  certi  parassiti   che  vivon  nei paraggi.

 

 

 

 

Per chi poi non lo fa ma è solo spettatore

può  esser occasione    di  futili  pretesti

per sfogare sugli altri la propria frustrazione,

 

di  certo  fanatismo   ch’è  solo  idolatria,

o  di    bestialità    ch’è meglio buttar via.

 

Come per l’Arte o Fede od anche nel Sapere,

lo Sport  nella vita   sapor da  come il sale,

e fare può del bene…ma anche molto male…

 

…se scivoliam nel doping o c’entra il Capitale

volete il mio parere?!   Più d’uno si fa male…

 

…allor che duri poco ché a star con palle a terra,

basta per noi mortali  or l’un, or l’altra guerra…

 

…oppur che resti “Gioco”   e serva da modello

a tutte le persone    valendo quale omaggio,

alla Natura e a Dio, di Lor grandezza raggio.

 

Panza lì 21 dicembre 2006

 

Paolo Iaccarino - Panza d’Ischia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nonno

Eri dolce,
ed io la tua piccola.
Mi tendevi la mano,
io ti aiutavo.
Tu cantavi,
ed io ti ascoltavo;
tu ridevi,
ridevo anch'io...
Eri la rondine
che protegge
il suo nido,
ed io ero felice
accanto a te.
Mi hai lasciata anni fa:
te ne sei andato in silenzio
senza dirmi nulla.
Non ho potuto salutarti,
ma ricordo
il tuo ultimo sorriso,
mentre ti dicevo:
" t' voglio bene assaje "

 

         Carolina Iacono – Forio d’Ischia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note Dolcissime

Dita d'uomo,
incerte ancora, indecise forse, ma tenere,
suadenti
come il cuore.
Un cuore nuovo,
ma antico...
e mentre
gli occhi si perdono....
la pelle si tocca
teneramente,
timidamente
e alle note dolcissime
si mescolano
le sensazioni, le tensioni, i brividi,
i sogni
di due bambini
che nella musica
e per l'amore
diventano
un uomo e una donna.

 

Carolina Iacono – Forio d’Ischia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Stelle…

 

Fiammelle della nera notte

…brillano…

..per noi nel celo.

Ingenui possiamo solo guardarle,

sognando di viverle

illusi di poter afferrare

la loro interminabile

luce.

 

                              Anna Lamonaca - Forio d’Ischia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tramonto

 

Arancio,

questo tramonto vellutato.

 

E nella sera il sole

oblia nel mare

la breve vita sua

 

a rinascere gia pronto

col nuovo giorno

fondendo il

ghiaccio dell’aere

 

si riposa nell’azzurro.

 

                            Anna  Lamonaca - Forio d’Ischia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il senso della vita

 

Il senso della vita

è la vita insensata

che senza senso ha un senso

sensazionalmente sensato

sensazione sensazionale

considerata senza senso

da chi non ha senso

e ha perso

il senso della vita.

 

Giuseppe Magaldi - Panza d’Ischia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’eterno rinnovo

 

Petali di cielo

volteggiano lievi,

fiori di cristalli

intessono veli.

 

Veli di cielo,

nastri di sole

si ingemmano i prati

smaltati di rose.

 

Rose di cieli,

smeraldi di mare,

incanti di tepide

notti d’estate.

 

Ori di lune,

tramonti rosati,

argentei sorrisi

di incanti lunari.

 

Ricami dorati

intarsiano i cieli,

si chiudono i calici

sui fragili steli.

 

Covano sogni

in coltri di brine,

si destano ai soli

di caldi camini.

                              Lucia Mattera Sant’Angelo dei Lombardi Avellino

 

 

 

 

 

 

 

Napoli

 

Talvolta io siedo

a muri inascoltati

 

fra le case di tufo

acri e fra i gerani

 

brecce

di cimase

 

quasi indovino

il fiore

 

le cime di fiumi gli spigoli

di aurore

 

nel mattino

 

Roberto Morpugno – Bulgarograsso Como

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quadro di Palinuro         

 

Venne da Palinuro

una voce d’ombra

in grotte                         

rilucente                        

venne e portò le coltri           

di mattine di                   

fiordi

lungo                    

argini                                      

aprì fiori

di cardi

e infiammò di luna         

la sera

a Camerota.

Una baia, oh!                      

il Sole (e la

bruma                       

bianca

caligine)

rosacquea                              

salina

fra le nubi...

Scese su Palinuro

il dio Anubi                   

in uno

iota e portò

lontani trilli

di cicale

in mummie

l’oasi

di parole muta.                  

 

 

 

Fu allora la notte

testuggine azzurra

fra le biade                   

umide del cielo.

Vedemmo gli erpici               

striare

le strade

e gli asini

inumati                    

nei sentieri,

i dirupi biondi         

di mais

e le Scimmie

dell’uomo.

Lungo la spiaggia

aggrottano

in caverne

le abitate

ombre,

figliano

ignare

erbe

genitrici.     

 

 Roberto Morpugno – Bulgarograsso Como

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
Ballata gitana
 
Balla matrigna
Balla il tuo canto
Osserva furtiva
e scruta l’inganno
 
quante parole
quante domande
richiudi il tuo scrigno
cancella l’incanto
 
perle dorate
monili d’argento
luce riflessa
di un sogno pagano.
 
Balla matrigna
Balla il tuo canto
Conta i tuoi passi
Impara la danza.
 
Muovi il tuo corpo
Stendi le braccia
Ruota veloce nella giostra del canto.
 
Balla matrigna
Balla il tuo canto
Accogli la vita
Nel suo disincanto
 
Filomena Murolo – Casamicciola Terme

 

 

 

 

Lampedusa
 
Universo di vite pulsanti
alchimie di esseri pensanti
un blu assordante
di silenzi parlanti.
 
Meduse biancastre
aleggiano sole
stelle rossastre
anelano al sole
alghe naufraghe
cercano spole.
 
Maree danzanti con lune pazze
mimano gesti
intonano canti:
movimenti ritmici
sinuosi
cadenzati dal respiro
assumono forma
si uniscono al rito.
 
Rito di vita
origami di luce
essenze pudiche

in un gioco di vite.

 

Filomena Murolo – Casamicciola Terme

 

 

 

 

 

 

 

In morte di Marco (Pantani)

 

All’improvviso, invadente,

un dolore spalancato

da un televisore vociante…

inutilmente.

Triste saperti arreso

e ricordarti immenso

scomparire piccolo,

chino e introverso,

tra le nuvole dense

di una vetta esigente;

e ritornare grande,

il cielo abbracciato,

la folla adorante

per un amore terso.

Dove sono i miei eroi

invincibili e immortali

di un infanzia felice

e sognante? Dove

le  favole bugiarde

e vigliacche

del mio mondo colorato?

Dove la tua faccia sudata

di fatica ansimante

e vera…e pulita…e vincente?

Sulle vette irrinunciabili

della nostra passione,

tra le nuvole leggere

del tuo mondo lontano…

corri ancora Marco,

non fermarti…Campione!

 

Francesco Palermo – Torchiarolo Brindisi

 

 

Io grido

 

Lasciatemi pregar il mio Dio

La mia preghiera si espanda

 

Lasciatemi libero coi miei pensieri

Che il mio pensiero non vi urti

 

Non calpestate la mia persona

Ch’io sia uguale agli altri in dignità

 

Lasciate che io veda oltre i monti

Una umanità operante e affratellata

 

Che io sia fratello con il mio fratello

Nulla divida il nostro legame

 

Ch’io sia sottoposto alle leggi

E giudicato da giudici saggi

 

Che il lavoro mi renda libero dal bisogno

Che un tetto copra la mia testa

 

Voi che governate il mondo

Spezzate tutte le catene.

 

              Agostino Polito – Panza d’Ischia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I giorni nostri

 

Il passato migliora nel presente,

il presente si evolve nel futuro.

Prediletta storia….

anonima Signora.

Orme dilettose

specchiano la mia passione.

 

Gloria mai ti invidiai

Rispettandoti in te rimasi.

 

 

Il cielo rimirai

con affetto e timore

mi ritrosi.

 

La baia complice accolse

i miei desideri irrisolti.

 

Sacchetto oscuro….

il mio pasto bianco donai.

 

30 novembre 2006 

 

                                               Maurizio Sapio

                    San Giorgio a Cremano Napoli

 

 

        

 

        

 

 

 

Sullo sport

 

Una pacifica bolgia

accolse la mia verginità.

 

Troia mi sentii

assecondando il tutto.

 

Un piacere sottile

quanto tanto….fu il riflesso nel suo processo.

 

Sconcio il pensiero…

esaltò il mio essere.

 

Una famiglia trovai

sguaiatamente sorridente.

 

Scarpini volanti

giuochi pericolosi….

per te e gli altri.

 

Sbiancato ricordai il volto di mia mama’.

Amorosamente schifata

mi staccò da essa.

 

Il fischio misericordioso

Si divise in tre spiri.

 

Svegliatomi dalla mia composizione

ricomposi le mie vettovaglie.

 

31 ottobre 2006         Maurizio Sapio                                  San Giorgio a Cremano Napoli

 

 

‘O presepio

 

Finalmente è fernuto ‘stu presepio, doppo tantu tiempo e martellà

tutte chelli mazzarelle, ‘e ccase e tanta suvero a ‘ncullà,

quant’animale, pucurelle, albere, pasture, ma che folla!

‘nc’è vuluta tanta pacienza, paricchia fantasia e quanta colla.

 

Vedennolo ‘e faccia, cu tutto l’attenzione, ch’effetto bello,

ma chello ca cchiù me piace e  ‘a stalla cu ‘o Bambeniello

appujato ‘into  ‘a mangiatoja e affianco ‘o vojo e ‘o ciucciariello,

S. Giuseppe sta all’erta cu ‘o bastone, mentre addunucchiata è ‘a Madunnella.

 

‘E lato e dduje zampugnare arravugliate ‘into a nu pastrano,

‘a cielo scenne ‘a stella cumeta ca brilla sana sana.

Azzeccata ‘a stalla ‘nce sta Zibbacco dinto a ‘na cantina

mentre ‘o lato ‘e coppa, ‘into a nu pagliaro, dorme placido Benino.

 

Annanze all’entrata, cu ‘o cienzo mano, nu maggio sta addunucchiato,

sicuro è Melchiorre pecchè Gasparre sta ‘ncoppa ‘o cavallo annuccato,

invece Valdassarre,  rimasto appere e cu ‘a mirra mmano,

cu tutta ‘a riverenza, s’avvicina ‘o Criature chianu chiano.

 

‘Ncoppa a ‘na muntagna, ‘o lato stuorto, scenne ‘o sciummo lentamente,

e quase a mità d’isso nu ponte sta appujato malamente,

affianco a ‘na sponda, cu ‘na lenza mmano, sta nu piscatore,

a cchell’ata, invece, porta a pasculà na decina ‘e pecure nu pastore.

 

Verzo destra, opposto ‘o sciummo, comme è appesa ‘na scalinatella

addò scenne nu monaco cercante e ‘a zengara cu ‘na nennella,

e ‘nlundananza, ‘ncoppe ‘e muntagne chine ‘e neve, e casarelle

ca formano tanta paise cu nu cuofano d’evere e alberielle.

 

 

 

 

 

‘Sta vota nun manca proprio niente, c ‘nce sta pure ‘o cacciatore

ca punta ‘o ribbotto all’aria, proprio vicino a nu pastore,

e mentre, affacciata a nu balcone, sciaque ‘e panne ‘a lavannara

‘o piano ‘e vascio scioscia ‘o ventaglio ‘a castaggnara.

 

‘O banco cchiù bello è forze chillo do pisciavinolo

cu ‘e saraghe, alice, treglie, orate, cuocce e spicole,

murluzze, baccalà, àmmare, secce, purpe e calamare,

e po’ ‘e spaselle ‘e vongole, telline, cozzeche e fasulare.

 

Nun se pò dicere niente ‘o bancone janco do macellaro,

‘nce sta ‘o quarto ‘e puorco, ‘o biffe, ‘e sacicce e ‘o vucculare.

Vicino ‘o casadduoglio, ‘into ‘o llargo, ‘nce sta na bella tavulata,

magnano e bevano, me parano ‘mbriache, chilli pasture assettate.

 

E pasture, sempe ‘e stesse, so sulo ‘e creta e tutte culurate,

so’ gruosse e piccirille, cuaccuno cu ‘a colla ‘e pesce è azzeccato,

me parono vive, belle, financo chillo ca vozzola, nisciuno è brutto,

pure ‘o fruttajuolo ca tene tutte chelle sporte chiene ‘e frutto.

 

So’ proprio vere ‘e mmele, cucozze, vruoccole, rape e fenucchie,

chiunche ‘e guarda se ‘ncanta e le brillano tutte ll’uocchie.

Po, affianco ‘a cascata, ‘nfaccio ‘o muro, ‘nce sta ‘na funtanella,

l’acqua jesce da ‘na cannola e dinto ‘a vasca ddoje paparelle.

 

E comme splenne quanno s’appicciano ‘e sserie ‘e piselline,

cu ll’angele ca scennano do cielo ‘a ‘into ‘a cristina,

e quanno tutto sta stutato e s’appicceno ‘e fuoche ‘e lampe intermittente

me pare proprio nu paese, nun è cchiù nu presepio sulamente.

 

Chist’anno overo me so proprio ‘mpignato, è troppo bello,

ma forze m’à ‘spirato Isso, so’  meretavo ‘o Bambeniello,

me dispiace sulo pe’ tutte chille ca nun ‘o fanno,

pe parte mia, fino a che campo, ‘o faccio sempe ogn’anno!

 

                                         Biagio Scognamiglio – Napoli

             

 

 

 

 

 

 

 

 

                        Le olimpiadi moderne

 

Lodata

Era

Olimpia

Lasciando

Impronte

Memorabili

Panelleniche

Incommensurabilmente

Adempi’

De Coubertin

Immortalandone

Magnificamente

Ogni

Discendenza

Epica

Riaccendendo

Nuovi

Entusiasmi

 

         Biagio Scognamiglio - Napoli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una culla per un cuore

 

Or sei cresciuto

ed hai lasciato la culla;

hai lasciato quel cuore,

che ti cullava bambino,

e ti ritroverò per sempre

sul mio cammino.

 

E' lo stesso sorriso;

gli stessi occhi di stella.

Non hai parole,

così come allora bambino,

ma parli soltanto col cuore,

perché parli d'amore.

 

Non cerchi una grotta,

e neppure la paglia;

tu cerchi una culla

che è fatta di cuore,

ch'è fatta d'amore.

 

Giammai troppo grande;

resterai eterno bambino,

fiorito per sempre

in questo giardino,

giardino di un cuore,

che sempre ti dice:

ti voglio con me,

con te son felice!

 

Cuore d'ogni cuore,

amore d'ogni amore,

avrai per culla

il nido del mio cuore.

 

         Don Pasquale Sferratore - Forio

 

Vorrei dipingere il tuo volto

 

Ti ho sognato come un arcobaleno:

era bello, ma soltanto il tuo nome!

Ti ho sognato come un ponte sul mondo:

era bello soltanto il tuo nome!

Ti ho sognato come un'aquila,

che vola alta nel cielo,

ma erano tanti i missili

puntati contro di te!

 

Ti ho sognato come un fiume;

sembrava rosso come il tramonto del sole,

ma soltanto sangue innocente,

 che mormorava tra i sassi del greto

lo sconsolato pianto

di mamme cui hanno ucciso i figli!

 

Ti ho sognato come il velo del cielo,

traforato manto da bombe e proiettili;

Non brillavano né sole, né stelle,

soltanto brandelli a ricordo  di un sogno,

che non ha primavere!

 

Miniere d'oro e d'argento avea la terra,

come turgido seno, che ognuno brama

e che nessuno sfama;

feroce belva, che l'indifeso sbrana!

 

 

 

 

 

 

 

 

Dove ricchezza abbonda

c' è sempre una guerra,

dove l'insaziabile cuore dell'uomo

le sue frecce acuminate sferra.

 

Ti pingerò così,

amabile volto della pace:

come un albero languente,

che spinge le sue radici verso le sorgenti;

come una terra senza tesori,

fatto soltanto

di cuore e d'amore!!!

 

Pace,

dolce volto di mamma,

che tanto soffre,

ma che sempre spera.

 

 

                     Don Pasquale Sferratore - Forio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lungo questa strada maestra

 

Lungo questa strada maestra,

graffi sulla pelle arsa dal sole,

palpiti appena accennati nel

sudore.

 

Polvere di sabbia

nelle raffiche di vento,

scirocco che brucia ferite

mai guarite, spaccature

nelle certezze del mio vivere.

 

E si’ mi incammino

lungo questa strada maestra,

dove il pensiero non viene

fotografato, ma sfugge

consapevole della sua

libertà,

dove i confini, termini

del cammino, non

si vedono,

dove il tempo ha perso

la sua ombra.

 

          Gian Roberto Silvestri - Forio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando il tempo passa

 

Quando il tempo passa

senza guardarti ed il vento

ti sfiora appena,  congiungi

le mani alle mie, dolce

sofferenza di una notte insonne,

fra le pieghe dei sorrisi amanti.

 

Noi furtivi ladri nelle ore

calde di sole e di baci,

respiriamo l’odore dei campi,

dopo il sollievo di una pioggia

amica.

 

Languida questa attesa, di chi,

di che cosa, non so’,

questo silenzio che ci copre come

un lenzuolo fino a non farci

respirare.

 

Questo silenzio come confine

fra il vero ed il falso,

questo silenzio come luce

in un tunnel di incertezze.

 

Quando il tempo passa senza…

Sei sempre più bella.

 

         Gian Roberto Silvestri - Forio

 

 

 

 

 

 

Gino Bradipo

 

Gino Bradipo, l’attore

ha un dolore sulla schiena;

va a trovare il suo dottore

per curarsi quel problema.

 

“Lei fa poco movimento

- fa il Dottore Cocciadura -

per guarire in un momento

la ginnastica è la cura”.

 

“La palestra non mi piace,

puzza l’aria di sudore.

Non ho spirito vivace:

dormirei ventiquattrore!”

 

“Faccia lunghe passeggiate

con il passo un po’ allungato

e vedrà tra due mesate

il dolore  è già passato”.

 

Presto presto, la mattina,

Gino Bradipo incomincia

con la sua passeggiatina

dentro il Parco della Cincia.

 

Non è certo cosa vana

respirar aria pulita:

dal lavoro si allontana

e riflette sulla vita.

 

Gino scopre com’è bello

contemplare la natura;

riposandosi il cervello,

si dimentica la cura.

 

             Loredana Simonetti – Roma

 

          Fratelli d’Italia

 

Strana è l’Italia, nessuna novità

strana la gente con il suo pensare

la gente, quella stanca de la libertà

che spesso vi calpesta onore e gloria

col fare e dire e niente le va.

Un tempo amata terra di patrioti

che furon d’esempio alla morte votati

e lustro il sogno della lor bandiera.

Altri al nemico donavan l’Italia

fuggendo la guerra e i fratelli tradendo

e da partigiani esultar per l’inganno.

Ma oggi son molti a volere infangare,

l’Italia, la patria, l’onore e la gloria

l’orgoglio dei padri immolati per noi,

di giovani, arditi, di veri italiani

che han dato bandiera morendo d’eroi

gridando con forza il “Viva l’Italia”.

La terra dei padri vi vuol calpestare

chi offende i valori e il suo tricolore,

ma regna la storia e al tempo non muore.

L’indegno italiano che trova lamento

è gente che umilia e non serve d’esempio,

arride la patria cantando e osannando

solo a quell’inno di falce e martello

e oltraggia poi quello d’Italia risorta.

L’esempio lo dà chi senza vergogna

si alza esultando in piedi a quell’inno

e canta con tutti il motivo che orgoglia

e poi si ritrova con gli occhi di pianto.

 

 

 

 

 

Ed oggi s’indulge alle stupide offese,

a chi oltraggia la gloria e nostro coraggio

gioiendo a improperi di iscritti d’insulti

e fa dell’Italia sia pure al mondiale

titolando, “Le Monde”: “la mafia in finale”,

che già Lamartine con tanta inclemenza

parlava di noi de la “terre des morts”.                                             

 

 22-luglio-2006

                                 Bruno tedeschi -  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Jhon Fitzgerald Kennedy in occasione del suo insediamento a Presidente degli Stati Uniti disse (oggi avrebbe anche detto a quelli che gridano abbasso l’Italia): “Non chiedetemi cosa l’America farà per voi, ditemi cosa farete per l’America.

 

 

 

 

 

 

Sognando la coppa

 

Se fossi anch’io tifoso al par di tanti

di certo non sarei così indolente

e penserei lo stesso come tutti

a far schiamazzi sognandone il mondiale.

Osservo tutto ciò da neghittoso

ma colgo il fibrillar di molta gente

che attende da più giorni il “Carnevale”.

Un ‘euforia che appaga ovunque e tutti

ch’emerge con violenza e intolleranza,

scoprendosi, improvviso, un po’ italiani

e sventolar bandiera per le vie

come se tutto ciò fosse d’auspicio

a convogliare in rete tanti goals.

Son come pazzi gl’illusi del pallone

che allieta senza dubbio per gli affari

ed altri a correr dietro con furore

convinti che l’agir produca effetti

con gli scongiuri e gesti scaramantici,

con facce tinte, pennute come Apache,

avvolti di bandiere al par d’eroi

sembran patrioti dell’Indipendenza.

C’è poi chi chiede pòter barattare

il piedistallo di Giordano Bruno

per additare al mondo tutto intero

gli illustri in questa guerra del mondiale

che onore han reso all’Italia intera.

Non cessa il celebrar profano e sacro,

magie d’auspici e pur di malefici

che vede gli avversari già defunti

di manifesti a morte e funerali,

rendendo onore col partecipare

le esequie celebrate a tarda notte

con fuochi d’artificio e gli schiamazzi,

se cambia il tempo e muti pure il vento.

E l’esultanza propaga nell’arena

quando s’avverte che dovran lottare

con la temuta squadra d’alemanna

ch’è un osso sempre duro in ogni tempo.

Le piazze sono ardenti a grandi schermi,

impera il fanatismo e pur l’ebbrezza,

qui tutti son propensi a dar la mano

o meglio il proprio piede per segnare.

Si ficcan con la testa nello schermo

scambiando posto col portier dormiente

che per fortuna è anche non udente,

col giocator che ha perso anche la palla

ch’è rotolata in qua del grande schermo,

ma i tifosi lesti a rimandare

sognando azioni da mitigo Diego.

La strada è colma di ritrovata pace

giacchè nessuno crede di mancare,

serrata è ovunque e naso alla TV

per far l’Italia o morir d’eroi.

Ventura vuole che dopo strazi e attese

solo alla fine dei supplementari,

quando forze e speranze eran supine

che il caso abbia la fine decretato,

com’è consolidata tradizione

col primo ed il secondo in un baleno.

L’Italia è salva ancora in questa guerra,

scampo è l’onore che la vede magna

non soggiogata a tirannia d’oltralpe.

Almeno oggi avanza il tricolore

e nulla importa se v’è pur chi spera

e insiste a programmar la secessione

col sogno degli affari alla Padania

e il convogliare i fumi a chi non pena

ch’ormai non serve più la loro causa.

Sarò come tra pochi un’eccezione

ma del pallone a me per nulla importa

e lascio agli altri i riti e il piacere,

i canti e suoni e schiamazzar di trombe.

Terrò per me l’amor del tricolore.                                   4 - luglio -2006          

                                                    Bruno Tedeschi



Una zanzara
 
Un notte non riuscivo a dormire perché una piccola, ma grande, zanzara mi
ronzava nell’orecchio incurante dei miei impegni del giorno dopo. Il suo ronzare
era però particolare, come parole veloci che non riuscivo a comprendere. Poi
posatasi più vicino, cominciai a capirla e parlò così:”Sai! quando nacqui
,subito cominciai ad andare di gente in gente ad assaggiare il sangue di
molti.Mi accorsi che potevo sentire, nello scorrere del loro sangue nel mio
corpo, ciò che essi provavano.Sentii la tenerezza,la gioia,l’allegria,la
fortuna,l’amicizia;percepii grandi sogni ,grandi promesse.Pensai: -Che bella
gente e che bella vita!Se è così bella la loro può esserlo anche la mia!-..Un
giorno però conobbi la paura,poi la crudeltà,poi la tristezza,l’ansia,il
dolore,la noia,l’amarezza,ascoltai i pensieri più oscuri,respirai la
sconfitta,vidi i sogni frantumarsi come bicchieri di cristallo,sentii
pronunciare minacce terribili contro se stessi,qualcuno maledì la vita e io
provai disgusto per chi la creò.Dovetti smettere di volare perché sentii
ghiacciarmi le ali e le zampe.Pensai:-Come è possibile resistere a tutto ciò?Ne
posso sentire solo una piccola parte e non credo,ormai,di trovare il coraggio di
resistere ad un altro dolore simile.
 
 
 
 
Confuso e debole decisi di dare un’ultima
chance alla vita.Come un leone ,che ormai prossimo alla morte per fame, divora
la sua ultima preda, solo per prolungare di un altro giorno la sua agonia,così
decisi di assaporare un’ ultima volta il sapore freddo del sangue.Mi posai su di
una mano ,il gusto del sangue era dolce:-Ho fatto gli stessi gesti di
sempre!Cosa è cambiato?-Era la mano di una mamma che abbracciava il figlio,era
la mano di un uomo che abbracciava la sua donna ,era la mano di un uomo che si
asciugava il sudore versato per la famiglia ,era la mano di chi sa prendere la
cose bella della vita ,non per tenersele, ma per regalarle al mondo e a chi vuol
bene.Sentii nuova forza e nuova speranza,sentii i sogni levarsi in volo come ali
di uccelli che neanche un colpo di fucile può abbattere,sentii il cuore degli
uomini toccare il paradiso,sentii canti di gioia,sentii benedire la vita e amai
chi la creò. Adesso sò chi cercare nel mondo, cosa è importante che da a tutto
un senso,dove tutte la cose belle, che provai all’inizio della vita, sono
racchiuse.Dove c’è amore, lì sarò.Dove qualcuno ama, lì sarò;ma non credo più
che la mia possa essere una bella vita,perché, anche se dovessi affrontare molte
cose brutte e dolorosissime,vorrei una volta ,anche una soltanto,sentire cosa si
prova a maturare e far esplodere quella infinita forza che tutto spinge e che ti
fa gridare al mondo :-IO ESISTO E NON MI ARRENDO.-“      
                                     Davide Vanacore - Caserta

 

Tra sguardi

 

Voli in discesa libera.

Un tuffo di gabbiano

nel mare della vita.

Onda di vertigine

fragore abbagliante

che urla un vagito.

 

Corse ad ostacoli.

Falcate tra le siepi

nel dedalo a spire.

Ricerca di frequenze

altalena di passi

che tagliano il fiato.

 

Tornei tra le squadre.

Germogli d’alleanza

nel verde a scacchiera.

Patti muti tra sguardi

intensità d’intese

ch’ anelano all’oro.

 

Salti in cieli alti.

Uno stacco ch’eleva

tra torri di nuvola.

Attimi d’eternità

note sul pentagramma

che volano d’azzardo.

 

Cerimonie sul podio.

Scatti d’immobilità

nel lieto temporale.

Inni freschi di pioggia

strappi di nastri tesi

che fasciano il cuore.

 

                     Laura Vicenzi – Bassano del Grappa Vicenza

 

 

 

 

 

Vittorie quotidiane

 

L’oro del podio

è nella luce nuova del mattino

profuma di talco e di biscotto

l’attimo del risveglio alla vita.

 

Lampi di bronzo

saettano nel traffico del giorno

incidono a fuoco sulla lastra

le tappe che segnano i destini.

 

Pallori argentati

quasi serali carezze di luna 

diffondono quiete nenie di pace

lenti rientri a vela nei porti.

 

Laura Vicenzi - Bassano del Grappa Vicenza